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C’è del Marcio in Danimarca mentre in Italia i prosciutti sono anonimi

Una prima sospensione della attività aveva colpito il 16 Maggio l’IPQ e seguiva la sospensione di ben sei mesi del 2018.

L’ente certificatore che attesta con la DOP la qualità del notissimo prodotto alimentare italiano potrebbe perdere definitivamente la sua funzione. Che trova soprattutto in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e pure in Toscana le massime espressioni.

Ci sarebbero pure verbali spariti che riguardano l’ingresso nella filiera di cosce di suini con peso superiore ai 176 chilogrammi per la lavorazione e quindi fuori disciplinare.

Adesso è arrivato lo stop fino a nuovo regime.

Quattro membri dell’istituto sarebbero implicati  nel complicato percorso delle certificazioni.

Secondo stime di questi giorni un milione di cosce di prosciutto non sono conformi e sarebbero da dequalificare, circa il 35% dei prosciutti attualmente stoccati nei prosciuttifici sono falsi DOP.

William Shakespeare fa dire ad Amleto nella omonima piece che c’è del marcio in Danimarca.

Rapportato ai prosciutti significa questo: le cosce impiegate per diventare prosciutti certificati non sono di origine italiana, o sono frutto di ibridazioni e non debitamente tracciate.

I maiali Duroc di origine danese sono esclusi dal disciplinare e oltretutto non sono adatti alla realizzazione dei prosciutti perché non reggono la stagionatura a causa della carne troppo umida e per le diverse dimensioni della noce di grasso al centro del prosciutto.

I grandi marchi e i consorzi di tutela dichiarano di essere vittime degli allevatori disonesti, ma in mancanza per adesso di prove concrete ogni soggetto della filiera ha pensato bene di gestire la situazione secondo i propri interessi di bottega.

Si aspettano notizie da Amleto.


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Redazione

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