Hans Terzer e Jakob Gasser brindano con l’Appius 2020
In occasione del 33° Merano WineFestival la Cantina San Michele Appiano ha presentato l’ultimo gioiello creato dal kellermeister altoatesino Hans Terzer, che ora è affiancato dal nuovo enologo.
Quando la qualità non conosce compromessi. E’ il motto che contraddistingue la pluripremiata Cantina San Michele Appiano, azienda leader in Alto Adige. Nei giorni scorsi, in occasione del 33° Merano WineFestival, la cantina cooperativa ha presentato il gioiello della casa: l’annata 2020 di Appius, il vino da sogno nato dalla mente del winemaker Hans Terzer.
La cuvée di vini bianchi, creata 11 anni fa con uve slezionate personalmente dal kellermeister altoatesino, racchiude in un sorso il meglio delle diverse annate. Una sfida l’annata 2020, caratterizzata da una notevole volatilità delle temperature e dalla piovosità lungo tutto l’arco vegetativo, sfida superata con lo spirito che da sempre contraddistingue la cantina.
Un blend di Chardonnay (60%), Pinot Grigio (20%), Pinot Bianco e Sauvignon
Appius torna così ad ammaliare i wine lover con il millesimo 2020 – l’undicesimo della serie – dove predomina la varietà dello Chardonnay (60%), a cui si aggiungono il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (10%) e il Sauvignon blanc (10%).
Un’annata non facile come abbiao detto, ma che ha regalato profumi sontuosi ed eleganti unitamente ad una struttura imponente che sicuramente può sfidare il tempo in tema di longevità.
Sancito il passaggio di testimone da Hans Terzer all’allievo Jakob Gasser
Con l’occasione la cantina San Michele Appiano ha anche sancito ufficialmente il passaggio di testimone dallo storico kellermeister Hans Terzer al giovane allievo Jakob Gasser che si è diplomato in enologia alla Fondazione Edmund Mach e poi laureato all’Università di Udine.
Il progetto Appius è il frutto di un meticoloso lavoro di selezione in vigna, della lavorazione individuale in cantina e di un accurato assemblaggio finale: fermentazione alcolica, dunque, e un uso della malolattica più ridotto che in passato, con affinamento in barrique/tonneaux, assemblaggio dopo un anno e ulteriore affinamento sui lieviti per tre anni in tini di acciaio inox.
Ricorda la frutta tropicale, le pesche, le susine, gli agrumi e le erbe aromatiche
L’analisi sensoriale dell’annata 2020 è di rara intensità: alla vista sorprende l’intenso giallo Chartreuse, con evidenti riflessi verdognoli che ne completano il profilo.
Il naso restituisce profumi che ricordano la frutta tropicale quali kiwi e ananas, ma soprattutto la frutta a polpa gialla, pesche e susine in primis.
Non mancano, poi, i sentori agrumati tipici del Sauvignon in veste di pompelmo, accompagnati dalla pulita freschezza di erbe aromatiche quali nepitella, salvia e rosmarino, per giungere infine alla fragranza olfattiva delle componenti secondarie dei lieviti, qui presenti con rimandi al pan brioche, alla crosta di pane e alle lievi nuance di nocciole tostate e chiodi di garofano.
Straordinaria la freschezza, la piacevolezza, l’eleganza e la persistenza
Al palato si conferma perfettamente quanto osservato alla vista e poi percepito al naso con quella straordinaria impronta di freschezza e vivacità che lo caratterizza rispetto a molte delle annate passate. Il livello di acidità percorre tutta la bocca, determinando vibrazioni, stimoli, energia e piacevolezza estrema di beva, il tutto nell’alveo del sapiente equilibrio che solo un grande vino sa garantire. Un vino che ammalia con profumi sontuosi e stupisce il palato per eleganza e persistenza.
Appius 2020 è un vino ideale per accompagnare piatti di pesce a base grassa come aringa, tonno e capitone, ma anche merluzzo in versione stoccafisso o baccalà mantecato. Si sposa inoltre bnissimo con carni bianche nobili, specialità di funghi e piatti a base di couscous.
Durante la cena di gala, compito affidato come sempre, fin dalla presentazione della prima annata di Appius, ad Herbert e Daniel Hinter del Ristorante “Zur Rose” di Appiano, il nuovo gioiello della cantina è stato esaltato a tavola da un peccaminoso piatto di baccalà confit con patate dauphine e peperoni affumicati. Un matrimonio da standing ovation.
Artistico il design dell’etichetta, destinata in particolare ai collezionisti
Appius, il cui nome è radice storica e romana del nome “Appiano”, è nato undici anni fa con l’annata 2010 ed è proseguito, reinventandosi ogni anno, fino a questa annata 2020. Il progetto realizza, anno dopo anno, un vino capace di rispecchiare appieno il millesimo e di esprimere la creatività e la sensibilità del suo autore. Anche il design della bottiglia e la sua etichetta, ideata da Life Circus, vengono reinterpretati in ogni edizione: lo scopo è di concepire una “wine collection” capace di appassionare gli amanti del vino di tutto il mondo. L’immagine, questa volta esaltazione di geometrie dorate contraddistinte dalla lieve pienezza data dal motivo a righe, permette sempre una libera interpretazione, affinché ogni wine lover possa trarne un’intima ispirazione.
Le varie annate di Appius hanno un posto d’onore in una nuova cantina
Il viaggio di Appius attraverso le varie annate ha ora il suo posto d’onore in una nuova Cantina dedicata, appositamente ideata e realizzata grazie all’aiuto e alla consulenza dell’architetto Walter Angonese, in un’esaltazione di spazi e geometrie concepita per sottolineare ed evidenziare la grandezza di questo vino. Come per le annate precedenti, anche questa edizione di Appius è limitata: poche migliaia di bottiglie (8mila) e ottocento magnum.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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