Il Baldo, le viti, il terroir, una vocazione antica
Albino Armani vede nella biodiversità del “modello Brentonico” la possibilità di sviluppare una viticoltura sostenibile con buone prospettive anche in chiave economica.
Potrà avere un futuro la viticoltura sul versante trentino del Monte Baldo? Sicuramente sì.
Questa la risposta, unanime, emersa al convegno promosso a Brentonico, nella splendida cornice di Palazzo Eccheli Baisi, dall’azienda Albino Armani Viticoltori dal 1607 e che ha visto una folta partecipazione di amministratori locali, enologi, vignaioli, giornalisti enogastronomici ed esperti del mondo vitivinicolo nazionale.
Armani: “Diamo il giusto valore alla viticoltura sul Monte Baldo”
Introdotta da Albino Armani – ideatore e promotore di questo appuntamento – la giornata è stata ricca di spunti sotto diversi profili con lo scopo di dare il giusto valore alla viticoltura sul Monte Baldo, in aperto dialogo con le amministrazioni e la cittadinanza locale, ma anche con gli altri attori del mondo vitivinicolo presenti sul territorio e intervenuti al convegno per parlare di progetti e prospettive future: le aziende agricole Foradori, Sondelaite, la casa spumantistica Ferrari, la Cantina Endrizzi.
Autorevole la voce che ha accompagnato la giornata: Sissi Baratella, enologa e degustatrice per DoctorWine, che ha sottolineato come, oltre alle caratteristiche proprie dell’area in cui ci troviamo, sia fondamentale la mano dell’uomo con la scelta di un metodo che non può non influire sullo stile stesso della cantina.
Attilio Scienza: “Brentonico terreno vocato per la spumantizzazione”
La prima parte del convegno ha visto coinvolti il prof. Attilio Scienza, grande conoscitore del mondo vitivinicolo nazionale e internazionsale, l’enologo Andrea Faustini, coordinatore e responsabile scientifico del team agronomico di Cavit, Duilio Porro del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach, i quali attraverso prospettive differenti hanno mostrato la vocazione del Monte Baldo per la coltivazione della vite. Una vocazione antica.
Attilio Scienza ha spiegato come la vocazione di un luogo possa mutare nel tempo, per necessità climatiche o sociali. Un intervento illuminante che ha messo in discussione alcune certezze, ma anche ridefinito quelli che sono i parametri odierni per parlare di vocazionalità, come l’altitudine.
Oggi, infatti, si tende più che mai a cercare in essa la risposta alle criticità legate alla fenologia della vite. Ma oltre alla quota ci sono le caratteristiche pedoclimatiche da tenere presente, come l’”effetto dolina” con notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte, che caratterizza le valli del Trentino e che manifesta effetti importanti soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici.
In questa epoca il vigneto deve entrare in relazione con il suo terroir e con la sua biodiversità. Sono molteplici i fattori che descrivono una zona: con un focus su Brentonico, tali indicatori sono stati messi in relazione con l’applicazione del parametro di Winkler, in grado di tradurre la vocazionalità della zona per un determinato vitigno in indicatori, mostrando come qui trovino terreno fertile le varietà idonee alla produzione di spumanti.
Andrea Faustini, il confronto con la Valle di Cavedine e la Val di Cembra
L’enlogo Andrea Faustini ha portato a confronto la zona del Baldo con le zone vitivinicole della Valle di Cavedine e della Val di Cembra. Qui emergono subito le analogie, non solo per l’altimetria, ma anche per le tipologie di vitigni coltivati, per clima e maturazione del frutto.
Così, dall’analisi di vigneti campione sui tre territori, i risultati hanno mostrato come l’evoluzione di zuccheri e l’acidità siano sulle tre aree molto simili.
Il dottor Duilio Porro della Fem ha invece focalizzato il suo intervento sul beneficio del suolo sulla pianta, grazie alle zonazioni fatte nel corso degli anni. In questo scenario, il Baldo è caratterizzato da rocce sedimentarie, con la presenza di calcare, dolomia, scaglia rossa e basalto,mentre la zona di Crosano mostra la sua matrice vulcanica, unica nell’areale.
Il modello Brentonico: biodiversità e sostenibilità in chiave economica
Nella seconda parte dl convegno sono intervenuti Albino Armani, Alessandro De Bertolini della Fondazione Museo Storico del Trentino, Gianluca Telloli, responsabile Ricerca e Sviluppo di Proposta Vini e Michael Hock, enologo della Cantina St. Jodern Kellerei, in collegamento dalla regione vinicola del Vallese, che in questi giorni è in piena vendemmia.
Albino Armani, tra le primissime aziende ad aver creduto e investito sull’altopiano, è intervenuto con poche e chiare parole. “Apriamo un tavolo di confronto
– ha detto – con l’auspicio di creare una sorta di modello Brentonico in cui sviluppare una viticoltura sostenibile puntando sulla biodiversità anche in una chiave di sviluppo economico.
Gianluca Telloli (Proposta Vini): l’esempio virtuoso del Canton Vallese
Alessandro De Bertolini ha spiegato come il contadino sia da sempre il costruttore di paesaggi agricoli. Per anni è stato il cuore pulsante dell’economia alpina. È grazie a questa figura che nei secoli l’ambiente naturale è diventato paesaggio culturale, grazie ad un’opera di addomesticamento della natura circostante necessaria, da non guardare con timore.
Gianluca Telloli, invece, ha proposto un parallelo tra l’esperienza del Monte Baldo e quella del Canton Vallese in Svizzera: un esempio virtuoso di successo attraverso un’integrazione sana, equilibrata e sostenibile tra viticoltura e paesaggio, tra economia locale e corretta remunerazione dei viticoltori.
In conversazione con Michael Hock, l’enologo della cantina cooperativa svizzera, è stato ribadito come il mantenimento delle pratiche agricole storiche e di piccoli frazionamenti renda più complesso il lavoro, ma riesca poi a valorizzare il prodotto finale.
Trovare il giusto equilibrio tra viticoltura e paesaggio di montagna
Rosaria Benedetti, sommelier professionista nonchè presidente regionale dell’Assiciazione Donne del Vino, ha aperto l’ultima parte del conbvegno con un ricordo di Tiziano Bianchi, “Tano” per chi lo conosceva, genio ribelle, giornalista, esperto di viticoltura trentina, ma soprattutto brentegano DOC, mancato la scorsa estate.
Chiusura con una tavola rotonda tra le aziende del territorio: Albino Armani, Elisabetta Foradori, Giacomo Antonini di Sondelaite, Luca Cavallaro in qualità di direttore dell’Ufficio Tecnico Viticolo della maison Ferrari Trento e infine Paolo Endrici della Cantina Endrizzi, che avvierà presto un progetto viticolo sul territorio.
Un dialogo proiettato per lo più al futuro di questa zona, che intende illustrare quali prospettive le stesse aziende vedono – ed auspicano – per l’equilibrio tra viticoltura e paesaggio di montagna in questo areale.
La gestione del territorio, una responsabilità in mano al viticoltore
Nonostante le chiare differenze a livello imprenditoriale e stilistico che caratterizzano le singole realtà, l’obiettivo è senz’altro comune: credere fortemente nel potenziale viticolo e multivarietale del Baldo e valorizzarlo attraverso un modo nuovo, da costruire insieme, con aziende, amministrazioni, enti per la promozione e non ultimo gli abitanti dell’Altopinao, quali attori protagonisti del progetto.
La gestione del paesaggio è una grande responsabilità in mano al viticoltore, che deve averne cura, sapendone cogliere il potenziale mantenendo sempre profondo rispetto per il territorio e per i tesori che Madre Natua ci ha regalato.
La volontà espressa da tutti i partecipanti è quella di riaprire questo dibattito entro la fine dell’anno costituendo un tavolo di lavoro collettivo che non coinvolga esclusivamente le componenti del mondo enologico, ma tutto il tessuto sociale ed economico dell’Altopiano di Brentonico.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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