Il cambio con Pinot Meunier, Pinot nero e Chardonnay Aldeno la “Piccola Epernay d’Italia“
Una viticoltura molto frazionata con una ricca dotazione varietale che traeva origine da un modo di coltivare
stratificato nei secoli.
Varietà come la Nosiola, la Pavana, la Negrara, la Senese e la Schiava, spesso si trovavano in coltivazioni promiscue con frumento e granoturco.
La Fillossera, primo flagello con Oidio e Peronospora , e l<a Grande Guerra poi hanno portato distruzione assieme a nuovi vitigni, come il Pinot Meunier, il Pinot nero e Chardonnay che hanno rimodellato al viticoltura di parte del Trentino.
Aldeno un territorio con una viticoltura eroica di montagna, grandi pendenze, terrazzamenti pluricentenari costruiti in secoli di fatiche e di abilità che oggi stanno scomparendo, sono lo scenario della proprietà viticola di Francesco Spagnolli.
Lui ha saputo, con il tempo mettere insieme piccoli appezzamenti, recuperarli anche con la ricostruzione degli storici muri a secco, e darne una fisionomia viticola adatta per la produzione di vini base spumante con livelli qualitativi altissimi.
La storia del Trento DOC spumante Metodo Classico non può prescindere da Aldeno, luogo ove era pratica comune in tutte le famiglie dove si diceva,“Tirare spumante in bottiglia”.
Lo si produceva per il consumo diretto o per la vendita e questa pratica enologica è un sapere diffuso.
Francesco Spagnolli è stato per 20 anni direttore dell’Istituto per la Viticoltura e l’Enologia E.Mach di San Michele all’Adige.
Ricercatore e docente con centinaia di pubblicazioni scientifiche, conosce Luigi Veronelli in occasione del Congresso di Assoenologi in Trento del 1976.
In quella occasione galeotta fu una bottiglia di spumante classico, di Francesco, aperta con un degorgemant alla volè al tavolo dove oltre ad altri commensali sedeva Luigi Veronelli.
Il primo risultato fu di catturare le persone presenti con la bontà del suo spumante, il secondo costruire con Luigi Veronelli , una relazione di amicizia e collaborazione, tanto che Luigi divenne suo mentore e sostenitore.
Oltre al metodo c’era da costruire un modello viticolo, Francesco decise che la tradizionale pergola trentina non poteva essere sostituita, fece però un cambiamento epocale forse rivoluzionario, incrementando la densità degli impianti e riducendo drasticamente le produzioni fra i 30 e i 40 ettolitri di vino per ettaro.
La superficie aziendale totale è di 2.5 ettari dei quali 1.7 a Pinot nero i restanti a Chardonnay e Meunier.
Raggiunta l’età della pensione Francesco , con la moglie Susy ha investito ogni sua energia nello sviluppo dell’azienda, sempre in sintonia con le indicazioni di Luigi Veronelli.
Ora è entrato il azienda il figlio Alvise, laurea in ingegneria energetica al politecnico di Milano, che fra suoli calcarei e gesso tra i 640 e gli 800 metri sul livello del mare ha trovato stimoli ed energie nuove per la sua azienda di Spumanti di Montagna.
Percorrendo con lui, a bordo di un fuoristrada, gli spettacolari scorci che ci regala la visita dei suoi vigneti si comprende il motivo della sua scelta.
Entriamo in cantina, la filosofia di lavoro si rifà al grande Nereo Cavazzani, enologo che in Trentino ha tracciato uno stile di lavoro che fa della separazione quasi esasperata delle varie parcelle l’unica strada per la qualità dei grandi spumanti.
Degustiamo un Disio magnum sboccato nel 2017 prodotto con il 100% di Pinot Nero che mantiene al gusto olfatto una complessità ed eleganza notevole, con una cremosità sapida e ben bilanciata.
Il Disio è il vino della famiglia e Alvise con papà Francesco e mamma Susi ne sono i convinti ambasciatori, mai dimenticando il grande Gino, al quale è dedicata una scritta in lapide che recita:”All’amico Gino Veronelli, per l’idea.
E al tempo che l’ha maturata”, Francesco e Alvise Spagnolli.
Grande gesto di consapevolezza e riconoscenza.
Il viaggio continua……
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
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