Dal Gargano alle Dolomiti con… amore
Al “Manna Resort” 5 stelle di Doladizza (Montagna di Egna) serata gourmet con il pluristellato chef pugliese Matteo Ferrantino (Bianc Restaurant di Amburgo) e il resident chef (pure pugliese) Michele Iaconeta.
Un’oasi di pace nel silenzio di una natura incontaminata tra prati, boschi, vigneti e frutteti. Un luogo magico per un soggiorno all’insegna del relax e della tranquillità, lontani dal frastuono delle grandi città.
Benvenuti al Manna Luxury Resort di Doladizza-Kalditsch, minuscola frazione del comune di Montagna, località dolomitica che si affaccia sulla conca della Valdadige, un tempo famosa poichè era la stazione di transito del trenino delle Valli di Fiemme e Fassa, oggi meta di escursionisti, appassionati della mountain bike, ma soprattutto di quanti amano la tranquillità.
Realizzato dove un tempo sorgeva una vecchia segheria, l’esclusivo Manna Resort, un hotel di charme 5 stelle, è il “buen retiro” che Maria Luisa Manna sognava da tempo e che lei stessa descrive con queste parole: “Abbiamo desiderato portare una parte di tutto quello che c’è di bello nel mondo in questo piccolo angolo di Alto Adige. Uno scrigno di legno, roccia e acqua.”
Le 15 suites sono autentici microcosmi con terrazza e sauna privata
A contatto con la natura le Suites, gli Chalet, la Spa, la palestra, le piscine, il laghetto e i ristoranti con spettacolare cucina a vista: l’Orangerie e il Luisa Gourmet. Le 15 suites sono autentici microcosmi con terrazza e sauna privata che si affacciano sul parco e sul laghetto. Un vero e proprio giro del mondo raffigurato in 15 quadri d’autore: Thailandia, Giappone, Svezia, Francia, Russia, Stati Uniti, Inghilterra, Arabia Saudita, Africa.
Chi scrive ha soggiornato nella “The Roses junior suite”. Una stanza unica all’interno del Resort: non un angolo di mondo, ma un giardino di rose. Ispirata alle tele dell’artista Giorgio Gioppi, in arte Giorgioppi, roveretano d’origine, altoatesino d’adozione, la suite è un inno alla bellezza delle rose, ai suoi toni pastello, armoniosamente accompagnati dal color cipria del rovere sbiancato e dalla luce del marmo bianco con venature giallo-oro. L’ampia doccia si apre con discrezione sulla stanza attraverso una parete decorata di ventagli di Ginkgo Biloba.
I ristoranti: l’Orangerie, la sala Riccardo Schweizer e il Luisa Gourmet
Di grande suggestione e fascino orientale i ristoranti del Resort, in linea con la struttura dell’intero complesso.
Dall’amore di Maria Luisa Manna per i giardini d’inverno ecco “L’Orangerie” Restaurant, un autentico gioiello aperto tutti i giorni a pranzo e cena (tranne la domenica). E’ questo il regno di Michele Iaconeta, pugliese d’origine, di Mattinata per la precisione, splendida località del Gargano, con un curriculum di prestigiose esperienze maturate in Alto Adige: dall’Hotel Adler (Ortisei) al mitico St. Hubertus (3 Stelle Michelin) come sous chef di Norbert Niederkofler (San Cassiano in Badia) e poi sul Lago di Garda alla Casa degli Spiriti, in Liguria al Ristorante Vescovado di Noli, Savona (1 Stella Michelin) e in alcuni blasonati ristoranti internazionali: l’Hotel Northcote nella contea del Lancashire (1 Stella Michelin) e il Bio Restaurant Azurmendi di Bilbao (3 Stelle Michelin).
Il matrimonio d’amorosi sensi tra la cucina dolomitica e il Mediterraneo
Agli ospiti dell'”Orangerie” Michele Iaconeta propone un itinerario gastronomico che esalta la cucina dolomitica e i sapori della cucina mediterranea in un gioioso intreccio di colori, profumi e sapori. Tutto è rigorosamente fatto in casa, dal pane (meglio i pani) alla pasta, dalle salse alla pasticceria. I piatti sono serviti in un ambiente dal fascino ammaliante, con ampie vetrate che fanno da corona alla maestosa terrazza che si affaccia sulla vallata dell’Adige. Un viaggio all’insegna delle tradizioni e delle contaminazioni tra il mare, la montagna, l’orto e il bosco.
Tra i piatti “cult” l’uovo, patate, speck e tartufo. I tortelli di cipolla con il Graukäse” della Valle Aurina, l’aceto di fichi e la verza bruciata. Il branzino con daikon e brodetto al melone. Il rombo con il cioccolato bianco. Il cardoncello con tartufo e cacao vaniglia. E per i vegetariani il sedano rapa con caciocavallo, nocciola e fave bianche.
Quel tavolo ovale che può ospitare uno accanto all’altro 24 commensali
Un’altra “chicca” del Resort è la sala Schweizer o sala del Convento: può ospitare fino a 24 commensali seduti allo stesso tavolo, uno accanto all’altro.
Un tavolo ovale in legno massiccio che apparteneva ad un antico monastero della Polonia.
L’intera parete della sala è illuminata da uno dei capolavori di Riccardo Schweizer, l’artista trentino allievo di Picasso: la Danza dell’Alfabeto. Un trionfo di colori.
Un’altra sala, questa più intima, ospita il “Luisa Gourmet”, tre tavoli, un bijou in stile Luigi XIII. E’ lo spazio di libera espressione che lo chef Michele Iaconeta si è riservato per esprimere il concetto di acqua, terra e… meraviglia. Tre diversi menu (di sette portate) per conoscere, sperimentare e condividere la sua visione del gusto. Dal Mediterraneo al profondo Nord fino all’Estremo Oriente. Protagonisti l’emozione della materia prima, di assoluta eccellenza, e la scoperta della Puglia, sua terra d’origine e musa ispiratrice.
La serata evento con Matteo Ferrantino (2 stelle Michelin ad Amburgo)
Nei giorni scori “L’Orangerie” Restaurant di Maria Luisa Manna ha ospitato una serata-evento con lo chef pluristellato pugliese Matteo Ferrantino, patron del famoso Ristorante “Bianc” di Amburgo (2 stelle Michelin), che ha affiancato in cucina il resident chef del Manna Gourmet, l’amico, lui pure pugliese, Michele Iaconeta.
Ribattezzato in Germania il Cannavacciuolo tedesco, Matteo Ferrantino vanta un curriculum che dall’Istituto Alberghiero di Veste lo ha visto spiccare il volo verso l’Olimpo dell'”haute cuisine”:
dapprima a Maiorca (Spagna) dove conosce lo chef austriaco e suo mentore Eckart Witzigmann, poi in Algarve (Portogallo) al Luxury Hotel Vila Joha come sous chef di un altro grande maestro di cucina Dieter Koschina,
quindi a Salisburgo al Red Bull Hangar 7 Restaurant per approdare, infine (dopo altre esperienze a Tokyo, Città del Messico, Cile, California e Maldive) ad Amburgo, la città anseatica più popolosa della Germania dopo Berlino.
Il suo sogno era quello di aprire un proprio ristorante, totalmente ispirato alla sua terra, luogo in cui ha imparato a riconoscere, lavorare e valorizzare le materie prime del Gargano. Sogno che diventa realtà nel 2017. Il nome ristorante, “Bianc” è un omaggio al suo paesino natale, Mattinata, la “Farfalla Bianca” del Gargano. Nel giro di soli tre anni dall’apertura ottiene la prima stella Michelin e poi la seconda. Ora punta alla terza.
Da standing ovation il menu della serata-evento al Manna Resort
La dimostrazione del talento del pluristellato chef pugliese Matteo Ferrantino si è avuta in occasione della serata-evento che Maria Luisa Manna ha organizzato al Resort di Doladizza dal titolo emblematico: “Dal Mediterraneo alle Dolomiti”. Un menu a quattro mani realizzato assieme al resident chef del ristorante altoatesino.
Ed è proprio a Michele Iaconeta che è stato affidato l’onore di aprire le danze con degli spettacolari “amuse bouche”: riccio, erba cipollina, aceto di limone e Gin Mare. Un preludio intrigante al pari del Weisswurst, proposto in versione bonsai, con un ripieno di pesce (al posto delle carni di vitello e maiale): provocazione simpatica e, aggiungiamo noi, ben riuscita.
Un omaggio alla Puglia la carota di Polignano abbinata, con un tocco inebriante d’Oriente, allo zenzero e al sesamo. Breve pausa ed ecco un’altra proposta stuzzicante: la patata di montagna soffiata, con la burrata pugliese e uova di aringa. Un matrimonio d’amorosi sensi mare-monti sottolineato dalle spumeggianti bollicine Pas Dosé 2017 di Franz Haas.
La capasanta con caviale di Matteo Ferrantino e i gamberi rossi di Michele Iaconeta
A questo punto entra in scena Matteo Ferrantino con il primo dei suoi piatti d’autore: la Capasanta di San Giacomo, la patata, il maialino, l’Imperial caviale e la salsa di Champagne. Piatto delizioso abbinato ad un Pinot Grigio della Cantina Tramin: il cru Unterebner 2020. Un vino di buona struttura, profumato e persistente in bocca con una “nuance” di pera, agrumi e vaniglia.
Poco dopo lo scettro passa nelle mani di Michele Iaconeta che delizia i commensali con uno dei piatti simbolo della serata: i bottoni di gamberi rossi con fungo Shiitake di una piccola azienda di Aldino (località poco distante dal Manna Resort) e dragoncello.
Piatto abbinato ad uno splendido Sauvignon, il Voglar 2018 formato Magnum, di Peter Dipoli. Un’etichetta storica che il mitico vignaiolo di Egna vinifica in grandi botti di acacia. Vino dalle “nuances” erbacee, agrumate e minerali che regala in bocca, dal primo all’ultimo sorso, una sensazione di freschezza senza fine.
Straordinaria la guancia di baccalà con piselli novelli e tartufo nero
Dopo una doverosa pausa, ecco nuovamente in pista lo chef del Ristorante “Bianc” di Amburgo, Matteo Ferrantino, con le guance di baccalà, straordinarie per morbidezza e sapidità, con piselli novelli e tartufo nero. Un piatto da standing ovation abbinato, per l’occasione, ad uno Chardonnay made in France: il Saint Romain 2015 della Maison de Montille. Noblesse oblige. Nasce da una selezione di uve coltivate in regime biologico nei vigneti della Côte de Beaune. Un vino fresco, sapido, elegante, dotato di una struttura imponente.
Peccaminosi i dessert abbinati ad un cocktail e al Moscato Rosa di Franz Haas
Dulcis in fundo non potevano mancare i fuochi d’artificio del dessert. Michele Iaconeta ha proposto come pre-dessert lo yogurt di malga, timo e passion fruit e lo ha accompagnato con il Purple Rose Signature Cocktail.
E come dessert il latte Al-pino, limone femminello e caramello abbinato al Moscato Rosa 2021 di Franz Haas. Un vino elegante, dallo spiccato sentore di rosa canina, che Luca Maroni nell’Annuario 2023 dei migliori vini d’Italia ha premiato con l’astronomico punteggio di 99 centesimi. Giudizio confermato da quanti, al termine della serata-evento, hanno avuto il piacere di assaggiarlo.
Che altro aggiungere? Semplicemente chapeau! Con i complimenti che vanno estesi alla proprietà (Maria Luisa Manna, ai figli Franz Haas VIII e Sofia Haas), alla brigata di cucina (sous chef Andrea Pernter), al personale di sala (maître Robert Haas), al responsabile della cantina (Patrick Volcan) e all’intero staff del Manna Resort. In alto i calici. Prosit!
(Giuseppe Casagrande)
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