Le gelate notturne di alcuni giorni fa che hanno colpito l’Italia, a pelle di leopardo, hanno causato seri danni non solo alle vegetazioni a terra ma soprattutto alle viti, in anticipo vegetativo, e non sono stati risparmiati né il Veneto né il Friuli.
Nelle notti intorno al 20 aprile scorso, con una notevole escursione termica di persino una ventina di gradi, la temperatura è scesa di poco sotto zero congelando le giovani foglie ed i germogli delle viti, su cui il sole del giorno ha creato un “effetto lente”, letteralmente “lessando” la vegetazione.
«Un evento così straordinario non si vedeva da oltre 40 anni» dice Giovanni Foffani, presidente di Confagricoltura Udine e viticoltore a Clauiano di Trivignano Udinese.
Ma alcuni vignaioli (nel Bellunese e nel Goriziano) hanno avuto una straordinaria idea: hanno preparato dei piccoli falò tra i filari e nel cuore della notte hanno acceso dei fuochi, attendendo l’alba, rifacendosi ad una tradizione di saggezza contadina.
Una simile iniziativa era già stata adottata in Francia, nelle zone della Loira e Borgogna, lo scorso anno proprio alla fine di aprile.
Nell’area tra Aquileia e la zona bassa dei Colli Orientali del Friuli, si teme per le varietà precoci: Glera (Prosecco), Chardonnay, Pinot grigio e Refosco. La situazione più grave si è registrata probabilmente nel Friuli Colli Orientali tra Manzano e Prepotto, da un lato, e nella Doc Collio verso Dolegna, dall’altro.
Non è possibile, per ora quantificare le ripercussioni sull’annata vitivinicola di queste gelate, bisognerà vedere come reagiranno le piante nel recuperare le ferite causate dall’evento, commentano gli esperti.
Maura Sacher
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