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Così lontani così vicini l’evento Roccabascerana

II° Parte di Così lontani così vicini l'evento 7 settembre a Roccabascerana con Carmine Charlie Scalzi

II° Parte di Così lontani così vicini l’evento 7 settembre a Roccabascerana con Carmine Charlie Scalzi

Carmine Charlie Scalzi

Dopo essersi sudato una laurea in ingegneria in Australia e aver messo in piedi una super officina meccanica, Carmine detto Charlie ben 25 anni fa – quando ne aveva 50 d’età – decise di rivoluzionare per l’ennesima volta la propria vita. 

E così, nel nome del nonno che produceva un gran vino a Zolli, frazioncina sperduta nella sperduta Roccabascerana, si è dedicato anima e corpo all’enologia. 

Risultato?

Negli anni scorsi God’s Hill ha conquistato il primo posto nella classifica delle aziende enologiche che vendono i vini più cari d’Australia. 

Il che consente al nostro Charlie di girare in Maserati (non a caso made in Italy) lungo le strade della Barossa Valley colorate di rosso dalla tipica polvere australiana. 

A questo punto, per quanto possa essere sorprendente, la vera domanda che si pone dietro l’evento “Così lontani, così vicini” è la seguente: qual è l’Aglianico migliore?

 Quello prodotto in Valle Caudina o quello trapiantato a 15.145 chilometri di distanza nella Barossa Valley?

La domanda è più intrigante di quanto possa sembrare a prima vista. 

Si, perché tornando a Roccabascerana un paio d’anni fa Charlie Scalzi ha trovato un Aglianico “tricolore” molto ma molto diverso da quello che aveva lasciato 60 anni fa imbarcandosi a Napoli. 

Vigneti pettinati, nuove tecnologie, il continuo e sapiente intervento degli enologi e la nascita di imprese moderne pienamente inserite nelle filiere commerciali internazionali hanno consentito in generale alla Campania di ritagliarsi un profilo enologico di livello e a Roccabascerana nel suo piccolo di acquisire il titolo di Città del Vino sull’onda del successo delle aziende enologiche rinate su questo territorio nel nome di una ritrovata qualità.

 Il 7 settembre sarà quindi un enologo del calibro di Mario Ronco – che collabora da anni con l’azienda vitivinicola Bellaria di Roccabascerana – a sciogliere la “singolar tenzone” italo- australiana e a raccontare agli appassionati pregi e difetti dei due Aglianici.

Ma in quali radici affonda la riscoperta del talento enologico caudino o aussie che sia?

Beh, per capirlo bisogna ricordare che il terreno di Roccabascerana è di origine vulcanica. 

Questa caratteristica negli anni Venti e Trenta del secolo scorso impedì alla filossera di danneggiare la produzione di vino di questa terra. 

Cento anni fa la Valle Caudina divenne una delle capitali del vino campano che veniva acquistato in grande quantità dai commercianti del Nord e da quelli francesi perché lì i vigneti languivano. 

Non a caso proprio in quest’area nacque la prima cantina sociale della Campania. 

Un Eldorado che finì con l’arrivo dei bagliori della seconda guerra mondiale e che sembrava essere stato sradicato per sempre dalla Grande Emigrazione degli anni ’50 e ’60 che dimezzò la popolazione di Roccabascerana portando lontano le forze sociali migliori e con esse la cultura agricola ed enologica.

L’abbandono delle campagne sembrava una dannazione eterna e invece quasi per miracolo negli ultimi anni il talento enologico di questo territorio è riemerso praticamente nello stesso tempo dell’affermazione della sua “appendice” australiana. 

Oggi a Roccabascerana operano commercialmente tre belle aziende che saranno presenti all’evento del 7 settembre nel Centro di Arti e Cultura della frazione di Cassano Caudino e che producono dell’ottimo vino, non solo aglianico: 

l’agriturismo Barbati (www.agriturismobarbati.it, via Miranda 43 Roccabascerana, telefono 0825 993080), 

Bellaria (www.AgricolaBellaria.it, via Cerasuolo 83016 Roccabascerana telefono 0825 973467) 

Tenuta Virgilia (www.tenutavirgilia.it, via Olivella Roccabascerana telefono 328 1095652). 

I prodotti delle tre aziende coprono un po’ tutte le fasce del mercato. 

L’Agriturismo Barbati è stato uno dei primi a nascere in Campania, ha un rinomato ristorante e produce vino, olio, formaggi e salumi. 

Dispone di una ventina di stanze e di una bella piscina. 

Possibile anche fare amicizia con un branco di simpatici asinelli. 

Bellaria nasce da un investimento di una famiglia locale che ha fatto fortuna a Milano ma che ha mantenuto un fortissimo rapporto col territorio. 

Conta su 27 ettari di vigneti ed esporta soprattutto negli Stati Uniti e in Texas dove la leggenda vuole che fornisca il ristorante preferito dalla famiglia Bush. 

Fra i clienti di Bellaria molti ristoranti stellati, non solo della costiera amalfitana. 

Collocata sulla sommità di una collina offre un tuffo nel verde fra vigneti collocati “sotto” le montagne del Monastero di Montevergine nonché tramonti spettacolari sul Taburno. 

Tenuta Virgilia conta su 11 ettari a vigneto e uliveto e ruota intorno ad un affascinante casale borbonico che ha la fortuna di comprendere una sorgente e che consente di mantenere un grande prato verdissimo e una magnifica piscina sovrastata da un albero di ciliegio. 

Ottima l’ospitalità.

E infine non avrà il fascino esotico della Barossa Valley ma la Valle Caudina, a un tiro di schioppo da Napoli, merita una riscoperta “lenta”, proprio perché ignorata dai grandi flussi turistici, premiata dalla bontà dei suoi vini. 

Un ultimo consiglio, quando ci andrete non perdetevi una passeggiate nei boschi dei parchi del Partenio e del Taburno e una visita ad un piccolo grande gioiello archeologico: il vaso di Assteas, l’unica opera della Magna Grecia firmata dal suo autore, conservato nel Museo Nazionale di Montesarchio. 

Il vaso sfuggì miracolosamente alla vendetta dei romani che nel 300 avanti Cristo durante la seconda guerra sannita rasero al suolo le città della Valle Caudina per vendicarsi della terribile umiliazione che 50 anni prima avevano dovuto subire alle Forche Caudine dove erano dovuti passare nudi e indifesi sotto il giogo eretto dai soldati Sanniti. 

Soldati guidati dal generale Gaio che apparteneva alla tribù dei Caudini. I

l talento enologico della gente di queste parti deve avere radici davvero profonde.


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Redazione

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