EgNewsI Viaggi di Graspo

GRASPO porta l’identità dei vitigni rari di Verona a Vinitaly

GRASPO porta l'identità dei vitigni rari di Verona a Vinitaly Si chiude in grande stile la quattro giorni di GRASPO al Vinitaly

GRASPO porta l’identità dei vitigni rari di Verona a Vinitaly

Si chiude in grande stile la quattro giorni di GRASPO al Vinitaly con la presentazione allo stand della Regione Veneto del nuovo libro dedicato ai vitigni rari veronesi.

Una esperienza condivisa con il Presidente della Provincia di Verona Flavio Massimo Pasini ed il Presidente della Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza Remo Pedone tanti degli autori del libro.

“Il grande vantaggio competitivo del vino italiano è quello di essere inimitabile perché la diversità genetica che troviamo in Italia gli assicura una prerogativa significativa davanti ai cambiamenti climatici. Nascosto da qualche parte tra i vasti vigneti d’Italia c’è un’uva più adatta a resistere alla siccità, al caldo, all’umidità o qualunque altra sfida possa presentarsi. Ecco perchè il vino italiano è pronto ad un nuovo inizio”. 

Questo il pensiero di  Monica Larner, una delle più qualificate giornaliste internazionali del vino sull’importanza di salvaguardare e valorizzare i vitigni rari o ancora sconosciuti che costituiscono la ricca biodiversità viticola del nostro paese.

E di vitigni rari e sconosciuti si parla nel primo capitolo di questo libro dove Attilio Scienza sottolinea che la  diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia di anni di selezione, è un’eredità che la natura ed i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio. Una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre. Questa diversità non ha solo un valore biologico in quanto fase di un processo evolutivo naturale, sebbene guidato dall’uomo, ma è anche una risorsa economica che suscita l’interesse crescente del consumatore per i vini prodotti da questi vitigni “rari” e molte attività economiche, dal turismo all’alimentazione, fanno leva su tale richiamo.

Abbiamo quindi ricostruito l’evoluzione della viticoltura veronese dal punto di vista produttivo ed ampelografico non solo riportando le più interessanti testimonianze bibliografiche ma sottolineando l’originalità di questo percorso con le testimonianze di agronomi, come Enzo Corazzina ed Ermanno Murari e di Enologi come Giuseppe Carcereri de Prati e Alberto Sabaini che hanno seguito direttamente questa trasformazione nel territorio veronese.

In questo percorso di conoscenza emerge con forza che Verona ha una sua specifica identità ampelografica.

Così accanto ai vitigni Veronesi storici più noti come Garganega, Corvina Rondinella, Cortese e Durella possiamo oggi considerare Oseleta, Forselina, Denela, Spigamonti, Elmo,  Dindarella, Simesara ed altri come vitigni identitari da ascrivere al patrimonio ampelografico di questa provincia.

E se questi vitigni pur essendo rari erano comunque conosciuti da ampelografi e ricercatori ecco che il percorso di ricerca  di G.R.A.S.P.O. può dire di aver messo in evidenza con questa  pubblicazione una serie sorprendente di vitigni che, come diceva Monica Larner, oltre che essere praticamente sconosciuti possono essere molto utili.

Si chiamano  Brepona, Ottavia, Saccola Bianca, Leonicena, Rossa Burgan, Pontedara, Quaiara, Liseiret, quasi tutti ritrovati in areali estremi dove non si pensava potessero esistere e tutti con caratteristiche espressive assolutamente intriganti ed originali.

Se la Brepona per oltre 100 anni si era nascosta tra le vecchie vigne di Garganega nel veronese oggi ritrovata e vinificata in purezza si dimostra un bianco moderno e vivace caratterizzato da sapidità e salinità, la Saccola Bianca e l’Ottavia individuate in Alta Lessinia  hanno  invece un profilo tagliente con un patrimonio acidico che può rinfrescare qualsiasi base spumante.

 La Leonicena oltre che la capacità di conservare freschezza ed acidità nelle stagioni più calde anche in areali di pianura sta dimostrando un’interessante resilienza alla flavescenza dorata, che dire poi della Rossa Burgan geneticamente originata da un incrocio naturale di Cavrara con Garganega che sembra non aver bisogno di alcun trattamento, con ciclo vegetativo molto lungo e capace di donarci un rosso forse un po scarico di colore ma con un gusto intrigante ed originale.

Se invece cerchiamo il colore e la rusticità ecco la Pontedara anch’essa figlia della Lessinia in grado di sorprendere per complessità e potenza in grado di esaltarsi con lunghi affinamenti.

Anche se non completamente sconosciuti meritano tutta la nostra attenzione la Quaiara, recentemente iscritta da Graspo nel Registro del Ministero, che non solo può dare un vino rosso speziato e moderno ma ha una grande responsabilità genetica essendo il genitore di vitigni molto conosciuti come la Glera e la Molinara, ed il Liseiret o Gouais Blanc ritrovato stranamente in Lessinia dove si esprime con acidità importanti che conserva bene anche coltivato in areali più pianeggianti, a cosa potrebbe servire ce lo conferma il suo valore genetico avendo contribuito in migliaia di anni a generare tantissimi vitigni oggi molto noti come lo Chardonnay, Gamay e Riesling Renano.

Tutti vitigni che insieme concorrono a riscrivere ed ampliare l’identità ampelografica della provincia di Verona. 

Siamo altresì convinti che tra i vitigni recentemente ritrovati da GRASPO in Alta Lessinia ed i tanti vitigni storici del territorio veronese esistano anche legami genetici molto forti quasi da poterli considerare un’unica grande ed identitaria famiglia.

Una tesi suggestiva che va dimostrata ricostruendo il Pedigree di tutti questi vitigni, un progetto già in essere presso il CREA di Conegliano per tutto l’areale regionale che vede il supporto concreto anche di GRASPO in questa preziosa attività di recupero del germoplasma viticolo.

Un’indagine molto approfondita mediante l’analisi del DNA con marcatori molecolari (microsatelliti o SSR) per la ricostruzione dei rapporti di parentela di ogni singola varietà di vite. Oltre alla evidente rilevanza scientifica, un’indagine di questo tipo, che si avvale di tecniche di analisi oggi ben consolidate, porterà ad un avanzamento nella conoscenza della storia del germoplasma viticolo anche di Verona da impiegare come supporto alle attività culturali ed economiche che ruotano intorno al turismo enogastronomico, alla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tipici.

Vitigni dal passato per i racconti del futuro.


Grazie per aver letto questo articolo...

Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio