Gambero Rosso Academy, G.R.A.S.P.O. sale in cattedra
Una esperienza di oltre 150.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando 150 produttori, eseguendo 250 prelievi di materiale vegetale con 150 analisi del DNA per stabilire l’identità dei vitigni, scoprendo ad oggi 15 nuove varietà di uva e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 100 microvinificazioni.
Una costante azione di monitoraggio condivisa in tanti progetti con Istituzioni, Centri di Ricerca ed Università dalla Val d’Aosta alla Sicilia, con due vitigni iscritti al Registro del Ministero.
Una intensa attività di divulgazione con degustazioni, presentazioni, master class e la pubblicazione di tre libri sulla Biodiversità Viticola in Italia e sulle nuove sfide del cambiamento climatico.
Un grande lavoro testimoniato dettagliatamente in pubblicazioni, articoli su testate generaliste e di settore, comunicato sui social come Associazione Graspo.
Questo forse il curriculum che ha convinto gli organizzatori del nuovo corso avanzato sul vino a cura di Gambero Rosso Academy con l’autorevole coordinamento del Prof. Attilio Scienza al coinvolgimento tra i tantissimi qualificati relatori anche del percorso di GRASPO.
Si tratta di un pacchetto di lezioni innovativo per fornire l’opportuità a pronduttori, viticoltori, manager e operatori della comunicazione di aggiornare le proprie conoscenze per approcciare al “vino di domani”. Il corso – Il vino del futuro – è dedicato ai professionisti del settore, ad ogni livello, grazie a una squadra di docenti e studiosi di altissima caratura.
A condurlo, come anticipato, Attilio Scienza, Professore ordinario di viticoltura alla Statale di Milano che ha sviluppato un ricco programma in quattro moduli su un metodo di lavoro nuovo, almeno per il mondo del vino, denominato «Design Thinking»: un viaggio completo che parte dalla materia prima tra soluzioni innovative e digitali, l’interpretazione dei nuovi trend, un’attenzione ai rischi d’impresa per generare un valore a tutto tondo per l’azienda, il mercato e gli stakeholder di ciò che sta dietro – e poi davanti – ad un calice di vino.
“ La salvaguardia e la valorizzazione dei vitigni minori” il tema sviluppato da GRASPO nell’ambito di questa iniziativa partendo dalla convinzione che la biodiversità della vite è a tutti gli effetti una risorsa culturale (e non solo colturale) dell’Italia.
La diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia di anni di selezione e determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo, è un’eredità che la natura e i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio: una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre.
Se si vuole quindi conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso le vicende che hanno accompagnato l’affermazione dei suoi vini, è necessario una riflessione che parta dai suoi vitigni, perché solo attraverso questi è possibile sviluppare la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale in genere.
I vitigni infatti sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori: gli uomini muoiono ma i nuovi abitanti, pur aggiornando le abitudini, mantengono e spesso incrementano i vitigni dei loro predecessori.
Un racconto che ha visto al centro della relazione quanto fatto da GRASPO in un comprensorio che ci ha sorpreso per la ricchezza in Biodiversità Viticola che ancora gelosamente conserva : la Lessinia.
Qui in areali marginali ed in ancestrali vigneti Liseiret, Saccola, Ottavia, Pontedara, Rossa Durlo, Saccola Bianca sono solo alcuni dei vitigni mai segnalati prima, rintracciati e studiati da GRASPO.
Vitigni con caratteristiche uniche, anche dal punto di vista genetico, alcuni fondativi, altri genitori accertati di varietà oggi molto importanti nell’ambito del panorama vitivinicolo non solo nazionale.
Vitigni che possono sicuramente contribuire per le loro caratteristiche ad interpretare al meglio questa fase climatica. Risulta ormai chiaro come il cambiamento climatico in atto sta fortemente condizionando le scelte tecniche in vigna e stilistiche in cantina per mitigare gli effetti di temperature sempre più alte e la carenza sempre più impattante della risorsa acqua, una rivoluzione che si accompagna anche all’evoluzione del gusto dei consumatori. Non si tratta quindi solo di uno spostamento ormai certificato dal vino rosso al vino bianco ma da vini importanti e strutturati verso vini più immediati, freschi ed eleganti.
Si cercano e si scelgono vini non troppo alcolici, non troppo concentrati con acidità più curiose ed originali e pH più bassi, vini immediati e sinceri con meno condizionamenti enologici.
Un cambiamento di stile epocale che vede spostare la viticoltura verso areali più freschi, scalando sensibilmente altitudini e pendenze con l’evidente rischio che questo possa compromettere in maniera definitiva equilibri ambientali ed identità paesaggistiche di grande suggestione.
Non conviene forse utilizzare invece quei vitigni originali di ogni territorio che in passato hanno manifestato caratteri di resilienza ai climi caldi?
In sostanza se cambia il clima e cambiano i gusti meglio cambiare i vigneti o i vitigni?
Questa la riflessione centrale portando tantissimi esempi di resilienza viticola legata a vitigni rari se non unici in un contesto ormai troppo semplificato.
Come la storica piantata di Urbana di Vernazola, le alberate dell’Asprinio, le centenarie vigne da muro sopravvissute alla Fillossera, come la Regina di Margreid, il Roter Horteling che quest’anno compie 423 anni certificati da un’iscrizione su pietra del 1601.
Ma come si preservano i vitigni rischio estinzione?
L’esperienza di GRASPO suggerisce di acquisire preliminarmente tutta la documentazione storica e bibliografica, coinvolgendo in maniera attiva i viticoltori locali più anziani e sensibili a queste tematiche.
Cercare di capire come era utilizzato questo particolare vitigno, da vino, da taglio, da mensa , da colore… per questo sono fondamentali le microvinificazioni che GRASPO attua serialmente fin dall’inizio del suo percorso. Il tutto va accuratamente tracciato, documentato con analisi e segnalazione di ogni singola pianta, con una particolare attenzione anche all’aspetto sanitario, virosi o altro.
L’identificazione del vitigno è oggi certificata dall’analisi del DNA e questo semplifica molto il lavoro con il confronto delle tante banche dati oggi disponibili.
La valutazione del rischio di erosione genetica è poi fondamentale per decidere come e se procedere.
Si possono qui usare indicatori diversi a seconda delle caratteristiche dei diversi areali: numero piante trovate, numero dei viticoltori, età degli stessi, campi di conservazione, vitigni più o meno noti e registrati, bottiglie realizzate in purezza..
Di sicuro ogni vitigno salvato dall’oblio può diventare un’opportunità di distinzione ed identità per i produttori che ci credono… e gli esempi incontrati per fortuna sono tanti: Timorasso, Baratuciat, Avanà, Dorona..ed almeno altri 100 come testimoniato nell’ultimo libro di GRASPO.
Il viaggio continua—-
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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