Stile e Società

L’ Emilia Romagna guida la transizione biologica in Italia

La Regione Emilia Romagna punta ad avere il 45 % della sua superficie coltivata a biologico.

È previsto per Gennaio 2022 il quarto bando PSR – Piano Strategico Regionale concernente il bio.

Gli agricoltori avranno a disposizione 14,5 milioni di euro e l’investimento regionale complessivo dedicato ai prodotti organici ammontera’ a 200 milioni di euro.

Questo l’annuncio fatto dall’assessore regionale alla agricoltura Alessio Mammi al convegno indetto da AIAB e FEDERBIO dal titolo “Aspettando rivoluzione Bio 2021”.

L’obiettivo è superare la percentuale fissata dalla UE coltivata a bio dalla UE portandola al 30 % in Italia.

Il progetto è inserito nel quadro del PSN – Piano Strategico Nazionale riferito alla PAC – Politica Agricola Comunitaria.

La regione e l’assessorato sostengono e sosterranno il settore bio in tutti i settori: produzione, trasformazione, commercializzazione e gli eventi inerenti il biologico.

In Emilia Romagna dal 2014 al 2020 i dati di crescita del settore sono molto positivi.

Sono quasi 7000 le aziende che hanno la certificazione con una crescita del 76 % e la superficie di colture biologiche è passata da 76.000 a 180.000 ettari con un incremento del 102 %.

Attualmente sono le produzioni cerealicole a fare la parte del leone col 90 % concentrate soprattutto nelle zone del Ferrarese e in Romagna.

L’ obiettivo è quello di estendere il metodo bio ai comparti ortofrutticolo, vitivinicolo e soprattutto a quello zootecnico dato che in questo settore solo il 5 % degli allevamenti hanno la certificazione biologica.

Da Gennaio 2022 il bando del PSR privilegerà formazione, consulenza, certificazione, promozione, investimenti aziendali, interventi di cooperazione per l’innovazione, interventi di assistenza tecnica e insediamenti di giovani agricoltori.

Il passaggio al biologico è praticamente un percorso obbligato per una regione come l’Emilia Romagna.

Una regione che da sempre ha una grande tradizione qualitativa e produttiva nel settore agroalimentare italiano.

È stata la prima ad attuare la lotta integrata in campagna grazie agli importanti studi  dell’Università di Bologna.

Sempre più si stanno evidenziando i problemi causati dal cambiamento climatico e non si può perdere competitività in Europa a causa delle difficoltà di accesso ai nuovi mercati.

In regione i terreni sono stati sfruttati eccessivamente e spesso senza criterio negli ultimi 70 anni, quindi necessitano di una nuova politica di coltura del territorio .

Umberto Faedi 


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Redazione

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