Da Ilaria e Nicola a Tenuta Santa Maria Valverde
Bigolona, Cabrusina, Denela, Dindarella e Pelara, Forselina, Invernenga, Marcobona, Oseleta, Quaiara, Rondinella Rosa, Simesara, Spigamonti
sono alcune delle antiche varietà storiche veronesi che potranno essere degustate nell’incontro di presentazione del libro sulla Biodiversità Viticola di Verona.
Previsto nella sede dell’Accademia di Agricoltura il prossimo 30 maggio.
Per prepararlo al meglio abbiamo voluto confrontarci con alcuni amici storici di Graspo come Ilaria Nidini, Nicola Campagnola assieme al loro enologo Paolo Grigolli.
Un confronto costruttivo che ci ha permesso di delineare il percorso storico della ricerca ampelografica nel veronese partendo dal cuore più segreto della Valpolicella,
siamo a Marano proprio a due passi dall’antica Pieve di Santa Maria Valverde con una suggestiva visione panoramica su alcuni dei del luoghi dai quali traggono origine i CRU più esclusivi di questo territorio.
“Nelle tradizionali zone viticole della provincia di Verona si possono trovare ancora ceppi di vecchie varietà autoctone, alcune piuttosto interessanti,
la cui coltivazione, salvo rarissime eccezioni, è andata pian piano scomparendo sostituita da quella di altri vitigni quali le ormai tipiche varietà della Valpolicella, Bardolino e Soave …
Si tratta di un patrimonio genetico oltremodo interessante e che è importante venga conservato, dove se ne dimostri la convenienza, e anche valorizzato.
Purtroppo di questi vitigni si trovano quasi sempre popolazioni molto limitate, eterogenee e qualche volta degenerate, da molto tempo abbandonate e non sottoposte ad un minimo di selezione”.
Queste sono le prime riflessioni che troviamo nelle note introduttive della pubblicazione dedicata ai “Vecchi Vitigni Veronesi”, curata da Umberto Angelini,
Angelo Costacurta e Severina Cancellier e pubblicata nel 1980 nella Rivista di Viticoltura Enologia di Conegliano, che rappresenta, ancora oggi,
la migliore sintesi del lavoro fatto da Enti ed Istituzioni in quegli anni sul fronte della identificazione e tutela dei vitigni storici veronesi.
Un lavoro dal quale non si può prescindere per raccontare il percorso fatto in questa direzione nel territorio veronese.
Se volessimo, infatti, in qualche modo rappresentare l’attuale identità varietale di Verona possiamo pensare a quattro aree piuttosto definite, anche se ricche di sfumature.
Partendo da est i Lessini e le valli vulcaniche del Soave che accolgono circa 10.000 ettari di vigneto tra Garganega, Trebbiano di Soave e Durella,
se ci spostiamo verso ovest le valli della Valpolicella con Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara esprimono altrettanti ettari.
L’areale gardesano con le DOC Bardolino e Custoza fanno idealmente sintesi di questo equilibrio tra varietà a bacca bianca e rossa che da sempre caratterizza questa provincia.
Nella zona pianeggiante sono invece i vitigni cosiddetti internazionali a fare la parte del leone con Pinot grigio, Chardonnay ,Merlot e Cabernet con l’inserimento negli ultimi anni di tutte le varietà autorizzate per quanto riguarda i vitigni resistenti.
Per la verità questa provincia è stata oggetto nel tempo di una serie di azioni di ricerca sostenute dalla provincia e dalla CCIA ma anche da Cantine sociali e da aziende che hanno messo in evidenza alcuni vitigni storici a rischio consentendone,
con la creazione di campi catalogo e con accurate vinificazioni, la loro salvaguardia.
Così accanto ai vitigni Veronesi storici possiamo oggi considerare l’Oseleta, la Forselina, la Denela, la Simesara, la Dindarella, la Quaiara ed altri come vitigni da ascrivere al patrimonio ampelografico di questa provincia.
E sono i vini , molto identitari, di Nicola ed Ilaria, come il suggestivo Valpolicella Ripasso del 2017, il dinamico Valpolicella Superiore del 2018, ed il sontuoso Amarone del 2014 a stimolare la discussione sull’evoluzione varietale in provincia di Verona dalle campagne Napoleoniche al riconoscimento delle attuali denominazioni.
Un’intrigante percorso che intreccia la grande storia con quella che ha originato Tenuta Santa Maria Valverde così come ci racconta con trasporto Nicola Campagnola.
“Alla fine del 1700, due fratelli Costantino e Benedetto Campagnola ricevettero in legato il Casale e i fondi della Posta di Marano di Valpolicella,
dal padre Carlo, Ufficiale degli Ussari nella Kaiserlich Königliche Landwehr, la Difesa Territoriale Imperial regia Austro-ungarica.
Così ebbe iniziò l’attività agricola rurale insita sui vigneti censiti nei sommarioni Napoleonici (catasto voluto da Napoleone Bonaparte quando arrivò nel Lombardo Veneto, dopo avere sconfitto gli austriaci a Rivoli Veronese nel 1797),
che furono compilati tra il 1807 e il 1816 e contengono: numero di particella (mappale), nome del possessore, toponimo, destinazione d’uso del terreno o fabbricato, superficie e sono oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia.
Carlo Campagnola, erede di Costantino, a metà dell’800, aprì il primo “direct retail” in centro a Verona,
l’Osteria sotto “Porta Borsari” dove gli affari andarono molto bene nella città affollata di soldati.
Purtroppo egli morì in giovane età per una polmonite fulminante, rientrando in calesse dalla città.
La moglie Caterina, madre di nove figli, non si perse d’animo e continuò la tradizione agricola di famiglia, dando nuovo impulso vitale all’azienda, acquistando nuovi fondi e implementando l’attività vinicola.
Giovanni con i fratelli, divenuti eredi negli anni ‘30 del Novecento, per ragioni logistiche costruirono una nuova cantina in località Paverno, frazione di Valgatara di Marano di Valpolicella.
La seconda guerra mondiale, però, mise fine all’attività dell’Osteria in centro.
Renzo, erede di Giovanni, prosegue quindi l’attività del padre tramandandola al figlio Nicola, che nel 1990 prende in gestione e ristruttura i vigneti aziendali, proiettandoli nella ricerca estrema della tipicità e eccellenza nei cru aziendali.
Tenuta Santa Maria Valverde è quindi oggi – continua Nicola -una piccola Boutique Winery della Valpolicella, dedita alla produzione artigianale dei vini del territorio.
La Cantina e i vigneti sono situati a circa 500 metri sul livello del mare, sulla collina di Marano di Valpolicella, considerata uno dei “siti” più vocati in Valpolicella per la produzione dei grandi rossi.
Qui il concetto francese di “terroir”, applicato ai terreni dell’Alta Valpolicella, ha dato quattro risultati di terreni: calcareo-argilloso, tufo effusivo, lave in disfacimento e limo.
Questi “terroir” conferiscono alle varietà produttive coltivate, caratteristiche tipiche che ricordano sentori di frutta rossa, in particolare la ciliegia (tipico sentore dell’Amarone di Marano), e della bacca rossa, come marker in particolare la mora di rovo.
Questi risultati sono stati raggiunti attraverso una ricerca di analisi dei terreni e analisi sensoriale dei vini prodotti”.
Ed oggi, forti di questo patrimonio ereditario fatto di tradizioni e valori e sensibili ad un futuro sostenibile più ricco di Biodiversità Viticola sono pronti a condividere con GRASPO un innovativo progetto di conservazione e studio delle antiche varietà veronesi.
Il viaggio continua…
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
Ci trovate su:
Facebook e Instagram, alla voce Associazione Graspo
Tenuta Santa Maria Valverde
Località Gazzo, 4, via gazzo, 4, 37020 Marano di Valpolicella VR
https://www.tenutasantamariavalverde.it
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