Gin e vodka le bevande più inquinanti
Anche il rum e tequila non è da meno, vi raccontiamo una favola che potete leggere anche ai vostri nipoti.
Il sole picchiava sui campi dorati di grano, un mare ondeggiante sotto il cielo d’estate.
Nonno Elio, con le mani rugose e lo sguardo sereno, osservava le spighe mature.
“Da questi chicchi,” diceva ai nipoti, “nascerà la vita, sotto forma di pane e, a volte, di spirito.”
Ma nonno Elio sapeva anche che non tutti gli spiriti erano uguali.
La distilleria del paese, con i suoi alambicchi scintillanti, produceva gin e vodka.
L’aria profumava di cereali fermentati, ma dietro quel profumo si celava un segreto meno piacevole.
Per nutrire quella produzione, i campi venivano irrorati di pesticidi, e fiumi di acqua pura venivano consumati per la distillazione, un processo energivoro che lasciava un’impronta pesante sulla terra.
Più a sud, sotto il sole cocente del Messico, si estendevano le piantagioni di agave blu, da cui nasceva la tequila.
Quelle terre, un tempo fertili, mostravano ora i segni dell’erosione, provocate dalla monocoltura intensiva e dall’enorme sete delle piante di agave.
Stessa storia per le piantagioni di canna da zucchero nei Caraibi, da cui si ricavava il rum: un paradiso tropicale che soffriva per nutrire la sete del mondo.
Ma nonno Elio portava i nipoti anche tra i filari delle sue vigne.
Lì, tra i profumi della terra e delle foglie, spiegava l’importanza del rispetto per la natura. “La vite,” diceva, “è una creatura generosa, ma va trattata con cura.
Senza pesticidi, senza forzature, solo con amore e rispetto.”
Il suo vino, frutto di una sapienza antica, era leggero sulla terra e gioioso per il cuore. Un sorso di quel nettare racchiudeva il sapore del sole, della terra e del lavoro paziente dell’uomo.
Poi, un giorno, i nipoti scoprirono il sidro.
Un profumo di mele mature inebriava l’aria del piccolo frutteto.
La fermentazione naturale, lenta e silenziosa, trasformava il succo in una bevanda frizzante e leggera.
Un processo semplice, che richiedeva poca energia e rispettava il ritmo della natura.
I nipoti compresero allora la lezione di nonno Elio: ogni scelta ha un impatto, anche un semplice bicchiere. C’era lo spirito che inquinava la terra con la sua sete insaziabile, e c’era lo spirito che nasceva dalla terra, nutrendola a sua volta. C’era lo spirito che portava con sé il sapore amaro dello sfruttamento, e c’era lo spirito che sapeva di festa e di condivisione, nel rispetto del mondo che ci ospita. La scelta, alla fine, era nelle loro mani.
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