Dalla conferenza di presentazione non si è più saputo nulla della Fabbrica Italiana Contadina di Oscar Farinetti. La nuova creatura dell’imprenditore italiano FICO Eataly World, secondo i piani dovrebbe prendere vita il 4 ottobre. L’apertura del mega parco alimentare ha tutte le carte in regola per essere l’evento enogastronomico dell’anno.
Nato in collaborazione con il Centro Agroalimentare del comune di Bologna, sorgerà vicino alla facoltà agraria in zona S.Donato. I numeri del progetto che si svilupperà su otto ettari sono impressionanti. All’interno del Fico Eataly World si potranno provare tantissimi piatti della tradizione italiana, insieme alle ricette frutto dell’innovazione e della ricerca in campo alimentare.
I quaranta punti di ristoro saranno in grado di soddisfare le fantasie alimentari di ognuno. Dalla cucina stellata di Enrico Bertolini, allo street food, all’osteria in cui assaggiare tutte le specialità e i prodotti tipici regionali. Il tutto suddiviso tra 40 luoghi di ristoro a vario titolo e ben 16 ristoranti, che vedranno alternarsi i più quotati chef nazionali.
Quaranta saranno anche i punti di produzione del cibo disseminati negli spazi esterni, vere e proprie fabbriche alimentari per un ciclo continuo ed un giro d’affari che non è difficile preannunciarsi mastodontico. E poi i laboratori, dove sarà possibile imparare e vedere da vicino come nascono i cibi, ma anche le fattorie didattiche con gli allevamenti di animali, campi coltivati all’aperto, giostre per i bimbi, un teatro, un cinema, addirittura un albergo con 200 camere.
Un vero e proprio monumento all’enogastronomia, dalle dimensioni così imponenti da fare impressione eppure realizzato con incredibile agilità burocratica. Quasi che non sembra di essere in Italia. Un’impresa di sicuro successo, capace di portare posti di lavoro e notevoli benefici al territorio che lo ospiterà. Un indotto che coinvolgerà più di 80 aziende per un totale di 2000 fornitori. Un’operazione alla Farinetti, senza ritardi ne contrattempi.
Mai un problema, in aperto contrasto con il resto dell’imprenditoria italiana che incappa sempre nelle immancabili lungaggini burocratiche. Un fattore che sembra inesistente per l’inventore di Eataly oppure un indice della sua bravura nello schivare ogni tipo di ostacoli. Fondamentale per questo anche la scelta dei partner giusti che nel progetto da 100 milioni, misto pubblico e privato, sono il comune di Bologna, con 55 milioni e le Coop Cmb di Carpi e Cefla di Imola.
Eliminazione degli sprechi e rispetto dell’ambiente tra gli obiettivi principali, da conseguire attraverso i criteri della sostenibilità ambientale. In questo senso tra le iniziative principali, la costruzione dell’impianto fotovoltaico più grande d’Europa e l’isolamento termico degli interni per prevenire la dispersione di calore. In fase di presentazione l’Amministratore delegato di Fico, Tiziana Primori, aveva illustrato l’accordo con Enit volto alla promozione del cibo italiano.
Lo stesso direttore dell’Enit, Giovanni Bastianelli, aveva poi spiegato come una delle leve promozionali saranno i prodotti, la loro produzione e lavorazione nell’ambito tradizionale della culturale Italiana. Insomma un grande vetrina della qualità e dell’Italian Style mutuato attraverso la produzione enogastronomica Italiana d’eccellenza. Nobili fini che però si vestono di business grazie al nome stategico di Eataly attraverso il quale il mondo intero identifica le aziende selezionate come la qualità Italiana in assoluto.
Come dire che è Farinetti a decidere cosa rappresenti la qualità dell’enogastronomia Italiana o meno. Sui criteri della scelta si potrebbe discutere all’infinito. Di certo è una bella responsabilità ma in fondo per un paese che non riesce a cancellare dal mercato internazionale Parmesan e Prosekko forse è meglio questo che niente.
Bruno Fulco
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