La parola ai produttori

Il nuovo Trentodoc della famiglia Fugatti

Il nuovo Trentodoc della famiglia Fugatti

Il nuovo Trentodoc della famiglia Fugatti

Questa bollicina di montagna dal nome evocativo “Dèkatos” racconta l’identità di una cantina e di un territorio: 10 anni sui lieviti per una riserva limited edition.

La famiglia Fugatti al completo tra i vigneti della cantina di Brentino Belluno

La Valdadige Terra dei Forti (denominazione che comprende i comuni di Avio, Brentino Belluno, Dolcè e Rivoli Veronese) non è famosa solo per l’Enantio, il Casetta, il Foja Tonda, il Lambrusco a foglia frastagliata.

E’ terra vocata alla viticoltura fin dall’antichità grazie soprattutto alla presenza di un fiume, l’Adige, e alle piene che hanno reso fertili i vigneti dislocati lungo le due sponde impedendo il propagarsi del flagello della fillossera.

E così nel corso degli anni sono stati messi a dimora altri vitigni internazionali (Pinot Grigio, Pinot Nero, Merlot, Cabernet, Chardonnay, Riesling) e alcune varietà resistenti, i cosiddetti Piwi. 

L’ultima scommessa è il lancio di uno spumante, una bollicina di montagna, una riserva a lungo affinata sui lieviti. Una sfida raccolta dai titolari dell’azienda agricola Roeno, la famiglia Fugatti di Brentino Belluno. E così è nato questo Trentodoc particolare, Dékatos, un Brut Nature Blanc de Blancs Riserva affinato per 120 mesi sui lieviti prima di… riveder le stelle. 

Un omaggio alle origini trentine (la famiglia Fugatti ha stretti rapporti di parentela con il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti) che esalta l’identità di un vino e di un territorio che, da un lato, respira il vento delle Alpi e, dall’altro, racconta la vocazione per i grandi Metodo Classico dell’enologia italiana. Una scelta controcorrente quella della famiglia Fugatti che ha deciso di investire direttamente su un affinamento di ben 10 anni per il primo Trentodoc dell’azienda.

Poche bottiglie (1.500) rare e preziose che nobilitano le bollicine di montagne

Il nome dello spumante deriva dal greco “Dèkatos”, ossia decimo, perfetto per evidenziare il lungo

Cristina Fugatti, titolare dell’azienda agricola Roeno di Brentino Belluno

affinamento su lieviti selezionati senza l’aggiunta della “liqueur d’expedition” al momento della

sboccatura. Le uve (100% Chardonnay) provenienti da un vigneto posto ad un’altitudine di 500 metri sul livello del mare, danno vita a delle bollicine color oro brillante dallo stile unico, vinificate per il 90% in acciaio e per il 10% in tonneau. Poche bottiglie (1.500, limited edition) rare e preziose, che nobilitano uno spumante di montagna dai profumi intriganti, elegante, complesso, ben strutturato.

Alla prima uscita premiato dal Gambero Rosso con 96 centesimi

“Da un progetto coraggioso, da una scelta che potrebbe risultare anti-commerciale, abbiamo creato

una nuova interpretazione di Trentodoc” ha spiegato in occasione dlla presentazione Cristina Fugatti, titolare d’azienda. “Puntare fin dall’inizio su un invecchiamento di 10 anni è stata una sfida che ci ha premiato con l’apprezzamento immediato da parte del pubblico e con importanti riconoscimenti di settore, tra i quali spiccano i 96 punti assegnati dal Gambero Rosso e l’inserimento di Dèkatos 2011 nella sezione Vini Rari. 

Da sempre scommettiamo su vini di carattere, su una viticoltura innovativa e oggi siamo fieri di aver scritto il nostro capitolo all’interno di un mercato presidiato da blasonate realtà del mondo enologico e dove noi siamo di fatto appena arrivati”.

Trentodoc

La creazione del nuovo spumante della famiglia Fugatti è stata curata nei minimi dettagli: dalla gestione del vigneto al remuage manuale in cantina, fino alla fase di “dégorgement”. 

Ed il risultato ottenuto è sicuramente all’altezza delle grandi riserve per l’armonia, la freschezza, la persistenza. Sorprende per la complessità, la piacevolezza delle bollicine e la sua vena sapida che invita al riassaggio.

La prima annata è andata esaurita in pochi mesi, Dèkatos 2012 sarà pronto a settembre 2022 e,

come ha dichiarato Mirko Maccani, l’enologo dell’azienda Roeno, mantiene uno stretto filo di coerenza con la precedente, concedendo in bocca un sentore più spiccato di crosta di pane. 

Un dosaggio zuccherino leggermente più basso regala una maggiore struttura, esaltata da note intriganti e avvolgenti al palato.

A completare la proposta dell’azienda è presente sul mercato anche il Roeno Trentodoc, sempre da

uve 100% Chardonnay, affinato per 48 mesi sui lieviti. 

Uno spumante di straordinaria struttura e di grande personalità che conquista il palato grazie alla freschezza, alla fragranza e alla sapidità.

Roeno, tre generazioni di viticoltori nella Terra dei Forti

Roeno da tre generazioni si dedica alla viticoltura in quel tratto della Valdadige ribattezzato Terra dei Forti. 

I vigneti sono incastonati tra il Monte Baldo e l’Altopiano della Lessinia in quella zona di frontiera (Mama d’Avio-Brentino Belluno) baciata da condizioni climatiche ideali per la produzione di vini di qualità. 

Vini identitari che raccontano i valori dell’azienda: l’amore per la terra, l’accoglienza e il rispetto della natura. 

Il Riesling Renano e l’Enantio sono i fiori all’occhiello dell’azienda vitivinicola veronese. Roeno affronta la sfida del mercato con un approccio capace di coniugare le tradizioni del passato con la ricerca di metodi innovativi, il tutto con l’intento (riuscito) di creare vini di carattere, che evolvono di annata in annata. In alto i calici. Prosit. (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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