Gualtiero Marchesi, come tutti i grandi uomini, è molto amato o molto odiato ma è indubbio che il lavoro da lui svolto abbia molto giovato al nostro paese. Marchesì è diventato “lo chef famoso” quando ancora la smania culinaria non aveva contagiato tutto e tutti.
Per Marchesi, solo la conoscenza profonda della materia che si tratta, può portare alla creatività e all’innovazione. Una convinzione che è la stessa dei grandi Maestri che hanno reso il nostro paese uno scrigno di bellezza e d’arte.
Ora , a pochi giorni dall’Expo, di cui Marchesi è Amabassador, l’Italia ha la grande occasione per dimostrare ciò che sa ancora fare e, come scrive Marchesi, cosa può fare : ” perché basta che questo Paese lo voglia ed è capace di saltare qualsiasi ostacolo.Ricominciamo, oggi, a saltare gli ostacoli che abbiamo di fronte e tutti, noi per primi, ritroveremo l’Italia che si fa rispettare, forse anche temere”.
Partire dalla terra quindi, dai nostri avi che la coltivavano e ne aspettavano con trepidazione i frutti, uniti a lei in un grande abbraccio. I frutti della terra, prima di tutto il grano e quindi il pane, alimento per eccellenza che ha connotato lo sviluppo della civiltà.Ricorda ancora Marchesi: “I greci usavano una bellissima metafora, chiamando gli uomini: mangiatori di pane, il contrario di bruti.
Grano uguale farina, pane , pasta. Il simbolo principe del nostro paese. Tutti elementi di ciò che oggi viene rivalutato per la buona salute del corpo e dell’anima, elementi di quella dieta “mediterranea” , che ci appartiene da sempre.
Non possiamo che essere ancora una volta essere d’accordo con Marchesi pensando che “la pasta è un segno di civiltà. L’importante è non sciuparla, gustandola il più possibile per ciò che è, masticando e cogliendo il sapore del grano. La pasta per me rappresenta la semplicità, una semplicità che non esclude l’eleganza, anzi la sposa come nel caso degli spaghetti caviale ed erba cipollina.
Roberta Capanni
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