In Val di Susa da Giuliano Bosio per il Baratuciat
Dinamico, fuori schema, sornione, tenace, orgoglioso, resiliente ed anche spumeggiante.
Quando incontri Giuliano Bosio a casa sua sulle colline di Almese in Val di Susa il suo carattere emerge con forza poi calice in mano ti accorgi che le stesse sensazioni le ritrovi con costanza e coerenza anche nel suo Baratuciat.
Classe 1946 con esperienza di dirigente industriale, quasi in fuga dal suo territorio e da un’agricoltura allora avara di soddisfazioni, non può comunque resistere al forte richiamo della sua terra e della sua valle.
Un ritorno coinvolgente che lo vede prima sindaco e poi ideale custode del Baratuciat, in un racconto di vita che scorre veloce ma non scontato come nel calice di Gesia Veja il suo Baratuciat del cuore.
Un racconto che sembra quasi una corsa a staffetta tra Giorgio Falca viticoltore operaio ad Almese e Giuliano Bosio suo concittadino ed amico per portare in sicurezza un vitigno originale della Val di Susa come il Baratuciat.
Tutto inizia intorno alla metà degli anni Novanta quando Giorgio Falca per accontentare la moglie Liliana, deve espiantare dal cortile di casa sua una pergola di vite piantata nel 1910 dal nonno, ma prima di espiantarla tutta Falca decide di conservarne qualche tralcio intuendone le potenzialità enologiche oltre la sua dolcezza come anche uva da mangiare.
Pianta così nel 1992 i primi filari di Baratuciat tra le sue vigne. I frutti di tanta dedizione arrivano con la degustazione dei vini che anno dopo anno questo vitigno esprime, risultati sorprendenti sia per gli ampelografi che pensavano irrimediabilmente perduto questo vitigno che per l’amico Giuliano Bosio da sempre appassionato della ricca biodiversità viticola di questo territorio coltivando nei propri vigneti nella morena glaciale della bassa Val di Susa vitigni come il Becuét e l’Avanà.
Dopo la prematura scomparsa di Giorgio Falca Giuliano si ritrova nel ruolo di battipista e divulgatore.
Giuliano spiega che il Baratuciat è un vitigno molto ricco di qualitá e complesso, un vitigno che può dare grandi soddisfazioni quando si tramuta in vino, ma anche grosse delusioni.
Questo vitigno era storicamente segnalato su quasi tutta la valle che da Rivoli arriva verso ovest vicino al confine ed è citato dal Conte di Rovasenda nel suo Bollettino del 1877 e successivamente da altri autorevoli ampelografi.
Per quanto riguarda la provenienza, secondo alcuni potrebbe essere arrivato in valle con i monaci dell’Abbazia di San Giusto di Susa, che per secoli e fino all’inizio dell’Ottocento hanno vissuto a San Mauro nella frazione Rivera di Almese.
Recenti indagini molecolari confermano la sua assoluta originale identità ed oggi il Baratuciat è contemplato nei disciplinari della Doc Monferrato e nella Doc Valsusa.
Un lavoro lungo di caratterizzazione svolto in sinergia con il CNR di Torino che consente finalmente nel 2008 oltre che alla sua iscrizione al Registro del Ministero anche di assaggiare le prime bottiglie ufficiali di questo vitigno.
Il Baratuciat, è un vitigno piuttosto precoce, si caratterizza per una buona vigoria e produttività, quindi va gestito con attenzione, il grappolo è medio o medio piccolo, compatto, conico a volte cilindrico, l’acino è ellittico con la buccia di medio spessore molto pruinosa, di colore giallo/verde, ambrato a maturità, la polpa è poco consistente, succosa e non colorata.
Generalmente richiede una potatura medio-corta data la sua esuberanza.
Tuttavia non è particolarmente esigente se non in fase di germogliamento perché essendo precoce deve evitare i rischi delle gelate, vuole terreni ben esposti e non soggetti al fenomeno dell’inversione termica, abbastanza frequente nelle vallate alpine.
Un vitigno che compensa le sue criticità in allevamento con i pregi di essere rustico, robusto, lussureggiante, molto produttivo se non ‘domato”. L’uva é molto gradevole al palato mentre i precursori aromatici sono ricchi di tioli in gioventù come nel Sauvignon blanc e di carotenoidi che degradandosi con il tempo originano i norisoprenoidi, quelli che danno i sentori di idrocarburo, molto simili al Riesling.
Una delle sue caratteristiche è poi la longevitá favorita dall’alto estratto secco che è sempre molto importante.
Si presta bene a macerazioni lunghe e ad affinamenti in legno e cemento.
Un vitigno eclettico quindi che Giuliano ha declinato anche nella versione passita e nel metodo classico con risultati assolutamente lusinghieri.
Un percorso di salvaguardia oggi condiviso da almeno 15 altri produttori che nel 2019 hanno dato vita all’Associazione Tutela Baratuciat e vitigni storici delle morene della Sacradi San Michele, testimoni di una corsa a staffetta che felicemente continua.
Il viaggio continua…..
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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Giuliano Bosio
Viticoltore e Olivicoltore in Valle di Susa – Soc. Agricola AGRIFOREST s.s.
Indirizzo: Via Borgata Morando, sn, 10040 Almese TO
Telefono: 329 750 3934
bosco.giuliano10@gmail.com
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