
Gli esploratori della biodiversità viticola all’università di Verona

Quando GRASPO sale in cattedra
Con la regia del Prof. Mario Pezzotti l’Associazione di ricercatori incontra presso la Sala Eugenia dell’Università di Verona gli studenti e i docenti del corso di Evoluzione delle Piante Coltivate della Laurea in Biotecnologie e di Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche, presentato i contenuti dell’ultimo libro dedicato ai Vitigni rari di Verona.
La biodiversità viticola rappresenta un patrimonio di inestimabile valore, non solo per la varietà e ricchezza genetica che essa racchiude, ma soprattutto per il suo potenziale nel fornire risorse utili all’evoluzione assistita dall’uomo, ha esordito Mario Pezzotti, e questo volume nasce dall’esperienza maturata attraverso anni di ricerca, esplorazione, collezione, catalogazione e caratterizzazione delle varietà autoctone della provincia di Verona, con l’obiettivo di riscoprire, valorizzare e conservare un’eredità viticola che rischia di andare perduta.
Le tradizionali zone viticole veronesi custodiscono ancora oggi ceppi di antiche varietà, alcune delle quali sono state progressivamente abbandonate in favore di vitigni più noti e diffusi come quelli della Valpolicella, del Bardolino e del Soave. Tuttavia, queste varietà storiche rappresentano un bacino di alleli fondamentali per affrontare le sfide del cambiamento climatico e per mantenere una viticoltura dinamica e resiliente.

Già negli anni Ottanta, la pubblicazione sui “Vecchi Vitigni Veronesi” metteva in evidenza la ricchezza ampelografica della provincia e l’importanza di salvaguardare la diversità genetica delle viti locali. A distanza di cinquant’anni, il lavoro di identificazione e tutela di queste varietà attivata da GRASPO assume un valore ancora più rilevante.

La viticoltura veronese si articola oggi in quattro principali aree produttive: i Lessini e le valli vulcaniche del Soave, le valli della Valpolicella, l’areale gardesano con le DOC Bardolino e Custoza, e la zona pianeggiante, dove dominano i vitigni internazionali e quelli resistenti.
Ma oltre a queste varietà ormai consolidate, esiste un vasto patrimonio di vitigni minori la cui riscoperta può aprire nuove prospettive produttive. Alcune di queste varietà erano già note, ma penalizzate da contesti storici che privilegiavano la produttività alla qualità; altre, invece, erano completamente sconosciute e oggi si rivelano preziose per la freschezza, la resilienza e l’originalità dei vini che possono generare.
Questa pubblicazione hanno spiegato gli autori del libro, rappresenta il punto di arrivo di anni di lavoro, ma soprattutto un punto di partenza per nuove sfide.

I risultati ottenuti confermano come alcuni di questi vitigni possano ancora offrire un contributo significativo al sistema produttivo veronese, apportando nuove opportunità di differenziazione e valorizzazione delle produzioni locali. La biodiversità non è solo un valore da preservare, ma un’opportunità strategica per il futuro della viticoltura.
Un lavoro che si è svolto attraverso una puntuale ricerca bibliografica, una validazione prima ampelografica e poi anche genetica delle varietà, lo studio dei rispettivi territori, l’identificazione dei produttori custodi, il costante e puntuale monitoraggio fenologico, fino ad una sintetica descrizione ampelografica e, a seguire, tutte le operazioni di raccolta, vinificazione, analisi e imbottigliamento. Per le varietà più interessanti si sono anche prelevate le marze per analizzarne, nel prossimo futuro, il comportamento nei diversi areali.
Molto interessante quindi anche il momento dedicato alla degustazione di alcuni antichi vitigni veronesi come la speziata Brepona, la singolare Bigolona, il vibrante Liseiret, la succosa Marcobona, le due gemelle diverse Dindarella e Pelara, la sorprendente e resiliente Leonicena, l’originale Forselina e la nostrana Simesara, la sorprendente Rossa Burgan figlia di Garganega e Cavrara, l’elegante Quaiara fino alle figlie dell’Alta Lessinia Saccola, Pontedara ed Ottavia. Vitigni rari che GRASPO ha individuato, seguito, studiato e vinificato negli ultimi anni di ricerca anche grazie a tanti viticoltori custodi che hanno voluto condividere questa esperienza all’Università.
Il viaggio continua…
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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