Curiosità

Chi sdoganò il termine “bollicine”? Maurizio Zanella

Chi sdoganò il termine "bollicine"? Maurizio Zanella Lo ha confessato il fondatore della maison "Cà del Bosco"

Chi sdoganò il termine “bollicine”? Maurizio Zanella

Lo ha confessato il fondatore della maison “Cà del Bosco” che si è battuto perché in Franciacorta fosse bandita dal vocabolario la parola spumante.

Maurizio Zanella, fondatore e presidente della cantina franciacortina Cà del Bosco

A poche ore dai botti di Capodanno, con relativi brindisi, molto scalpore ha suscitato ieri l’intervista che Maurizio Zanella, fondatore 50 anni fa della maison “Cà del Bosco“, azienda leader della Franciacorta, ha concesso a Michela Proietti.

 La giornalista del Corriere della Sera ha chiesto all’imprenditore di origini trentine (papà solandro, mamma valtellinese) se è vero che è stato proprio lui ad inventare il termine “bollicine”. 

Maurizio Zanella, classe 1956, ha risposto senza esitazione: “Sì, sono stato io a battermi perché venisse bandita la parola spumante dai vini della Franciacorta. 

All’inizio fu difficile convincere tutti i soci del Consorzio, ma alla fine ce l’ho fatta a sostituire il termine spumante con la parola bollicine. Parola che ispira simpatia e gioia di vivere.”

La nonna di Maurizio Zanella era un’intraprendente albergatrice bolzanina 

Annamaria Clementi (1928-2014) ha vissuto gli ultimi anni a Ossana in Val di Sole

A questo punto riavvolgiamo il nastro. E raccontiamo la storia del papà di Maurizio Zanella, Antonio Zanella, originario di Ossana, in Val di Sole. Una storia che si intreccia con quella della mamma, Annamaria Clementi, originaria della Valtellina. 

Nata a Bormio il 17 aprile 1928, seconda di tre figli, Annamaria Clementi è rimasta orfana di padre in giovanissima età e da ragazzina ha vissuto l’esperienza drammatica della seconda guerra mondiale, di cui ricordava il ruolo protettivo di sua madre albergatrice, capace di tenere testa da sola persino ai militari delle truppe tedesche. 

Annamaria Clementi ha frequentato quasi tutto il periodo scolastico a Bolzano ed è stato proprio lí che, un giorno, ha conosciuto Albano Zanella, di professione spedizioniere.

 È bastato uno sguardo per innamorarsi, tanto che dopo tre mesi i due si sposarono e poco dopo sarebbe arrivato il primogenito, Maurizio, seguito poi dalla secondogenita Emanuela. 

Il trasferimento a Milano in cerca di fortuna e poi l’acquisto di una cascina

Maurizio Zanella, classe 1956, fondatore dell’azienda Cà del Bosco

Il papà di Maurizio Zanella era originario – come detto – di un paesino della Val di Sole, Ossana, dove le prospettive di lavoro erano poche: molti emigrarono all’estrero e alcuni nelle grandi città itsaliane in cerca di fortuna. Per questo motivo dopo l’esperienza bolzanina, Annamaria Clementi e Albano Zanella decidono, con i figli ancora in tenera età, di trasferirsi a Milano.

I primi tempi sono duri. Albano Zanella lavora come spedizioniere, poi con l’aiuto delle banche fonda un’azienda di trasporti internazionali e la vita comincia a girare per il verso giusto. 

Con i primi risparmi, Albano Zanella, avendo il pallino degli affari e del mattone, si mette a caccia di qualche buon investimento. 

Sul Corriere della Sera legge un annuncio che parla di una tenuta in vendita in provincia di Brescia, ad Erbusco, località a lui sconosciuta. Era il 1962. 

Oltre al terreno era in vendita anche una cascina soprannominata “Ca’ del Bosc”, prezzo d’acquisto: 3 milioni di lire. 

La zona non era urbanizzata: non c’era una strada, né l’elettricità, né l’acqua corrente. Albano Zanella era molto scettico sull’acquisto di quel terreno.

 Per Annamaria Clementi, invece, fu un colpo di fulmine: “Ca’ del Bosc – disse – mi poteva assicurare le uova, i formaggi, le verdure fresche e la frutta da vendere al mercato.” E così fu. Intanto il figlio Maurizio cresceva.

Le amicizie altolocate di Maurizio Zanella e l’incontro con Veronelli

Maurizio Zanella con Andrea Bocelli

Maurizio Zanella, irrequieto in gioventù (il papà dopo due bocciature al liceo lo spedì a lavorare a Liverpool a scaricare le merci nel porto) cominciò ad interessarsi del pianeta vino agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso grazie anche ad alcune amicizie altolocate: i conti Marzotto, il conte Aymo Maggi, inventore della Mille Miglia, l’ing. Marco de Benedetti, Rémi Krug, Philippe de Rothschild, Siro Maccioni, proprietario del famoso ristorante “Le Cirque” di New York, Henri Chenot (dove si recava per disintossicarsi assieme a Pavarotti e ad Adriano Galliani, compagno di bevute).

 Ma decisivo, al rientro da un viaggio in Borgogna, a Bordeaux e nella zona dello Champagne, fu l’incontro con Luigi Veronelli. 

E’ grazie a lui che si appassionò al mondo del vino. 

Fu un incontro folgorante poiché di lì a poco tempo (era il 1973) decise con l’aiuto della mamma (il papà era scettico) di trasformare l’antico cascinale di famiglia in una cantina gioiello.

La cantina gioiello di Erbusco, l’immagine simbolo della Franciacorta 

La sala Prestige Immersion dell’avveniristica Cantina Cà del Bosco

Il 2023 che sta per chiudersi sarà ricordato come l’anno della definitiva consacrazione nell’Olimpo dei grandi personaggi del mondo del vino per Maurizio Zanella, nume tutelare di Ca’ del Bosco di cui è presidente avendo al fianco i conti Marzotto del Gruppo Santa Margherita. 

Un visionario, Maurizio Zanella. Fu, infatti,  tra i primi in Italia a sposare il fascino del vino con il fascino dell’arte, dapprima nei vigneti e poi in cantina. Una leggenda vivente della Franciacorta e non solo. 

L’ingresso della Cantina Cà del Bosco ad Erbusco (Franciacorta)

E a certificarlo è il prestigioso riconoscimento «Wine Legend Award 2023» conferitogli nei giorni scorsi dalla più autorevole delle riviste tedesche «Der Feinschmecker».

Questa la motivazione del premio: «Cà del Bosco, cantina pioniera fin dai primi Anni Settanta del Novecento, è oggi tra le aziende leader nella produzione di Franciacorta. 

Una posizione raggiunta grazie all’entusiasmo, alla passione, alla ricerca, alla fatica e al lavoro di Maurizio Zanella che ha trasformato una modesta cascina nascosta in un bosco di castagni in una delle più moderne e avanzate cantine italiane ed europee portandola al livello più alto della qualità: l’eccellenza.»

 La cuvée Annamaria Clementi 1980 in onore della mitica mamma

Decisivo per Maurizio Zanella fu l’incontro con Luigi Veronelli

Ad Annamaria Clementi, la mitica mamma, morta a 86 anni e che negli ultimi anni si era ritirata ad Ossana tra le amate montagne che ammirava dalle ampie vetrate del suo chalet (Maurizio Zanella andava spesso a trovarla anche per assaggiare il piatto preferito: le crosticine di polenta con la panna di malga) ha dedicato una Riserva Speciale: la Cuvée  Annamaria Clementi R.S. 1980 creata dallo “chef de cave”, il francese André Dubois.

Un Franciacorta sublime che dopo 43 anni esprime la magnificenza e la complessità di un vino esclusivo dal colore paglierino carico con evidenti riflessi dorati, dai profumi intensi ed esplosivi, con “nuances” di sottobosco, muschio e felce, che rivelano il lungo affinamento sui lieviti. 

Piacevoli i sentori di agrumi canditi e confettura di mela cotogna che si fondono con note di nocciola tostata e caramello. 

“Est magnifique” ha commentato André Dubois. Concordiamo: mai assaggiato un Franciacorta così fragrante. 

Un vino straordinario per maestosità, intensità, eleganza, con un finale aromatico da standing ovation. 

Che altro aggiungere? Semplicemente chapeau.

In alto i calici.Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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