Sembra addirittura irreale, in una società iper tecnologica, quella già del 3.0, quella delle battaglie per la ferrea protezione di ogni specie animale, riemerge la tendenza di considerare il cavallo utile, persino indispensabile, nei lavori in campagna e in vigna, specie in quelle in condizioni “estreme”.
La multifunzionalità del cavallo è da tempo sfruttata in molteplici utilità sociali, dall’ippoterapia all’ippoturismo, esistono società ispirate a correnti di psicologia cognitiva che usano il cavallo in corsi di management. Oggi, da qualche anno, in verità, sul modello di una grande azienda francese nella Borgogna, anche in Italia si eliminano i mezzi meccanici per preferire il traino, esempio seguito anche in piccole aziende italiane, come quella pugliese di Gianfranco Fino o quella di Emma e Roberto Di Filippo nel cuore dell’Umbria, e quella di Massimiliana e Henry di Castello di Tassarolo, in provincia di Alessandria.
Pioniera nel Triveneto è l’azienda Coffele nella terra veronese del Soave che nei pendii vitati dell’est Veronese, ritorna al passato per “guardare al futuro”. In occasione di Expo 2015 l’azienda Coffele ha lanciato il progetto per lo sviluppo di attrezzature a traino, ideate secondo gli antichi saperi, ma legate a filo doppio con le più moderne tecnologie. A tal riguardo grazie alla collaborazione con l’azienda MIDAC BATTERIES di Soave (Verona) è stato sviluppato un sistema integrato di attrezzature a trazione capace di produrre energia elettrica; questa può poi essere utilizzata per il funzionamento delle attrezzature stesse, per facilitare il lavoro dell’animale nei momenti di massimo sforzo o per alimentare altri dispositivi.
Dunque, via i trattori, che non si può negare inquinano l’aria con i fumi emessi dai motori, le cui scorie si disperdono adagiandosi sul coltivato, tra le vigne tornano i cavalli anche per evitare quella compattazione del terreno causata dal passaggio dei trattori, che a lungo andare altera le sostanze organiche presenti in natura, incrementate invece dal cavallo il quale contribuisce con il suo letame a equilibrare l’humus ideale per la coltura ‘naturalmente’ biologica.
L’azienda Coffele è dotata di un proprio allevamento equino in cui si allevano al momento 11 animali, i quali si nutrono principalmente del foraggio prodotto in azienda (ottenuto dalle aree marginali: scarpate, bordi delle strade) ed aiutano, quando possibile, al controllo delle infestanti presenti nel vigneto, limitando così il diserbo e le lavorazioni. Così facendo si ottiene, inoltre, una considerevole quantità di sostanza organica, “chiudendo il naturale ciclo biologico nel contesto di un’agricoltura multifunzionale”.
Nei paesi anglosassoni l’agricoltura biologica si chiama “agricoltura organica” proprio perché si sono individuati nella sostanza organica i fondamenti di una agricoltura eco-compatibile e sostenibile nel tempo.
Maura Sacher
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