Tribuna

I Vini Ungheresi si presentano a Roma

Alla prima uscita la viticoltura Ungherese raccoglie i consensi degli ospiti intervenuti

Recentemente a Palazzo Falconieri si è svolta la serata dedicata all’enogastronomia Ungherese a cui hanno partecipato operatori commerciali di settore e della comunicazione eno gastronomica, invitati per l’occasione a prendere contatto con una viticoltura di cui si sa molto poco qui da noi. Non sono tante infatti le occasioni di approfondimento per questi vini ma visto l’apprezzamento registrato tra i presenti, non è difficile immaginare che questo approccio possa avere un seguito.

La serata organizzata nello storico palazzo di Via Giulia sede del Collegium Hungaricum, è stata voluta dal Signor Zsolt Belánszky-Demkó, Capo della Rappresentanza presso la FAO e dalla Dott.ssa Loretta Tünde Kósa Addetta per gli Affari Agricoli e Ambientali presso l’Ambasciata d’Ungheria, nell’ambito di una serie di iniziative volte al rilancio dell’enogastronomia e dell’enoturismo e per sugellare i rapporti commerciali italo – ungheresi .

Tra i banchi d’assaggio le referenze presenti hanno messo in luce tutte le potenzialità di una viticultura da noi ancora sconosciuta ma di livello. Il Vino Ungherese non è certamente una trovata commerciale dell’ultima ora, ma affonda nel tempo le sue radici e la comparsa della vite avviene già ad opera dei Romani. L’origine vulcanica di una vasta parte del territorio insieme all’orografia segnata dai numerosi fiumi e dal lago Balaton, ha poi favorito la vocazione del territorio per il vino assicurando una grande varietà di microclimi diversi.

Dalle origini ad oggi la produzione enologica è proseguita tra alti e bassi ma senza interrompersi mai. Purtroppo il disastro della fillossera ha prodotto anche qui i suoi danni, cancellando diverse varietà autoctone e favorendo quindi l’ingresso dei vitigni internazionali.

Gli avvenimenti socio – politici del secolo scorso hanno poi contribuito a tenere in ombra i valori di questa viticoltura, anche grazie alla presenza del regime comunista che come avvenuto analogamente in Georgia, ha provocato un abbattimento della qualità in favore di produzioni massive prive di contenuti identitari.

Negli ultimi decenni però la viticoltura Ungherese è stata capace di invertire la marcia tornando ad essere un’eccellenza del paese. Questo almeno è quello che ha restituito la serata,  grazie anche alla presenza dei produttori delle Aziende più rappresentative provenienti dalle diverse aree vinicole nazionali.  Erano in degustazione le cantine di Tibor Gál da Eger, István Szepsy Jr. e László Babits da Tokaj, Tamás Dúzsi da Szekszárd, Valér Bock da Villány, István Pátzay da Badacsony e Dániel Konyári da Balatonlelle.

Al netto delle difficoltà linguistiche e di comunicazione i vini parlando la loro lingua universale si sono espressi chiaramente.  Merito di questa serata è stato quello di spostare avanti il limite della percezione qualitativa relativa ai vini Ungheresi,  che per mancanza di riferimenti molti identificavano esclusivamente nel Tokaj.  Le basi per ampliare la conoscenza della viticoltura Ungherese sono state gettate, ora si spera che nuovi appuntamenti permettano di esplorarla ancora.

Bruno Fulco

 

 

 

 


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