La campagna #ritirailbando indetta da Campi Aperti – Associazione per la Sovranità Alimentare ha dato i suoi frutti.
L’amministrazione comunale ha infatti deciso di sospendere il bando che aveva approvato ma non ancora pubblicato.
Riguarda la gestione dei mercati contadini di Via Gobetti, Via Paolo Fabbri, Via Pieve di Cadore e Via Zamboni angolo Piazza Verdi.
Moltissime persone frequentano da anni questi punti di vendita che propongono prodotti contadini a prezzi ragionevoli.
Il comune avvierà una ricognizione generale dei mercati di vendita diretta dei prodotti agricoli e solo al termine saranno codificate le procedure.
Nel frattempo viene prorogato il termine di collaborazione con l’associazione Campi Aperti fino al 31 Gennaio 2022.
Il bando non valorizzava l’esperienza di gestione già dimostrata come invece è previsto da una delibera precedente della giunta comunale.
Viene garantita la continuità di un importante servizio per la collettività tutelando i cittadini e gli agricoltori.
La proroga della gestione dà il tempo di pensare e progettare insieme il migliore futuro per i mercati agricoli a Bologna.
Dopo oltre dieci anni il regolamento di questi spazi necessita di essere rinnovato come hanno già fatto diversi comuni dell’area metropolitana di Bologna.
I mercati contadini rappresentano una delle migliori modalità di acquisto per poter comprare direttamente dai produttori.
Questi piccoli coltivatori sono svantaggiati dalle logiche di mercato e della GDO. Essi rispettano la stagionalità dei prodotti e continuano a coltivare specie di frutta e ortaggi che ormai quasi nessuno ricorda.
La piccola mela roggia, la pera cocomerina, la pesca sanguinella, la ciliegia gialla, il corniolo, il sorbo degli uccellatori, il corbezzolo, il biricoccolo ibrido tra albicocca e prugna, le nespole, il gabbaladro varietà di susina, il cibo del paradiso altra varietà di susina, la pera volpina, le giuggiole, le mele e le pere cotogne quanti le conoscono?
Nel corso del Novecento oltre il 75 % delle biodiversita agricole e andato perduto oppure non viene più coltivato.
Studi contemporanei attestano che entro il 2055 continuando con questa scellerata politica alimentare si può determinare che ci sarà l’estinzione di alcune coltivazioni molto diffuse.
Patate, fagioli e arachidi le specie più a rischio.
In Italia sono a forte rischio peschi. mandorli e ciliegi.
Dal 1950 sono state abbandonate 75 delle 103 varietà locali per coltivare le specie più redditizie per il mercato.
Le mele consumate oggi in Italia appartengono a 3 sole varietà: nel nostro paese sono complessivamente un migliaio.
Per non parlare della drastica riduzione del nostro patrimonio di biodiversità vitivinicola e dei vitigni autoctoni.
Oggi il 45 % della superficie vitata coltivata è occupata solamente da 12 vitigni.
Ecco perché è fondamentale per il futuro non più prossimo ma imminente tutelare le piccole produzioni, le specie autoctone alimentari, viticole e coloro che le coltivano.
Umberto Faedi
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