Vino e Ristoranti

Home restaurant: cos’é e come funziona

Da qualche anno a questa parte stiamo notando il diffondersi di un nuovo fenomeno sociale e culinario insieme. Si tratta dell’Home Restaurant, tradotto: ‘Ristorante in casa’.
La ristorazione privata consiste nel far diventare la propria abitazione un piccolo ristorante, o meglio, un luogo da aprire ad amici, parenti, semplici conoscenti o utenti esterni per proporre loro il menù della casa, nel vero senso della parola.
La padrona (o il padrone di casa) mettono a disposizione di un ristretto numero di clienti il proprio spazio domestico, offrendo pietanze tipiche della zona in cui ci si trova.

Un’espediente nato dal bisogno di arrotondare lo stipendio o di crearsi un’occupazione. Un modo, dall’altro lato, per turisti e viandanti di testare veramente la cucina tipica di un territorio, quella cioè ‘fatta in casa’, vivendo, al contempo, un’esperienza sociale di certo interessante, nuova e diversa rispetto a quella sempre uguale dei ristoranti tradizionali.

Certamente la legge ha dovuto esprimersi in merito a questa nuova forma di attività ristorativa, importata dagli Stati Uniti a partire dal 2006 e che in Italia ha già toccato le 10.000 unità rilevate, con un indotto medio di 5.000 netti all’anno per ciascuna.

Vediamo nel dettaglio come funziona un Home Restaurant, a quale normativa deve fare riferimento e quali requisiti deve avere per restare in regola.
Il riferimento normativo in Italia è il DdL n. 3258, finora approvato dalla Camera, che disciplina l’attività di ristorazione in abitazione privata.
Dal disegno legge si evincono restrizioni, obblighi e requisiti necessari all’apertura di un home restaurant.

Vediamo nello specifico le linee guida su cosa non deve mancare:
¬ L’attività ristorativa privata, in casa, non deve essere continuativa e abituale – così come avviene per la ristorazione vera e propria – ma deve essere saltuaria.
¬ Gli alimenti messi in tavola e adottati in cucina dovranno provenire da prodotti a Km 0.
¬ I coperti messi a disposizione non possono avere un numero indefinito: potremo avere a cena ospiti per un numero massimo di 500 ospiti all’anno.
¬ Gli introiti pervenuti da questo tipo di attività non devono superare i 5.000 euro annui.

¬ Occorrerà prenotarsi all’evento (pranzo, cena, after dinner, brunch, aperitivi, etc.), e non tramite la classica telefonata e nemmeno via email, ma tramite piattaforma di prenotazione online su piattaforme digitali.

¬ Il pagamento in contanti non è previsto: spazio al pagamento online tramite apposita piattaforma, anche questa debitamente predisposta dal ‘ristoratore’.

¬ Igiene e Sicurezza Alimentare. Come previsto per le comuni attività che si occupano di somministrazione, distribuzione e vendita di prodotti alimentari, anche i ristoranti in casa non possono sottrarsi agli obblighi e requisiti Haccp. Per cui occorre:
- Possedere le competenze Haccp per la manipolazione degli alimenti, tramite certificato rilasciato da un ente riconosciuto che ne attesti il possesso.

 

– Redigere un Manuale Haccp fatto su misura, cioè un testo che, nel rispetto dei protocolli internazionali per l’analisi dei rischi ed il controllo dei punti critici nel settore alimentare, provvede ad indicare a titolari e subordinati le norme e le pratiche corrette per la gestione degli alimenti e per lavorare senza mettere a rischio la sicurezza collettiva.
Ecco l’approfondimento su chi redige il Manuale Haccp su misura e come

¬ Incompatibilità: un home restaurant non può coesistere con b&b, affitta camere o con qualsiasi altra attività ricettiva che prevede ospitalità e pernottamenti sotto i 30 giorni.
¬ Agibilità degli spazi deputati all’attività: così come comunemente previsto per le abitazioni in senso stretto.
¬ Non dovrà mancare la comunicazione di inizio attività al Comune, senza Scia e senza comunicazione Rec.
¬ Corre anche qui l’obbligo di stipula di assicurazione per copertura dei rischi e per la responsabilità civile verso terzi.
Aprire un Home Restaurant ha il vantaggio di lavorare in casa propria, ma come indicato, le restrizioni non sono poche. Numerose sono state le controversie sollevate dai ristoratori classici riuniti, impauriti che questo fenomeno così impetuoso possa rubare loro una congrua fetta di introiti. Secondo Confedilizia, invece, le restrizioni sono troppo limitanti e vanno riviste al Senato.
P. I.


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Redazione

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