Ferrari spumanti, la storia siamo noi
La famiglia Lunelli ha festeggiato nello spendido scenario della cinqucentesca Villa Margon i 120 anni della storica maison fondata nel 1902 dal “sior” Giulio Ferrari.
Due giorni di festeggiamenti in pompa magna nello spendido scenario della cinquecentesca Villa Margon, prestigiosa sede di rappresentanza della Cantina, per i 120 anni di fondazione della casa spumantistica Ferrari. Un mito che nasce grazie alla lungimiranza di un giovane imprenditore della Valsugana, Giulio Ferrari, e al sogno di creare in Trentino uno spumante degno di confrontarsi con i migliori Champagne francesi.
Certamente molto è cambiato da quel lontano 1902 quando Giulio Ferrari decise di avviare una piccola cantina a due passi dal Duomo di Trento per produrre poche, selezionatissime bottiglie. Quel che è rimasto immutato da allora è la continua ricerca dell’eccellenza, insieme allo spirito innovatore, all’attenzione alle persone e al fortissimo legame con il territorio trentino.
Valori che hanno sempre guidato la visione imprenditoriale della famiglia Lunelli, giunta alla terza
generazione, che festeggia quest’anno 70 anni al timone dell’azienda: una visione per cui l’impresa
non si limita alla creazione di valore per gli azionisti, ma deve generare anche benessere, sicurezza
e bellezza per chi vi lavora e per la comunità che la ospita.
Giulio Ferrari, un vero pioniere per la spumantistica trentina
Giulio Ferrari fu un vero e proprio pioniere per la spumantistica trentina. Una storia emblematica la sua che fa onore al Trentino. Nato nel 1879 a Calceranica, sulle sponde del lago di Cadonazzo, da una famiglia della borghesia agricola trentina, dopo le scuole primarie egli frequenta l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Ultimato il biennio di studi agronomici, nel 1897 con l’entusiasmo di un diciottenne parte per la Francia dove si specializza in viticoltura alla prestigiosa Ecole Supérieure Agronomique di Montpellier. Nel 1900 si trasferisce in Germania nella regione del Reno e qui, incuriosito dalle metodiche di vinificazione, si iscrive al Botanisches Institut di Geisenheim. Studente modello, per sperimentare concretamente quanto appreso, decide di recarsi nel territorio della Champagne, precisamente a Épernay, dove l’amico Pierlot, che aveva conosciuto a Geisenheim, gli propone uno “stage” lavorativo.
E’ qui che intuisce le analogie pedoclimatiche delle colline di Reims con le montagne del Trentino. In seguito ritorna a Montpellier dove è assunto dal vivaista Richter e dove perfeziona la conoscenza della moltiplicazione delle talee e dell’innesto della vite.
Le esperienze del “sior” Giulio in Francia, Tunisia e Germania
Grazie alla ditta Richter ha anche l’opportunità di sperimentare le nuove tecniche di coltura della vite in Tunisia, all’epoca colonia francese. Dopo oltre cinque anni trascorsi in Francia, in Germania e in Tunisia, Giulio Ferrari torna in Trentino, la sua terra natale, per trasferirvi le esperienze accumulate. Intuisce la straordinaria vocazione spumantistica del Trentino e comincia a diffondere, per primo in Italia, le barbatelle di Chardonnay. Dalle barbatelle alla spumantizzazione il passo è breve e così comincia a produrre poche selezionatissime bottiglie con il metodo “champenois”. Bottiglie che da subito entrano nel cuore dei cultori più esigenti che mai, in Italia, avevano assaggiato spumanti così eleganti, fini e sorprendenti.
Nel 1952, non avendo figli, Giulio Ferrari cede la cantina a Bruno Lunelli
Non avendo figli, Giulio Ferrari cerca un successore cui affidare il suo sogno. E fra i tanti pretendenti sceglie Bruno Lunelli, titolare di una famosa enoteca in largo Carducci a Trento. Il passaggio di proprietà avviene nel 1952. “Ho firmato una montagna di cambiali” (si parla di 30 milioni di lire) confesserà Bruno Lunelli agli amici che all’epoca frequentavano l’enoteca per gustarsi un Marsalino o un vino dolce dei Castelli Romani.
Grazie alla passione e al talento imprenditoriale, Bruno Lunelli riesce in pochissimo tempo – siamo nella prima metà degli anni Cinquanta – a incrementare la produzione, senza mai scendere a compromessi con la qualità, seguendo quella stessa linea tracciata dal fondatore. Nel 1965, quando Giulio Ferrari muore all’età di 86 anni, le 10 mila bottiglie custodite nella storica cantina del “sior” Giulio in via Belenzani erano già diventate 60 mila, ragion per cui si decise di spostare la cantina in uno spazio più grande, in via Verdi. Nel 1969 Bruno Lunelli, a 63 anni, decise di passare il testimone ai figli con queste parole: “Giovanotti, quel che ho fatto ho fatto. Perciò passo la mano e cedo la Ferrari a voialtri. Se mai un giorno aveste bisogno di una parola saggia, dell’esperienza di un vecchio o di una firma di garanzia in banca, sapete dove trovarmi”. Morirà pochi anni dopo, nel 1973. La tradizione continua con i figli: Franco, Gino e Mauro, la maison Ferrari diventa leader in Italia e sinonimo del brindisi italiano per eccellenza.
Il boom con la seconda generazione: da 60 mila a un milione di bottiglie
La seconda generazione dei Lunelli (Franco, Gino e Mauro) è quella della crescita esponenziale, che passa dalle 60 mila bottiglie al milione di bottiglie. Nel 1971 la cantina si trasferice dal centro storico cittadino a Ravina, alle porte di Trento: un edificio in legno che non passa inosservato a chi percorre l’autostrada del Brennero. Nel 1972 l’enologo di famiglia Mauro Lunelli crea il mitico Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, icona della maison trentina con le uve Chardonnay della tenuta Pianizza.
Nel 1992 altro passaggio importante: la costruzione dell’avveniristico edificio in vetrocemento che amplia lo stabilimento di Ravina: un ettaro di sede fuori terra e tre ettari di cantine sotterranee che consentono di incrementare la produzione che oggi sfiora quota 7 milioni di bottiglie.
Fondamentale il ruolo dell’enologo Ruben Larentis
Fondamentale nell’exploit del marchio Ferrari il ruolo dell’enologo trentino Ruben Larentis che quest’anno festeggerà la sua trentasettesima vendemmia. Arrivato in azienda nel 1985 ha collaborato per molti anni con Mauro Lunelli diventando nel 1997 “chef de cave” con la piena responsabilità delle scelte in cantina. Due terzi delle bottiglie targate Ferrari prodotte in questi 120 anni, circa 140 milioni sono state prodotte dal 1997 in poi. Sono nati nuovi Ferrari, nuove bollicine, nuove riserve. In quegli anni hanno visto la luce alcune delle etichette destinate a entrare nella storia: il Ferrari Maximum Brut Blanc de Blancs, il Ferrari Rosé, il Ferrari Perlé millesimato, le Riserve Lunelli. Oggi, a distanza di 120 anni, Ferrari è sinonimo di bollicine in Italia e nel mondo. Spumanti unici, vere e proprie icone che esaltano lo stile di una cantina senza eguali e un territorio – il Trentino – che ha dimostrato di poter competere ad armi pari con le migliori bollicine del mondo, Champagne compreso.
Una “maison” che si è mantenuta fedele al sogno del fondatore
Oggi il timone è nelle mani della terza generazione, la new generation: Matteo, Marcello, Alessandro e Camilla Lunelli, garanti del sogno e dei valori del mitico “sior” Giulio e di nonno Bruno. Lo ha ribadito il presidente e amministratore delegato delle Cantine Ferrari Matteo Lunelli nel prendere la parola di fronte agli ospiti (imprenditori, buyer, winemaker, politici, amministratori locali, giornalisti) accorsi ieri in occasione dei brindisi che hanno accompagnato le sfiziose proposte gastronomiche preparate dalla brigata di cucina del tristellato ristorante bergamasco “Da Vittorio” e dallo staff di Locanda Margon. Proposte sfiziosissime all’insegna del territorio (dagli amuse bouche alle nuvole di polenta soffiata, dai salumi ai formaggi trentini) dal team dello stellato Edoardo Fumgalli. Piatti di pesce (crudo e cotto) e straordinaria carrellata di dessert, con spettacolare e coreografica torta “nuziale”, dal team di Francesco Cerea, responsabile della ristorazione esterna e delle pubbliche relazioni del gruppo “Da Vittorio”.
Trentodoc, 64 aziende associate per 12 milioni di bottiglie
“Siamo orgogliosi di portare avanti il sogno di Giulio Ferrari e la visione imprenditoriale di nonno Bruno – ha detto commosso Matteo Lunelli – convinti di poter generare benessere per chi vi lavora e per la comunità che ci ospita, dimostrando responsabilità sociale e una forte attenzione all’ambiente. Possiamo guardare al futuro con ottimismo nonostante il periodo difficile che stiamo vivendo: guerra, crisi economica, inflazione. Il Trentodoc ci darà ancora con le sue bollicine di montagna grandi soddisfazioni. L’importante è l’unità di intenti. Oggi all’Istituto Trentodoc aderiscono 64 aziende e le bottiglie vendute sono oltre 12 milioni. Quando in azienda nel 1958 entrò lo zio Gino in Ferrari lavoravano tre dipendenti, oggi siamo più di 300. E in dieci anni abbiamo raddoppiato il fatturato”.
I grandi traguardi raggiunti e le sponsorizzazioni: Americas Cup e Formula 1
Matteo Lunelli ha quindi ricordato i grandi traguardi raggiunti: per ben quattro volte le bollicine Ferrari hanno trionfato al The Champagne & Sparking Wine World Championship. «Questo» – ha precisato – conferma come aveva giustamente intuito Giulio Ferrari: la versatilità delle uve trentine di montagna per la produzione di grandi spumanti. Importante si è anche dimostrata la nostra sponsorizzazione all’America sCup e l’investimento come sponsor ufficiali del campionato del mondo della Formula uno di automobilismo”.
Ora c’è in vista il grande investimento per sviluppare ulteriormente lo stabilimento di Ravina, per il quale Matteo Lunelli ha ringraziato sia il Comune di Trento che la Provincia «per aver capito la grande valenza del progetto. Ma al centro di tutto il nostro operare, ci sono le persone, sono i nostri collaboratori ad ogni livello. Sono loro i grandi protagonisti che oggi ringraziamo».
Un passaggio importante è stato poi riservato al tema della sostenibilità: «L’azienda Lunelli si trova in perfetto e equilibrio fra emissioni di Co2 e recupero grazie alla scelta del metodo biologico per tutte le nostre aziende. La parte che ci mancava l’abbiamo pareggiata finanziando un parco eolico in Brasile, in questo modo rendiamo il sistema neutrale», ha precisato Marcello Lunelli. In alto i calici. Prosit.
Villa Margon, un gioiello del Cinquecento immerso tra i vigneti
I festeggiamenti per il 120° anniversario sono stati l’occasione per presentare la rinnovata bellezza di Villa Margon, gioiello cinquecentesco immerso nei vigneti e sede di rappresentanza del Gruppo Lunelli, che negli ultimi due anni è stata oggetto di importanti interventi di ristrutturazione nonché di un
attento lavoro di ricerca dal punto di vista storico e artistico.
Nei meravigliosi affreschi della Villa – che continuerà a restare aperta al pubblico – era già
raffigurata l’antica vocazione di queste terre alla produzione di vino, vocazione che Giulio Ferrari
ha saputo intuire e che l’azienda porta avanti con l’orgoglio di una tradizione importante ma con
lo sguardo sempre rivolto al futuro.
Un francobollo commemorativo delle Poste Italiane
Le Poste Italiane in occasione dei 120 anni della maison Ferrari, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, hanno realizzato un francobollo commemorativo con annullo speciale che va ad aggiunersi alla collezione di francobolli dedicati alla serie tematica “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico italiano”.
Il francobollo, che riproduce un calice di bollicine, sarà stampato in 500 mila esemplari e verrà distribuito a livello nazionale per tre mesi, al termine dei quali entrerà a far parte del Museo di Poste Italiane, con sede a Roma. E’ stata realizzata anche una cartella filatelica contenente una quartina di francobolli, un francobollo singolo, una cartolina annullata e affrancata e una busta primo giorno di emissione. Il francobollo e i prodotti filatelici correlati saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” delle principali città italiane e sul sito poste.it. (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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