Distillati, grappe e liquori, quale futuro?
Il gin continuerà a dettare legge in Italia con un ritorno alle origini dopo un periodo di eccentriche sperimentazioni. Ed è “boom” anche per gli amari artigianali. La parola all’esperto: Antonio Beneforti.
Quale futuro per i distillati, le grappe e i liquori?
Se ne è parlato alla Fiera di Parma in occasione della presentazione del catalogo 2024 dell’azienda trentina Proposta Vini di Gianpaolo Girardi. Scovare in anticipo le tendenze degli “spirits” è un’impresa tutt’altro che semplice.
L’anno scorso, ci si aspettava un deciso aumento degli analcolici, ma in Italia questo trend, contrariamente a quanto assistiamo negli Stati Uniti, non ha mai spiccato il volo.
In Italia il settore è strettamente intrecciato con il mondo del cibo
Nel BelPaese, l’atto di consumare alcol è strettamente intrecciato con il mondo del cibo.
La cucina italiana, rinomata per i suoi sapori intensi e gustosi, rende l’esperienza dell’alcol un modo per equilibrare e arricchire il corpo.
In Italia molto spesso l’uso di bevande no alcol è influenzato da varie sfaccettature della vita quotidiana, come la gravidanza, motivi di salute o la ricerca di una migliore forma fisica.
Per questo motivo, a differenza di altri Paesi, è raro trovare qualcuno che rinunci completamente al consumo di alcol.
Il catalogo 2024 propone una selezione di 78 piccole realtà artigianali
Gianpaolo Girardi ha affidato il compito di illustrare questa intricata realtà ad Antonio Beneforti, esperto selezionatore di Proposta Vini, una delle principali aziende di distribuzione in Italia.
Con il catalogo “Proposta Spirits“, l’azienda di Cirè di Pergine offre un’accurata selezione di 78 piccole realtà artigianali del mondo della distillazione e 95 referenze selezionate.
Gin, una tradizione sacra che ha plasmato il palato del BelPaese
Nel cuore della nostra Italia, dove la tradizione è sacra, è previsto che il gin continuerà a dettare legge, come ha fatto negli ultimi dieci anni, presentando nuove esperienze e raccontando storie uniche.
Dopo un periodo di sperimentazioni con gin eccentrici, il 2024 segnerà un ritorno al classico, al gin autentico che incarna il puro sapore di ginepro, un’eleganza intramontabile e una tradizione che ha plasmato il palato italiano.
All’interno del vasto mondo dei gin, emerge con forza la tendenza del “gin fruit”. Questo particolare stile di gin, arricchito da aromi fruttati, sta guadagnando popolarità in modo significativo. L’Italia, con la sua diversità territoriale, rappresenta un autentico tesoro per la produzione di gin.
Basta spostarsi da una vallata all’altra nella stessa provincia o nella stessa regione per scoprire tradizioni e botaniche uniche. Questa varietà consente a chiunque si dedichi alla produzione di gin di creare una bevanda completamente diversa da quella del vicino.
Un esempio affascinante si trova in Sicilia, dove i liquori con arance si distinguono per il territorio di provenienza, regalando al consumatore un’esperienza sensoriale unica.
Il 2024 si profila come un anno in cui il gin, tornando alle sue radici, esplorerà nuove sfumature, creando connessioni più profonde con la tradizione italiana e offrendo un viaggio attraverso la ricchezza dei suoi territori.
Il ritorno degli amari artigianali, un’antica tradizione italiana
Stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione nel mondo degli amari artigianali, un fenomeno che si sta manifestando in modo significativo, e in particolare nel 90% dei casi proprio in Italia, dove questa tradizione ha radici profonde.
Noi italiani abbiamo un rapporto speciale con l’amaro, che ha sempre fatto parte delle nostre abitudini post cena, un’alternativa alla grappa o un modo per concludere il pasto con un tocco di autenticità.
L’amaro sta vivendo un periodo di crescita straordinaria, con la comparsa di locali dedicati interamente a questa bevanda e con i bartender che osano sperimentare nuovi confini.
Addirittura, non è più un’eccezione trovare proposte di amaro e tonica come aperitivo, un connubio di sapori leggeri e gassati che regala un’esperienza piacevole e rinfrescante.
Nonostante la vasta gamma di nuove ricette che emergono, a differenza di altri settori come il vino o il gin, manca ancora un prodotto che emerga come l’amaro per eccellenza nella proposta artigianale italiana. Questo vuoto rappresenta un terreno fertile per nuove creazioni, mantenendo sempre saldo il legame con la tradizione italiana che il consumatore apprezza e abbraccia.
L’amaro, senza una “principessa” designata, continua a suscitare l’interesse e l’entusiasmo quotidiano, con nuovi prodotti che emergono costantemente, mantenendo viva la ricca tradizione italiana in questo affascinante universo del gusto.
Whisky, un fenomemo in costante espansione anche in Italia
Un fenomeno che sta crescendo in maniera significativa, ma che spesso passa inosservato, è il trend mondiale legato al whisky.
Un mercato in espansione a livello globale, con un aumento sia nella produzione che nel numero di consumatori. Non solo distillerie in luoghi iconici come la Scozia, ma anche in ogni angolo del mondo, Italia compresa, stanno vedendo la luce.
I consumatori di whisky stanno subendo una trasformazione demografica, coinvolgendo non solo gli intenditori più anziani, ma anche i giovani che stanno iniziando a esplorare questo affascinante mondo. Una delle chiavi di questo successo è la versatilità del whisky, perfetto per essere miscelato nei più classici e conosciuti cocktail. Questa caratteristica consente di trasmettere non solo il prodotto in sé, ma anche la passione e la cultura che circondano il mondo del whisky.
L’esperienza di degustazione di questo distillato in purezza diventa quindi il passo successivo, un viaggio che inizia con un cocktail ben fatto e si evolve attraverso la scoperta di sapori più complessi e profondi. Il whisky, in silenziosa crescita, sta diventando sempre più un elemento catalizzatore per un pubblico eterogeneo, trasformando il semplice atto di bere in un’esperienza ricca di sfumature culturali e gustative.
L’impegno concreto dei produttori e dei barman per la sostenibilità
Un trend trasversale che sta guadagnando sempre più slancio è quello della sostenibilità nel mondo degli spirits. Oggi esistono produttori di distillati che hanno abbracciato l’approccio “carbon free”, un impegno concreto verso la causa ambientale. Questa tendenza, nata inizialmente in Gran Bretagna tre anni fa, ha visto una crescita significativa durante il periodo del Covid.
In Italia, prevediamo – sostiene Antonio Beneforti – che sarà il trend dei prossimi anni. Alcuni cocktail bar all’avanguardia stanno già adottando azioni di sostenibilità, come il riciclo o l’utilizzo di materie di scarto. Questa visione si estende anche ai materiali utilizzati per bicchieri, strumenti e persino l’arredamento nei locali. Un ritorno all’uso di articoli usati, con una filosofia basata sul riciclo e sul recupero, sta diventando sempre più popolare.
Il Calvados e la sponsorizzazione per la creazione di nuovi alveari per le api
Nel panorama italiano, stanno emergendo nuovi produttori nel settore degli spirits e dei liquori che stanno facendo scelte consapevoli per ridurre l’impatto negativo sull’ambiente. Questi produttori non solo adottano pratiche sostenibili, ma anche realizzano opere benefiche, come la piantumazione di alberi o il sostegno a specifici territori o animali.
Un esempio è rappresentato dal nostro catalogo, che includerà un Calvados che non solo supporta, ma sponsorizza, la creazione di nuovi alveari per le api. Questo prodotto, definito “bee positive” per il suo impatto positivo sulle api, racconta una storia avvincente.
Nel processo di produzione, con la sperimentazione di piantagioni di mele, è stato constatato che la presenza maggiore di alveari in alcuni meleti contribuisce a una qualità aromatica diversa rispetto a quelle con una presenza minore di api.
Un’ape può davvero cambiare il gusto, trasmettendo un messaggio particolarmente significativo, soprattutto per i giovani consumatori consapevoli che cercano non solo un prodotto di qualità, ma anche un impegno etico verso l’ambiente.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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