Il futuro è già qui:
sembra di entrare sul set di un film di fantascienza di Holliwood, con tanto di addetti alla sicurezza che scortano fino al luogo previsto per l’incontro con il team deputato all’accoglienza.
L’inquadratura si allarga, non siamo a Los Angeles ma in Italia, Provincia di Ferrara, campagna a perdita d’occhio: qui sorgono gli impianti di una delle aziende più innovative che abbia mai visto, la società FRI-EL Green House, del Gruppo FRI-EL, la quale in un assolato giovedì di aprile ha aperto le sue porte ad un gruppo di esperti e giornalisti del settore agroalimentare di cui ho avuto il piacere e l’onore di far parte.
Ad accoglierci, in un’ampia e luminosa sala conferenze con un angolo trasformato per l’occasione in un “petit bistrot”, i responsabili dei diversi reparti dell’azienda: Florian Gostner, amministratore delegato, Sandra Gostner, responsabile procurement, Giulia Bozzoli, head grower e Davide D’Ignoto, responsabile commerciale, oltre naturalmente a Michela Parpaglione, responsabile comunicazione e ufficio stampa.
La società FRI-EL Green House, ad Ostellato (FE), produce già dal 2016 diverse varietà di pomodori e più di recente di cetrioli con metodi di coltivazione idroponica.
Non mi soffermo sulla storia dell’azienda, che pure è di notevole interesse per chi si diletta con le nuove tecniche di coltivazione e le innovazioni nel campo delle energie rinnovabili, perché le notizie si possono trovare sul loro sito www.h2orto.it E sono certamente raccontate con i giusti tecnicismi.
Ciò che a me interessa raccontare è il condensato che ho visto espresso, nello spazio di mezza giornata, tra passato, presente e futuro dell’agricoltura, della cucina, del fare impresa. Tanto? Troppo forse, per chi non è avvezzo a simili novità, infatti mi ci sono voluti un paio di giorni per lasciar decantare le informazioni, i sapori, i colori visti ed assaggiati e poterne scrivere.
Andiamo per ordine. Coltivazione idroponica significa che la pianta di pomodoro o di cetriolo è piantata non nella terra ma in un cubetto di lana di roccia e lì le sue radici crescono e da lì ricevono i nutrimenti che gli esperti selezionano.
Le foto del fotografo Sandro Bolognesi qui sotto renderanno più semplice comprendere: le piante si sviluppano in altezza e sono sorrette in alto da speciali “graffette”. Passando tutta la loro vita in un ambiente protetto e controllato come la serra, le piante non subiscono alcun trattamento chimico, perciò i pomodori sono nichel-free e completamente privi di glifosati.
Non posso che affermare di essere un po’ intimorita di fronte ad una realtà che dispone di serre in ferro e vetro per una superficie pari a 15 campi da calcio, in cui i pomodori si coltivano 365 giorni l’anno,
grazie ad illuminazione a led e pannelli fotovoltaici per utilizzare il calore per mantenere la temperatura nelle serre al livello necessario, estate o inverno che sia.
Apprezzo le dinamiche di economia circolare, il riuso degli scarti di produzione vegetali per alimentate le centrali a biogas che forniscono energia agli impianti dell’azienda, con notevoli risparmi anche in materia di emissioni inquinanti, ma ammetto che non è il mio campo di studi perciò mi limito in questa sede a sottolineare la dolcezza e la consistenza dei pomodori varietà mini plum Strabena che ho assaggiato. Nella foto un particolare della tavola, con i pomodori Strabena, dalla particolare forma simile a una fragola, in secondo piano, prima che li mangiassi.
I pomodori e i cetrioli a marchio H2Orto sono stati protagonisti di diversi stuzzichini e finger-food dell’aperitivo che ha seguito la conferenza stampa: bon bon di datterini ripieni di mascarpone, erba cipollina e mandorle salate; focaccia pomodirini e basilico; panna cotta di cetriolo con stracciatella e bruciatini di Parma; finger di mazzancolla scottata e gazpacho; mini burger al pomodoro con cetrioli in agrodolce e mousse di robiola; insalata in tartelletta.
La parte conclusiva della giornata ha avuto come protagonisti lo chef Simone Finetti e i suoi piatti, creati apposta per noi con i prodotti H2Orto.
Pur molto giovane, Finetti ha al suo attivo la scuola di Alta cucina Alma, più di 10 anni di esperienze in ristoranti stellati, allievo di Giacinto Rossetti, che è stato maestro anche di Bruno Barbieri, oltre ad una partecipazione a Masterchef nel 2014 e ad altri format televisivi più recenti.
Con la sua passione per il cibo italiano e la sua simpatia, lo chef ci ha deliziato con delle preparazioni belle da vedere e ancor più squisite al palato,
mixando in maniera sapiente gli ingredienti e le consistenze: millefoglie di gelato al pomodoro con mix di pomodori Strabena e Cocktail, neve all’olio di oliva e gazpacho di cetrioli,
abbinato ad un Remuav Rouge di Tiare (Azienda vitivinicola di Dolegna del Collio – Gorizia) ed a seguire un risotto acquerello, oro e pomodoro Strabena con polvere di pomodoro abbinato ad un Sauvignon DOC Collio, sempre di Tiare.
Come ogni pranzo che si conviene, si è chiuso con una nota di dolcezza, ma la vera ciliegina sulla torta che ho colto e che voglio condividere è la ricetta di Simone Finetti per preparare una sorprendente marmellata di pomodoro al profumo di vaniglia, con cui stupire i vostri ospiti servendola insieme ad un formaggio stagionato: si incide la parte inferiore del pomodoro con un coltello affilato e li si butta in acqua bollente per 15 secondi, in modo che la buccia venga via facilmente, si tolgono i semi e l’acqua si utilizza soltanto la polpa.
Le dosi sono 200 gr di zucchero per un kg di polpa di pomodoro: si mette a bollire mescolando il pomodoro, lo zucchero, bucce di limone (regolatevi secondo il vostro gusto), un paio di bacche di vaniglia che alla fine va tolta; il composto deve sobbollire piano piano per un minimo di 2 ore, fino ad un massimo di 4 ore, il consiglio dello chef è di controllarlo spesso per evitare che si bruci, in cucina il tempo non esiste, ogni volta che cucinate una pietanza il risultato sarà leggermente diverso, ed è questo il bello.
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