Vinitaly con G.R.A.S.P.O.

Chiude alla grande un Vinitaly a tutto GRASPO

Chiude alla grande un Vinitaly a tutto GRASPO Con” libri dal passato per i racconti del futuro” 

Vinitaly quarto giorno

Chiude alla grande un Vinitaly a tutto GRASPO

Con” libri dal passato per i racconti del futuro”  a cura della Biblioteca La Vigna di Vicenza e di GRASPO la Regione Veneto suggella un programma ricco di stimoli e progetti.

“’I bibliofili sono quelli che non lasciano i libri fermi a dormire.

La biblioteca deve essere viva, deve rendere un servizio. Il pubblico deve frequentarla. Avere un libro in mano porta un piacere, una sensazione straordinaria”.

Sono parole di Demetrio Zaccaria fondatore del CENTRO DI CULTURA E CIViILTA’ CONTADINA BIBLIOTECA INTERNAZIONALE “LA VIGNA”

A ricordarle è il presidente della Biblioteca Remo Pedon in apertura dell’evento che chiude il ricco programma ufficiale della Regione Veneto per il Vinitaly 2025.

Un evento da ricordare anche per GRASPO che diventato qualche mese fa  ufficialmente Ambassador della Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza,  un’ottima occasione per condividere il percorso fatto in questi anni e illustrare i tanti  nuovi progetti attivati insieme per il 2025.

 E l’Ambassador della Biblioteca, ha spiegato la direttrice Chiara Guglielmi, ha il compito di divulgarne la conoscenza promuovendone la missione, le attività e i progetti, favorendone la diffusione anche attraverso attività di comunicazione, networking e coinvolgimento della comunità e dei propri stakeholders.

Così G.R.A.S.P.O. ovvero Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e la biodiversità viticola che nasce dall’idea fondamentale che il recupero di antichi vitigni abbandonati e la ricchezza della biodiversità viticola possa essere una risorsa importante per il futuro della viticoltura, diventa un catalizzatore importante anche per la Biblioteca.

La ricerca attiva sviluppata da GRASPO, ha sottolineato Aldo Lorenzoni, sul fronte della biodiversità viticola sia in chiave di cambiamento climatico che per una migliore e più dinamica comunicazione delle singole identità territoriali  oggi coinvolge numerosi professionisti e viticoltori sensibili di tutta Italia.

L’azione di G.R.A.S.P.O., anche grazie al supporto di tanti amici con cui si condividono sensibilità, visioni e quando possibile progettualità, si è sviluppata proprio partendo  con rilievi sul campo e microvinificazioni per indagare le peculiari caratteristiche dei vitigni considerati perduti per testarne le potenzialità, sia in purezza che come supporto ai vitigni storici.  

Una operatività che si è poi allargata anche ad altre realtà in tutta Italia identificando varietà ed areali dove il recupero di una più forte attenzione alla biodiversità viticola potesse essere strategica per delineare nuove prospettive produttive in un contesto oggi piuttosto omologato. 

Il risultato di questi primi anni di lavoro, di rilievi e di vinificazioni è stato raccontato in alcune  pubblicazioni e testimoniato su riviste di settore e social dedicati.
Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vitigno e del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi. Una esperienza che oggi  consente con competenza e serenità di condividere anche con la Biblioteca Internazionale la Vigna di Vicenza i risultati acquisiti in questi anni e le risposte che questi vitigni hanno dato in campo ed in cantina.

Così Brepona, Quaiara, Rossa Burgan, Saccola Bianca, Ottavia, Rossa Durlo, Leonicena, Pontedara e tanti altri antichi vitigni veneti sconosciuti o dimenticati sono tornati a produrre vini originalissimi ed identitari che sono stati proposti nei calici ad un pubblico attento, curioso e fortemente sorpreso.

Siamo convinti, ha sottolineato Luigino Bertolazzi nel presentare i vini, che tra i vitigni recentemente ritrovati da GRASPO in Alta Lessinia ed i tanti vitigni storici del territorio veronese esistano anche legami genetici molto forti quasi da poterli considerare un’unica grande ed identitaria famiglia.

Una tesi suggestiva che va dimostrata ricostruendo il Pedigree di tutti questi vitigni, un progetto già in essere presso il CREA di Conegliano per tutto l’areale regionale che vede il supporto concreto anche di GRASPO in questa preziosa attività di recupero del germoplasma viticolo.

Un’indagine molto approfondita mediante l’analisi del DNA con marcatori molecolari (microsatelliti o SSR) per la ricostruzione dei rapporti di parentela di ogni singola varietà di vite. Oltre alla evidente rilevanza scientifica, un’indagine di questo tipo, che si avvale di tecniche di analisi oggi ben consolidate, porterà ad un avanzamento nella conoscenza della storia del germoplasma viticolo anche di Verona da impiegare come supporto alle attività culturali ed economiche che ruotano intorno al turismo enogastronomico, alla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tipici.

I Custodi di GRASPO

Vitigni dal passato per i racconti del futuro.

Sono oltre 100 le aziende custodi di vitigni rari italiani che Graspo ha seguito in questi anni ed inserite nel volume “100 Custodi per 100 vitigni, la Biodiversità viticola in Italia“ presentato lo scorso anno a Vinitaly.

Da questa positiva esperienza è nata la presenza di alcune di queste aziende in uno spazio che Merano Wine Festival e the Wine Hunter hanno voluto dedicare ai produttori più originali ed innovativi impegnati sul fronte della preservazione dei vitigni rari e della tradizionale vinificazione in anfora.

Le coordinate dello stand erano Pad.8 A8, e se anche i numeri tondi hanno un significato c’era e c’è stata in questo Vinitaly grande attenzione e grande curiosità per la sensibilità che dimostrano queste aziende custodi.

Sono tre, ma molto rappresentative le aziende presenti con il nuovo marchio di GRASPO, Vitigni Rari

 Sacramundi, Giantonio ed i vitigni perduti della Lessinia

Saccola, Pontedara , Rossa del Durlo e Durella sono le uve che da bambino Giantonio Brandellero aveva sempre visto intorno alla sua casa in contrada Vignaga sopra Chiampo nell’alta Lessinia Vicentina. La sua è una famiglia di agricoltori solidamente attaccati alle tradizioni del territorio. L’antica e mai sopita passione per la sua terra lo spingono nel 2015 ad iniziare una attività che da sempre è stata nelle sue corde, produrre vino e più precisamente uno spumante Durello metodo classico, nasce così Sacramundi mutuando il toponimo delle sue prime vigne. 

 I vigneti si sviluppano tra i  250 e i 300 metri sul livello del mare, su antichissimi suoli di matrice vulcanica con esposizione a sud. Attualmente la superficie dell’azienda è di circa 15 ettari complessivi  perfettamente integrati con l’ambiente circostante. Il ripristino di vecchie essenze come il Carpino tipico dei boschi storici della zona, e la conduzione biologica dei vigneti sono il naturale complemento dell’idea iniziale. I vini sono figli dei primi vigneti di Durella, un metodo classico prodotto in tre tipologie dai 18 ai 90 mesi sui lieviti, e novità il ritorno ad un Durello fermo figlio della tradizione e della raccolta di uve perfettamente mature. I vini sono ricchi, identitari come il Durello da basalto sa dare, la carica di originalità si nota negli spumanti classici che dal metodo sono valorizzati in modo originale ed armonioso. Ma questo è solo l’inizio di quello che sarà un lungo percorso di salvaguardia e tutela dell’originario e variegato patrimonio ampelografico della Lessinia.

Un sogno che aveva bisogno di un luogo magico per realizzarsi come il Castellaro, là dove sorgeva un’antico  castello in contrada Vignalta, proprio vicino alla suggestiva chiesetta di San Biagio “il Santo della Gola”.

Gambugliana, Cenerente, Liseiret, Brepona, Ottavia, Saccola Bianca, Rossa Durlo, Bianca che Liga, Vernazola, Pontedara, Leonicena, Rossa Burgan e tante altre varietà sono oggi conservate, a favore di tutti, in questo scrigno panoramico che guarda ad est a sud e ad ovest, ma che soprattutto guarda al ..futuro.

Giovanni Leopoldo Mancassola, In Sordina e i vitigni “Gioiello” dei Colli Berici

Giovanni Leopoldo Mancassola

Appena sotto la Rocca Pisana di Lonigo (VI) in un autentico paradiso agricolo troviamo uno dei pochissimi esempi di vigneto urbano. Una suggestiva tenuta che si estende su 13 ettari di cui 9 vitati circondati da bosco, frutteti ed uliveti, un piccolo scrigno dove ritrovarsi e dove sembra che tutto sia magicamente e naturalmente protetto.  Monumentali e pluricentenarie piante di gelso ti accolgono in questo suggestivo angolo dei Colli Berici.

Giovanni Leopoldo Mancassola nasce qui, precisamente a Bagnolo di Lonigo da una famiglia di umili origine in una casa presa in affitto dal conte Ignazio De Lazara, quella stessa  casa che oggi è dedicata all’accoglienza aziendale. 

Leopoldo  è uomo caparbio che ha sempre inseguito con estrema determinazione i suoi sogni, realizzandone molti consentendogli finalmente di rispondere al richiamo ancestrale, intimo e profondo della sua terra e delle sue radici acquisendo nella “sua” Lonigo una tenuta dove dal 2015  inizia a coltivare Garganega, Tai Rosso, Cabernet Sauvignon, Merlot, Glera, Pinot Nero e Sauvignon Blanc, tutte varietà che oggi consideriamo tipiche dei Colli Berici.

Vini che interpretano al meglio la denominazione Colli Berici, ma che sembrano insufficienti per appagare l’insaziabile curiosità di Leopoldo oggi impegnato a riportare su queste colline 

Vitigni ad altissimo rischio di erosione genetica come

Cenerente, Gambugliana, Groppello dei Berici, Moschina, Pomella, Uva Gatta che hanno nei secoli profondamente caratterizzato la viticoltura dei Colli Berici, rigorosamente identificati, studiati e catalogati.

Un nuovo futuro per i Colli Berici che Giovanni Leopoldo vede non troppo lontano.

Lorenzo Bulfon,il Cividin,lo Sciaglìn ed i vitigni identitari del Friuli

Lorenzo Bulfon

Emilio Bulfon è stato sicuramente il produttore, che prima di tutti ha intuito la ricchezza e concretamente contribuito alla valorizzazione degli antichi vitigni storici del Friuli. 

 Si tratta di tutto quel ricco patrimonio di biodiversità viticola compromesso prima dalla fillossera e poi  ulteriormente diluito dal successo dei vitigni internazionali nel periodo post bellico. Il lavoro di individuazione di questi vitigni è preciso e continuo, selezione, moltiplicazione, impianto, coltivazione e vinificazioni in purezza diventano il suo mantra. Il risultato è sorprendente, il suo saper fare e la reale potenzialità delle varietà recuperate danno oggi ai figli Lorenzo ed Alberta, la possibilità di avere una serie di referenze che il mercato accetta e premia.

L’operazione di salvataggio è così tenace e rigorosa che dal 1991, a più riprese, le varietà Forgiarin, Piculit-Neri, Sciaglìn, Ucelùt, Cividin, Cianorie e Cordenossa vengono finalmente iscritte al Registro del Ministero rendendole utilizzabili da tutti.

Una scelta che si è rivelata lungimirante nell’attuale contesto di generale omologazione anche per accompagnare con più creatività ogni abbinamento a tavola, incidendo favorevolmente anche sul prezzo.

Lorenzo e Alberta sono oggi impegnati sia a presidiare la qualità in vigna e cantina, sia a promuovere un vero legame con il territorio, attraverso l’integrazione di percorsi didattici e attività culturali in quest’area fortemente vocata al turismo valorizzando una incredibile gamma di vitigni originalissimi  che delineano un percorso enologico nuovo ed intrigante ma dal sapore unico ed antico.


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