I Vignaioli FIVI Custodi dell’Originalità viticola
Biodiversità viticola, attenzione ambientale, identità territoriale, vitigni originali, impegno diretto in vigna ed in cantina .. dove puoi confrontarti su questi temi, da sempre prioritari per G.R.A.S.P.O. ( Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità viticola) con oltre 1000 motivatissimi produttori?
Solo al mercato dei vignaioli FIVI (Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti ) che hanno recentemente animato gli stand di Bologna Fiere offrendo all’assaggio e all’acquisto del pubblico oltre 8.000 vini.
Nata nel 2008, FIVI è un’organizzazione senza scopo di lucro che si propone di promuovere e tutelare la figura, il lavoro, gli interessi e le esigenze tecnico-economiche del vignaiolo indipendente italiano, inteso quale soggetto che attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale.
Attualmente sono più di 1.700 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di oltre 17.000 ettari di vigneto.
I produttori FIVI sono aziende di medio- piccole dimensioni, spesso a conduzione familiare, radicate nel territorio e capaci di creare valore e cultura lì dove operano, impegnate non solo nella produzione di vino di qualità, ma nella tutela e nella conservazione del paesaggio rurale italiano.
G.R.A.S.P.O. invece nasce dall’idea fondamentale che il recupero di antichi vitigni abbandonati e la ricchezza della biodiversità viticola possa essere una risorsa importante per il futuro della viticoltura, sia in chiave di cambiamento climatico che per una migliore e più dinamica comunicazione delle singole identità territoriali ed oggi coinvolge numerosi professionisti e viticoltori sensibili di tutta Italia.
I Vignaioli FIVI Custodi dell’Originalità viticola
Per questo oltre che ricercare, vinificare e promuovere le storie più belle di questi vitigni e di loro custodi raccontiamo le loro storie nelle nostre pubblicazioni ( è uscito recentemente il nostro ultimo libro “100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità viticola in Italia”) ed in tante testate specializzate e generaliste.
Storie uniche di vitigni rarissimi e di produttori tenaci come quelli incontrati a Bologna, dalla Malvasia Moscata originalissimo vitigno piemontese di Michele Fino della Cascina Melognis che fa vino ed altro.
A Ravello sulle colline Saluzzesi ai piedi del Monviso a Stefano e Maria Grazia Turbil che da varietà antichissime di montagna come Avanà e Becuet producono vini originalissimi in Val di Susa.
Solo cambiando corsia come fosse attraversare il Tirreno ti ritrovi in Sardegna in quel di Drogali con Francesco Berritta ed il suo Pansale, solo 5000 bottiglie di questo vitigno vivace ed intrigante che sa evolvere alla grande nel corso degli anni al Granatza, rarissimo vitigno di Mamoiada che i produttori storici di Mamojà, come Francesco Sedilesu di Telulariu stanno recuperando e proponendo con soddisfazione accanto ai loro potenti Cannonau fino a Sebastiano Enzo giovane produttore nel cuore del Mandrolisai per un confronto a tutto campo sul paesaggio policolturale di Atzara caratterizzato da vigneti, frutteti pascoli e querceti e recentemente iscritto al Registro dei paesaggi storici Italiani.
Ed eccoci subito in Campania, uno scrigno di Biodiversità viticola come i vecchi vigneti di Ciro Giordano, vulcanica anima di Cantine Olivella, che sulle pendici del Vesuvio tira fuori il massimo da due vitigni emblematici come il Catalanesca ed il Caprettone che possiamo goderci in purezza od in blend nel suo Lacrima Bianco.
Ma si può essere custodi non solo dei vitigni più o meno rari ma anche degli antichi sistemi di allevamento come ci racconta Massimo Setaro versando nel calice il suo Caprettone, siamo in provincia di Napoli a Boscotrecase dove la sua originale Pergola Vesuviana racconta al meglio tutta la storia viticola di questo territorio.
Dal Tirreno all’Adriatico in un secondo, dalla Campania al Molise rappresentato al meglio da Claudio Cipressi e dalla sua storia che si fonde con il recupero e la valorizzazione della Tintillia.
Un successo oggi condiviso con tante altre aziende del territorio, un vitigno rustico che resiste bene al freddo e che origina un vino potente ed intenso.
Ma ecco che poco più avanti, sono gli originalissimi bianchi di Luca Avenanti fatti con la Garofanata, antico ed affascinante vitigno delle Marche e l’Incrocio Bruni 54 creato nel 1954 proprio nei pressi di quella che è oggi la sua azienda “Terracruda” a Fratte Rosa in provincia di Pesaro ed Urbino.
Ma prima di arrivare in Toscana non puoi non fermarti in Umbria da Lorenzo Misciattelli alla Tenuta di Montegiove dove ai piedi del suo castello produce bianchi avvolgenti e rossi tenaci ma custodisce gelosamente nel suo campo di conservazione oltre ad alcuni vitigni rari 10 biotipi sconosciuti delle antiche Viti Vicciute ritrovate nei boschi del territorio un materiale genetico preziosissimo per immaginare un nuovo futuro vitivinicolo di questo suggestivo comprensorio.
Massaretta, Pugnitello e Foglia Tonda sono antichi vitigni toscani quasi scomparsi ma oggi sostanzialmente recuperati grazie al lavoro fatto dai ricercatori e dai produttori, ci spiega Ivan Giuliani eclettico titolare dell’Azienda Terenzuola che ha sede a Fosdinovo in provincia di Massa ma che fa vini anche sui Colli di Luni denominazione condivisa da Liguria e Toscana, rimane però ancora molto da fare sul fronte del recupero dell’antico patrimonio ampelografico toscano.
Noi ci siamo impegnati molto con la varietà Merla, continua Ivan, un antico biotipo del Canaiolo Nero che usiamo sia in purezza che in blend con la Barsaglina per salvaguardare le sue note di freschezza e la sua potenzialità in affinamento.
Freschezza e potenza che ritroviamo anche nel Groppello di Revò di Lorenzo Zadra dell’azienda El Zeremia che fa vini molto intriganti proprio a Revò in provincia di Trento.
Lorenzo accanto alla tutela del vecchio vigneto, di oltre 120 anni di età su piede franco, di Groppello ha avviato un progetto di salvaguardia di un altro vitigno storico di questo territorio: il Maòr, una antica varietà a bacca bianca presente già nel 1700 solo in Val di Non.
Partendo da un unico ceppo di oltre 120 anni su piede franco ne ha ricavato 400 barbatelle che oggi producono un originalissimo vino bianco sapido e speziato, un vino che meritava di essere salvato e condiviso.
Ma il tempo corre veloce e ci sono ancora tante belle storie da conoscere nel nord est come quella di Lorenzo Bongiovanni ed il suo Enantio a piede franco ad Avio (TN), di Giovanna Tantini e la sua Corvina in purezza sulle colline di Sona e Castelnuovo vicino al Lago di Garda, di Elisa e Mattia di Redalmo una giovane azienda di Monteforte d’Alpone in provincia di Verona con il Marselan, di Giovanni Montresor di Corte Quaiara custode proprio della Quaiara, antico vitigno veronese recentemente recuperato ed iscritto al Registro del Ministero, di Marco Zanovello di Cà Lustra sui Colli Euganei custode di Pedevenda e Pinella, di Marco de Bacco e la sua Pavana di montagna fatta a Feltre nel bellunese, di Federico De Luca dell’azienda Ronc de Luchis con il suo Refosco di Faedis fino a Giulia e Gianni di Vigna Rodà sui Colli Euganei entusiasti custodi degli antichi vitigni patavini come Corbinella, Cavrara, e Pattaresca.
Un suggestivo percorso di condivisione e conoscenza possibile in un solo giorno solo al mercato dei vignaioli FIVI.. ora non ci resta che andarli a trovare tutti nelle loro aziende..
Di Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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