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DM pesca artigianale crea disparità tra mestieri

Ecco l’ennesima dimostrazione di una burocrazia che combina casini e un ministro che ancora una volta non ascolta le categorie. Ancora una volta questo ministro fa regole che danneggiano l’economia di chi lavora con le proprie mani, oltretutto valide solo per l’Italia.

“Il decreto di prossima pubblicazione in Gazzetta, ma già annunciato sul sito MIPAAF, rappresenta un’occasione mancata per rilanciare e valorizzare la pesca artigianale.

Un settore che ha bisogno di un piano di rilancio per superare le difficoltà create soprattutto dalla pesca illegale, ma anche dall’impatto sempre più grave degli inquinanti ambientali sulle aree di mare interessate” commenta l’Alleanza delle Cooperative Italiane pesca.

 

“Imporre una distinzione tra la piccola pesca artigianale e la piccola pesca, dove la prima è un sottoinsieme della seconda, introduce elementi distintivi che non giovano alla categoria. Così facendo si genera conflittualità tra mestieri che operano nelle stesse aree, continuano i vertici dell’Alleanza.

Si introduce anche disparità tra operatori comunitari, perché ci si allontana dalla definizione comunitaria di pesca costiera artigianale che la definisce come quella esercitata da navi di lunghezza fuori tutto inferiore a 12 metri che non utilizzano attrezzi trainati. In Italia invece si sceglie di escludere dalla definizione di artigianale tutte quelle imbarcazioni che hanno in licenza le piccole reti derivanti ed i palangari.

Una scelta di difficile comprensione, di cui fatichiamo a comprendere la ratio, soprattutto se si considera che in un solo colpo vengono spazzate oltre 4500 imbarcazioni che hanno il palangaro in licenza, che pur rientrando nella definizione comunitaria di piccola pesca, ne uscirebbero per una nuova definizione solo italiana. In Italia secondo la nuova definizione nazionale resterebbero solo 3.713 dedite alla piccola pesca artigianale.”

 

“Il decreto – conclude l’Alleanza- di fatto impedirà alle imbarcazioni con palangaro e piccole derivanti di creare nuovi Consorzi di gestione, ostacolando l’avvio di percorsi di gestione sostenibile della pesca e sulle possibilità di utilizzo delle risorse FEAMP, per le quali chiediamo con forza che vengano mantenute per tutte le imbarcazioni che rientrano nella definizione comunitaria.

Dubbi e perplessità che abbiamo espresso da oltre un anno al MIPAAF ma che sono cadute nell’oblio o, chissà, perse nei cassetti della burocrazia”.


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