Il boom delle bollicine made in Italy
Sfiorato il miliardo di bottiglie con l’effetto traino del Prosecco.
Per quanto riguarda le pagelle assegnate dalle varie guide, incrociando i punteggi, sono quattro le cantine superstar.
L’altoatesina Tramin, la franciacortina Ca’ del Bosco e le toscane Castello di Fonterutoli (Chianti) e Fattoria di Petrolo di Luca Sanjust (Valdarno).
Abbiamo salutato senza rimpianti un 2022 con tutti i suoi guai (in primis la devastante guerra alle porte di casa) e salutato l’arrivo dell’anno nuovo con i tradizionali fuochi d’artificio.
Si spera ben auguranti stando almeno al record di bollicine “made in Italy” stappate la notte di San Silvestro: 350 milioni.
Di queste 100 milioni nel nostro Paese e 250 milioni all’estero con il fenomeno Prosecco a fare da traino all’intero settore.
Quel Prosecco che con i 755 milioni di bottiglie ha contribuito a sfiorare il traguardo storico del miliardo di bottiglie di bollicine italiane prodotte nel BelPaese: 970 milioni per la precisione.
Cifra storica che si ottiene aggiungendo al Prosecco le bottiglie di Asti spumante, Franciacorta, Trentodoc, Alta Langa, Oltrepo’ Pavese e i mille spumanti prodotti dall’Alto Adige alla Sicilia.
Capodanno, tempo di bilanci anche per i vini tranquilli
Capodanno è tempo di bilanci non solo per le bollicine, ma anche per i vini tranquilli.
Nei giorni scorsi WineNews ha messo a confronto i riconoscimenti, le pagelle e i punteggi assegnati dalle varie guide, quelle più autorevoli e diffuse che valutano i vini con criteri più o meno omogenei, almeno sotto il profilo organolettico.
Come ormai accade da anni, nessuna singola etichetta è riuscita a mettere d’accordo tutte le guide dedicate all’Italia enoica.
Discorso diverso, invece, se si guarda alle cantine premiate con i massimi riconoscimenti delle varie pubblicazioni. Criterio – ha precisato Alessandro Regoli, direttore di WineNews – che nel tradizionale “incrocio” di fine anno, è stato seguito per raccontare la platea di produttori di qualità, su cui convergono la maggior parte delle guide.
Risutato? Sono quattro le cantine superstar premiate con l’Oscar: le fantastiche quattro del pianeta vino del BelPaese.
Al Nord premiata l’altoatesina Cantina Tramin, punto di riferimento di un territorio celebrato in Italia e nel mondo soprattutto per i grandi vini bianchi, e la cantina lombarda Ca’ del Bosco, una delle stelle più luminose della Franciacorta.
Al Centro Italia la cantina toscana Castello di Fonterutoli (Mazzei) che racconta un importante pezzo di storia del Chianti Classico, e sempre in Toscana la Fattoria di Petrolo di Luca Sanjust, bandiera della denominazione Valdarno di Sopra.
Gambero Rosso, Veronelli, Bibenda, Cernilli, Ais, Slow Wine, Touring
Sono queste le quattro cantine premiate, per almeno uno dei loro vini, dalle otto guide edizione 2023 a copertura nazionale selezionate da WineNews, nel consueto confronto di fine anno, offerto dalle pubblicazioni più importanti d’Italia.
A partire dalle “guide classiche” e con maggiore anzianità di servizio (“Gambero Rosso”, “I Vini di Veronelli”, “Bibenda” della Fondazione Italiana Sommelier, “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di Daniele Cernilli, “Slow Wine”, “Vitae” dell’Ais, Associazione Italiana Sommelier).
Per completare il quadro a queste guide sono state affiancate due pubblicazioni dal carattere peculiare, la guida “Vinibuoni d’Italia” del Touring (che, per sua scelta editoriale, prende in considerazione prevalentemente i vini da vitigni autoctoni) e “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” del Corriere della Sera (la guida curata da Luciano Ferraro e Luca Gardini, che condensa il meglio del panorama enoico italiano, proponendo una selezione molto ristretta di vini).
Da questo “incrocio” di guide è stato escluso, giocoforza, non per minore valore, ma per altri motivi l'”Annuario dei Vini Italiani” di Luca Maroni che premia per precisa scelta dell’autore il concetto del vino-frutto (la guida uscirà a metà gennaio 2023).
Esclusa anche la guida de “L’Espresso” in attesa di conoscere la sua nuova formula dopo il passaggio di proprietà sotto l’egida di Bfc Media, con la direzione affidata a Luca Gardini e ad Andrea Grignaffini (dopo tanti anni con Enzo Vizzari al timone).
I diversi criteri di valutazione adottati dalle varie guide enoiche
Da questo “incrocio” Wine news, che parte dai vini ma guarda alle cantine, dunque, emerge un risultato limpido anche se, probabilmente, sottodimensionato rispetto alle aspettative dal punto di vista numerico delle aziende indicate.
Risultato che evidenzia, oltre ai diversissimi criteri di valutazione adottati dalle varie guide, anche una strategia delle cantine italiane che, rispetto al passato, non destinano i loro campioni proprio a tutti.
I motivi sono i più vari, ma centrale pare la scelta dei produttori di riservare i propri vini migliori (solitamente in tirature ristrette o poco elevate, e dal prezzo talvolta stellare) solo ad una più ristretta platea di critici, rispetto al passato.
E, in aggiunta, privilegiando sempre di più, come il mercato impone, la critica straniera.
Perchè, come è lecito, guardando ad un platea di appassionati al vino sempre più amplia ed eterogenea, e che ha molti più strumenti di prima per informarsi ed orientarsi, sono le cantine stesse, sempre più a, decidere con chi dialogare, ed a chi far assaggiare e recensire i loro vini.
E non per forza solo le guide, selezionando quali, tra le tante possibili. Ma puntando su realtà presenti esclusivamente su web e social, o su questa o quella testata.
Con i produttori stessi che, dunque, in qualche modo decidono il futuro della critica, determinando, con le loro scelte, il “peso” ed il futuro, di chi si occupa di recensioni e giudizi.
Hanno sfiorato l’en plein (7 guide su 8) le maison trentine Letrari e Ferrari
Detto questo, a mancare di poco l’”en plein”, riuscendo a convincere 7 guide su 8 tra quelle selezionate da WineNews, almeno con una etichetta, ampliando la base della piramide della cantine la cui qualità produttiva è largamente premiata e riconosciuta, troviamo in Abruzzo la cantina Torre dei Beati, in Trentino le maison spumantisti Ferrari e Letrari, in Alto Adige l’azienda agricola Falkenstein di Naturno, la cantina Nals Margreid, la Cantina Girlan e ls Cantina Terlano.
In Basilicata la Cantina del Notaio di Rionero in Vulture, in Campania Marisa Cuomo, in Emilia Romagna la Fattoria Nicolucci, nelle Marche la cantina Umani Ronchi, in Piemonte le catine Vietti, Vajra, Cavallotto e Pio Cesare.
In Puglia l’Agricola Vallone, in Sicilia le cantine Passopisciaro, Tasca d’Almerita, Donnafugata e Planeta. In Toscana la Tenuta San Guido di Bolgheri (Sassicaia), Poggio di Sotto, Il Marroneto, Castellare di Castellina, Boscarelli e Il Borro.
In Uumbria Antonelli-San Marco, in Valle d’Aosta Les Crêtes, in Veneto Inama, Pieropan, Speri e Tenuta Sant’Antonio.
Sei centri su otto per la tenuta San Leonardo dei
Hanno totalizzato 6 “centri” su 8, invece, posizionandosi su un virtuale ed amplissimo podio dell’eccellenza qualitativa, in Trentino la tenuta San Leonardo dei marchesi Guerrieri Gonzaga, in Alto Adige la Cantina Bolzano, la Cantina Produttori San Michele Appiano, la Cantina Cortaccia, Muri-Gries, Tiefenbrunner e Manincor.
In Abruzzo Valentini, Cataldi Madonna, Valle Reale e La Valentina, in Basilicata Elena Fucci, in Campania Di Meo, Rocca del Principe e Villa Raiano, in Emilia Romagna la Fattoria Zerbina e Noelia Ricci.
In Friuli Venezia Giulia Vie di Romans e Marco Felluga-Villa Russiz, in Lombardia Nino Negri, Ar.Pe.Pe (Arturo Pelizzatti Perego, Valtellina), il Barone Pizzini, il Mosnel.
Nelle Marche le cantine Bucci e Velenosi, nel Molise Di Majo Norante. In Piemonte Bruno Giacosa, Burlotto, Giovanni Rosso, Sottimano, Bartolo Mascarello, Massolino, Gaja, Giacomo Borgogno e Figli, Angelo Negro, Ceretto, Giuseppe Rinaldi e Domenico Clerico. In Puglia Bruno Vespa, Polvanera e Gianfranco Fino.
In Sardegna Argiolas, Santadi, Fradiles e Contini. In Sicilia Benanti, in Toscana Grattamacco, Biondi Santi, Tenuta di Trinoro, Ricasoli, Col d’Orcia, Capezzana, Piaggia, Pietroso, Fuligni, Panizzi, Isole e Olena, Fontodi e Tenuta Setteponti. In Umbria Arnaldo Caprai, Tabarrini e Lungarotti. In Veneto Tommasi, Allegrini e Tedeschi.
Anche quest’anno manca un’etichetta premiata da tutte le guide
E, riducendo a 5 o 4 il numero delle guide, ovviamente, il “parterre” delle cantine pluripremiate da tutte le guide crescerebbe a dismisura, a testimonianza, comunque, di una grande pluralità di attori del vino capaci di esprimere eccellenza nelle loro bottiglie.
Ma se anche scovare semplicemente le aziende che mettono tutti d’accordo, in un quadro enoico sempre più complesso ed articolato con i suoi pregi, ma anche (in questo caso) con i suoi difetti, è diventata un’impresa non proprio scontata, figurarsi trovare un’etichetta capace di essere premiata da tutte le guide che sono state prese in esame.
Ed infatti anche quest’anno, non c’è, anche se più di un vino ha sfiorato l’impresa. Come l’Amarone della Valpolicella Classico Sant’Urbano 2018 di Speri, per esempio, o il Passito di Pantelleria Ben Ryè 2019 di Donnafugata, etichette premiate da 7 guide su 8.
Così come il Romagna Sangiovese Superiore di Predappio Vigna del Generale Riserva 2019 della Fattoria Nicolucci, il pugliese Graticciaia 2017 di Agricole Vallone.
E, ancora, i vini toscani Bolgheri Sassicaia 2019 di Tenuta San Guido, I Sodi di San Niccolò 2018 di Castellare di Castellina, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Poggio di Sotto e il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2017 de Il Marroneto.
Infine il Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva di Marisa Cuomo, (anche se, come spesso accaduto, alcune guide hanno considerato l’annata 2020 e altre la 2021). Ma nessuno, ancora una volta, fa il percorso netto.
In alto i calici. Prosit. (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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