
Una pausa in cantina
Dove i Colli Berici, confinano con i veronesi Monti Lessini, la Cantina Casa Cecchin accoglie i visitatori

raccontando loro storie di tradizioni, di natura rigogliosa e di un vino, il Durello da vitigno Durella. Le sue uve autoctonone, rustiche, spigolose, dalla buccia dura, danno un vino dalla spiccata acidità che l’ingegnere Renato Cecchin, il fondatore, ha saputo domare e rendere piacevole non solo per gli spumanti che la esigono, ma anche nei vini fermi unici e piacevolissimi. Ascoltando i racconti della figlia Roberta che narrano di agricoltura integrata, di sovescio con piante di senape e rafano per la loro funzione nomatocida, dei continui sforzi per mantenere la propria tipicità escludendo per le nuove vigne innesti che non provengano dai propri filari, ci si ritrova in una filosofia di rispetto per la natura, di pratiche sostenibili, di scelte produttive legate ad una personale visione di produzione e mai al mero guadagno.
Tra Verona e Vicenza
L’esagono

L’eruzione vulcanica nel vicino Colle San Marco e il rapido raffreddamento dello strato di magma formarono, fratturandosi, dei prismi esagonali, delle vere e proprie colonne che nel tempo vennero utilizzate a scopo edilizio fino al secondo dopoguerra. Negli anni ‘90 poi, la zona venne bonificata diventando parco naturale, con tanto di anfiteatro e divenendo in seguito un luogo del FAI.
La genialità dell’ingegnere Renato
Negli anni ‘80 il vino da uve Durella era considerato poco più che vino da taglio, difficile da bere data l’irruente

acidità. Nel 1989 però, l’ing Renato Cecchin, intuendone le potenzialità, oltre alla versione ferma, partì con i primi esperimenti di spumantizzazione in autoclave. Visto l’ottimo risultato proseguì a sperimentare il Metodo Classico che però per le operazioni di remuage necessitava di molta manodopera.
Nacque cosi, nel 1992, l’Esagono Cecchin. Un cestone di metallo dalla forma di un prisma esagonale contenente 273 bottiglie. Le bottiglie vengono inserite capovolte e con un solo gesto vengono fatte roteare per far scendere pian piano i lieviti ed arrivare alla sboccatura con i residui dell’autolisi ben depositati sul tappo.Un’invenzione brevettata ma che l’ingegnere ha sempre condiviso liberamente con i suoi colleghi produttori.
Eredi al femminile
L’ingegner Renato ha oggi passato lo scettro alle sue eredi: la figlia Roberta e la nipote Sara che proseguono con la filosofia del fondatore, certe che l’amore per la terra e per

le tradizioni siano la giusta strada da seguire in questi tempi moderni. Da qui l’idea di omaggiare il fondatore dedicando a lui il prodotto di punta, il Metodo Classico Riserva 60 mesi sui lieviti cha sarà accompagnato dalla dicitura “Riserva dell’ingegnere”
Un omaggio meritato e doveroso a uno dei pionieri del Durello, promotore anche della nascita della denominazione «Monti Lessini».
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