Eataly passa di mano tramonta l’era di Natale alias Oscar Farinetti & family
Dopo il tentativo non riuscito di quotare in borsa il gruppo fondato nel 2003 è arrivato il momento di una svolta.
Il 52 % delle azioni passa a Investindustrial di Andrea Bonomi e la Farinetti family scende dal 58,1 % al 22 % del capitale.
Il nuovo azionista maggioritario ha le idee ben chiare.
Le aziende italiane sono connotare da ridotte dimensioni mentre Investindustrial ricava dalla gestione ordinaria 1,6 miliardi.
Secondo Andrea Bonomi Eataly rappresenta un fattore unico e innovativo che ha portato una grande rivoluzione nel concetto del cibo italiano di qualità nel mondo.
Le nuove risorse servono a consolidare e sviluppare la crescita di Eataly in Italia e nel mondo.
L’aumento di capitale ammonta a 200 milioni di euro e serve ad acquisire il 40 % di Eataly Usa detenuto dalle famiglie Bastianich e Saper.
Inoltre azzera il debito netto di 22 milioni di euro con i quali Eataly Spa ha chiuso la gestione 2021 e a 31 complessivi a livello consolidato.
La partecipazione a FICO Eataly World di Bologna è stata svalutata del 100 % e i’indebitamento del gruppo ha superato 200 milioni di euro complessivamente.
105 milioni di debiti sono nei confronti della SACE che è una Spa controllata in parte dal Ministero delle Finanze e in parte dal Ministero delle Risorse Economiche.
L’idea che ci fosse spazio in Italia per un formato come FICO si è rivelata sbagliata e fallimentare.
La pandemia e più recentemente la guerra non hanno ovviamente aiutato il progetto.
Alcuni punti Eataly in Italia sono stati chiusi ma secondo Bonomi ci sono ottime prospettive in Asia e negli Usa.
FICO non nasce a Bologna per caso.
Gli appoggi politici di Natale alias Oscar Farinetti hanno facilitato la realizzazione del parco tematico.
Il socio di maggioranza era il comune di Bologna e così sorse la cittadella del cibo.
Il luogo e il formato scelti non hanno funzionato nonostante tutte le agevolazioni delle quali FICO e Eataly hanno goduto.
Ma nessun legame col territorio e l’assenza di collegamenti rapidi con Bologna e Milano hanno trasformato FICO in una cattedrale nel deserto.
Negli anni sono cresciuti i visitatori provenienti da fuori Bologna mentre sono calati ben del 32 % i Bolognesi.
FICO è senza una sua identità ed è percepito al pari di un altro centro commerciale nemmeno tanto innovativo che offre somministrazione e vendita di prodotti alimentari.
Oltretutto se i visitatori trovano lo stesso prodotto a prezzi inferiori in altre strutture non si giustificano la differenza di costo.
Bernardo Caprotti fondatore di Esselunga disse di Farinetti che era sbarcato a Milano pretendendo di insegnare cosa e come era il food/cibo.
“Vendeva frigoriferi e televisori e ora sa tutto di cibo.
È diventato l’oracolo, un grandissimo esperto”.
Secondo Farinetti & family era il momento di acquisire nuove energie e soprattutto capitali freschi.
La Farinetti family non vuole abbandonare Eataly e ha scelto di fare posto ai capitali, alle strategie e alla determinazione di Investindustrial.
Anche e soprattutto per alleggerire i tanti debiti accumulati negli anni causati principalmente da FICO, dalla pandemia e recentemente dalla guerra.
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