Un occhio sul mondo

Cincinnato: Il Lazio vitivinicolo prova a fare squadra con il Bellone

Presso l’azienda Cincinnato di Cori primo appuntamento dedicato al vitigno bianco autoctono della regione

Convegno tecnico e poi tavola rotonda con ricercatori, enologi, produttori, istituzioni e rappresentanti della filiera. Due momenti di approfondimento e dibattito per l’esordio di “Bellone Lab 0.1” concluso dai banchi d’assaggio con i vini da uve Bellone di 21 aziende

Prima i dati, quantitativi e scientifici, poi le strategie e, infine, la degustazione. Questo il percorso di “Bellone Lab 0.1”, l’evento organizzato a Cori dalla Cincinnato giovedì 13 marzo per celebrare il vitigno autoctono a bacca bianca più originale del Lazio. Un appuntamento pensato per fare squadra che, pur all’esordio come format e come idea, ha ottenuto subito un doppio grande successo: la partecipazione delle aziende vitivinicole e la presenza di tantissime persone. Come ha spiegato il presidente della Cincinnato, Nazareno Milita, “Bellone Lab 0.1” voleva innanzitutto scuotere l’ambito produttivo laziale, invitando ad una riflessione e all’avvio di un percorso che possa traghettare la regione verso un futuro denso di sfide. E la prima uscita sembra aver colto nel segno, raccogliendo probabilmente anche una esigenza o un desiderio che erano nell’aria. Non era infatti scontato che, in una mattinata infrasettimanale, addirittura 21 aziende di tutta la regione intervenissero per presentare in degustazione i propri vini da uve Bellone. Così come non era facile pensare ad un evento che prevedesse sia dei focus tecnici sia dei momenti di dibattito e confronto. Ma la scommessa, lanciata dal presidente della Cincinnato Nazzareno Milita, può di certo dirsi vinta, anche se partire bene non è sufficiente visti i tempi bui che si prospettano, quindi sarà bene che il proseguo dell’idea iniziale porti a frutti concreti.

Il convegno e la tavola rotonda

La mattinata si è incentrata su due aspetti principali, l’analisi della situazione produttiva e le caratteristiche enologiche del Bellone all’inizio, poi la tavola rotonda con i produttori, le istituzioni e le associazioni di rappresentanza per dialogare su quale futuro progettare per il Lazio vitivinicolo e quale potrà essere il ruolo del vitigno protagonista della giornata in questa ottica. Con la moderazione di Fabio Ciarla, giornalista de Il Corriere Vinicolo, hanno arricchito con dati e riflessioni tecniche la prima parte, in stile convegno, i relatori Riccardo Velasco direttore CREA Viticoltura Enologia, Giovanni Pica dell’area Biodiversità e Sperimentazione dell’Arsial, Mattia Bigolin in qualità di enologo consulente di Cincinnato e Pierpaolo Pirone, anche lui enologo impegnato in diverse aree del Lazio dove si produce Bellone. Interessante il quadro quantitativo tracciato da Pica, con il Bellone che dopo la riduzione di un terzo degli ettari vitati in dal 1970 a oggi sta finalmente riprendendo a crescere segnando un +15% negli ultimi cinque anni (stessa traiettoria degli altri autoctoni, a discapito – fortunatamente – di vitigni che sono ancora protagonisti nel Lazio pur trovando altrove le zone di elezione), così come è stato proiettato al futuro l’intervento di Riccardo Velasco che ha parlato di resistenze ai patogeni e di ricerca applicata a partire dalla sede CREA di Velletri dove insiste anche il campo sperimentale dell’Arsial. Bigolin e Pirone sono andati più nel dettaglio delle lavorazioni di cantina e dell’espressività del Bellone, anche in areali diversi (in particolare il secondo) riuscendo quindi a tracciare un quadro generale del vitigno e di quello che ci si può aspettare nel bicchiere, ferme restando le diversità dei territori dove viene coltivato. La tavola rotonda , introdotta dai saluti dell’assessore al Bilancio del comune di Cori Simonetta Imperia, che ha portato i saluti del Sindaco Mauro De Lillis, ha visto la presenza del consigliere regionale Vittorio Sambucci in rappresentanza dell’assessore Giancarlo Righini, del responsabile dell’ufficio politico di Unione Italiana Vini Nicola Tinelli e, per i produttori, di Nazareno Milita, Antonio Santarelli di Casale del Giglio e Marco Carpineti dell’azienda omonima. Ma gli interventi non si sono limitati a questi, lo stile tavola rotonda ha infatti permesso al moderatore Fabio Ciarla di aprire il dibattito anche a numerosi interventi dalla platea, in uno scambio di commenti e approfondimenti di grande spessore. Al plauso di Sambucci per l’evento, confermando l’impegno della regione nel promuovere il settore vitivinicolo, ha fatto seguito l’intervento di Nicola Tinelli dell’UIV che ha evidenziato alcuni dati di settore in base ai quali – tra calo dei vini rossi e mercato che premia il binomio vitigno/territorio – si possono aprire numerosi spazi per una attenta gestione del potenziale legato al Bellone nel Lazio. Considerando anche, ritornando ai dati di Pica, il fatto che questo vitigno è coltivato esclusivamente nel Lazio e, dunque, può giustamente rappresentarlo al meglio. Dalle parole di Nazareno Milita è giunta la proposta forte di ragionare sul futuro delle denominazioni della regione, puntando anche ad una unificazione sotto una bandiera comune – come appunto quella del Bellone – per poi magari andare a valorizzare i singoli areali con delle menzioni specifiche. Santarelli ha chiarito come sia necessario fare squadra molto più di quanto fatto in passato, cercando di partire dalla cucina romana che ormai sta diventando sempre più popolare anche all’estero e, soprattutto, migliorando l’immagine dei vini del Lazio. Marco Carpineti si è detto sicuro che la fermentazione culturale necessaria per il cambiamento sia partita e, confermando l’importanza di agire uniti, ha insistito sul fatto che il settore dovrebbe rapportarsi anche con le istituzioni presentandosi con una voce sola per richieste uniche, senza disperdere energie e risorse. Ha fatto eco alle parole degli altri produttori Piera Cosmi, di Casa Divina Provvidenza a Nettuno, che ha sottolineato l’importanza di remare uniti per avere più forza pur mantenendo una grande attenzione sulle differenze territoriali.

Al termine della tavola rotonda si sono aperti i banchi d’assaggio, con il supporto dei sommelier della Delegazione AIS di Latina, con i vini delle cantine: Azienda Agricola Santa Maria, Azienda Vinicola Federici, Cantina Bacco, Cantina Villa Gianna, Cantine Lulli, Casale Del Giglio, Casale Vallechiesa Winery, Cincinnato, Divina Provvidenza, Donne Del Vico, I Lori, I Pampini, La Petricia, La Valle Dell’usignolo, Marco Carpineti, Martino V, Molino 7cento, Pietra Pinta, Tenuta De Notari, Tenute Filippi, Tomei e il pranzo offerto dalla Cincinnato. Appuntamento più o meno per tutti alla prossima edizione di Vinitaly, a Verona dal 6 al 9 aprile in un rinnovato padiglione Lazio, ma soprattutto al 2026 con “Bellone Lab 0.2”!

C.S.

 

 

 

 

 


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