Da paesaggio a patrimonio Borgo Baver – Treviso
Tra i diversi obiettivi che l’associazione GRASPO si è data al momento della sua fondazione oltre all’identificazione e vinificazione dei vitigni antichi c’è la salvaguardia degli storici sistemi di coltivazione della vite.
Di certo la PIANTATA storica di Vernazola ad Urbana come abbiamo già visto ha costituito la sintesi migliore della nostra attenzione l’inizio ideale del nostro viaggio.
Un viaggio che per GRASPO non poteva non arrivare a Borgo Baver nel Trevigiano per incontrare Augusto e Marco Fabris autentici ed eroici custodi di una piantata monumentale che rappresenta con la sua storia incredibile la migliore sintesi di tutto il lavoro che GRASPO sta facendo.
Augusto è il papà di Marco ed in questo forte legame padre figlio, crediamo, che la piantata e la sua cura centri molto.
Per quanto abbiamo capito c’è un legame profondo quasi ancestrale che lega questo sito alla famiglia Fabris che la ha accudita fin dagli anni 50 prima come mezzadri, poi in affitto ed ora in proprietà.
La storia ha dell’incredibile se pensiamo che questo vigneto diviso in tre appezzamenti che prendono i suggestivi nomi dei toponimi locali Zhercol, Talpon e Talponet, doveva di fatto essere irrimediabilmente essere estirpato nel 2012 essendo stato ricompreso in zona di sviluppo residenziale del comune.
Per fortuna la costanza dei Fabris e la resilienza di alcuni illuminati cittadini hanno permesso di aprire una via alla tutela del vigneto del tutto innovativa.
Nel 2014 infatti la piantata storica di Baver è stata dichiarata, prima volta in assoluto per un vigneto, un bene tutelato dalla Soprintendenza per i beni storici ed artistici delle provincie di Venezia, Belluno, Padova e Treviso come un bene culturale di natura etnoantropologica.
Si tratta di fatto di un atto di salvaguardia non solo della vigna ma anche di tutte le tecniche culturali e colturali di coltivazione e conservazione.
Più recentemente grazie alla candidatura proposta dalla locale Associazione culturale Baver Onlus che ha presentato al Ministero dell’Agricoltura un monumentale dossier, la piantata veneta è stata ufficialmente iscritta come pratica tradizionale nel registro dei paesaggi agricoli di interesse storico, quasi a certificarne una tutela assoluta nel tempo.
Questo è infatti un registro che ad oggi comprende una trentina di siti in tutta Italia e tra i primi sono state iscritte le colline vitate del Soave e quelle del Conegliano Valdobbiadene.
Fabris ci ricorda tutto questo percorso fatto di piccole sconfitte e belle vittorie ma sopratutto la grande attenzione, la fatica, il lavoro, la cura costante di cui abbisogna questo sito.
Qui nulla va fatto in serie, tutto viene fatto a mano, ogni gesto è dedicato ed artigianale vigna per vigna.
Ci spiega che le viti sono maritate ad aceri, olmi e gelsi, che le tecniche di coltivazione sono quelle tradizionali con l’uso dei vimini durante la potatura e solo calcio, rame e zolfo contro le crittogame.
Non mancano boschetti e siepi per rendere questo luogo un posto incantato, quasi magico, una testimonianza viva di un mondo purtroppo quasi ovunque perduto.
Ma questo tripudio di biodiversità si completa con i tanti vitigni storici che qui si trasformano quasi in un catalogo della viticoltura tradizionale veneta.
Nella visita Augusto ci parla della Bianchetta Trevigiana, della Corbina, della Malvasia di Candia, della Marzemina bianca, della Perera, del Pignolo, della Turchetta, del Verdiso e di altre piante centenarie e misteriose di origine incerta.
Per questo GRASPO ha prelevato alcuni campioni per cercare di capirne l’identità genetica. Un lavoro lungo e paziente che guarda al futuro, così come nel futuro di Augusto e Marco c’è la realizzazione di una piccola cantina dove trasformare queste varietà in vini assolutamente originali, dove la storia che potranno raccontare non solo è vera e visitabile ma assolutamente documentata. Una storia che ci racconteranno di persona il 30 agosto ad Urbana sotto la bina di Vernazola di Gianmarco Guarise.
Il viaggio continua…..
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri