Carissima pompa : l’Italia in riserva e a corto di denari
In alcune zone del Nord Italia la nafta è arrivata a costare oltre 2 euro e 40 centesimi al litro.
La presidente afferma che non le risulta e lei monitora ogni giorno il prezzo dei carburanti.
Evidentemente i suoi controlli sono superficiali. Intanto concorda con il comandante della Guardia di Finanza generale Giuseppe Zaffarana un controllo agli aumenti dei carburanti praticati nei 505 impianti posizionati in autostrada.
Tagliare nuovamente le accise significa per lo stato spendere oltre un miliardo di euro al mese e il governo non li ha a disposizione.
Il nuovo esecutivo dopo poco più di tre mesi è già in riserva con i conti.
Saranno comminate forti multe per chi non espone cartelli negli impianti con i prezzi medi nazionali dei carburanti.
Ventilata la possibilità per le aziende di dare fino a 200 euro di rimborso per i dipendenti per compensare le spese per spostarsi da casa.
I prezzi dei carburanti alle pompe sono nel mirino della Guardia di Finanza. 5187 controlli a impianti sono stati effettuati riscontrando oltre 2800 violazioni di mancata esposizione di variazione dei prezzi.
La benzina costa molto di più in autostrada rispetto ai prezzi dei distributori ubicati nelle strade normali.
I controlli dei prezzi dei carburanti non saranno più effettuati ogni tre giorni ma tutti i giorni. Sarà attivata una commissione di controllo dei prezzi.
Non c’è un vero tema di speculazione generalizzata ma svariati episodi di gestori che se ne approfittano secondo l’esecutivo.
Gli impianti dei furbetti che saranno pizzicati e trovati non in regola potranno essere chiusi da 7 a 90 giorni e chi non espone i cartelli con I prezzi medi subirà una sanzione.
Ora la presidente e il suo manipolo di ministri, sottosegretari e vice ministri non in camicia nera ma in grisaglia e doppiopetto si rendono conto della grande differenza che corre tra essere alla opposizione e stare al governo.
Hanno sbattuto il grugno contro un vero e reale problema dei cittadini.
Meloni e Salvini adesso non strepitano più contro il governo ladro che intasca gran parte del prezzo dei carburanti.
Un tetto agli aumenti in autostrada è stabilito con decreto.
Si vocifera di un ritorno del CIP – Comitato Interministeriale Prezzi che controllava e determinava e a volte imponeva il prezzo dei prodotti.
Comunque senza taglio delle accise che rappresentano quasi il 60 % del costo di un litro di carburante non c’è niente da fare.
La presidente del consiglio ha precisato che attualmente non si può fare di più che monitorare e controllare i prezzi praticati presso gli impianti.
I 10 miliardi di euro incassati con le accise sono stati destinati ad aiuti e agevolazioni per imprese e famiglie.
Nel programma elettorale dei fratelli & sorelle d’Italia a pagina 26 era indicata la sparizione delle odiose ultra decennali gabelle.
Promessa non mantenuta.
Sempre la presidente ha precisato che tagliare le accise avrebbe agevolato maggiormente le persone più abbienti che hanno i SUV. Incredibile!
Le accise non si toccano, gli sconti precedenti non sono confermati.
Afferma che il prezzo del petrolio sta calando e quindi i prezzi si stabilizzeranno.
Sono veramente affermazioni sconcertanti. Gli aumenti secondo la presidente sono dovuti alle speculazioni.
Il prezzo fissato per decreto riguarderà solamente i distributori ubicati lungo le autostrade.
E per quanto concerne i 22549 impianti disseminati fuori dalle autostrade cosa pensano di fare a Palazzo Chigi?
I rappresentanti delle associazioni nazionali dei benzinai affermano che non sono loro a fissare i prezzi dei carburanti ma sono le compagnie petrolifere.
Hanno proclamato uno sciopero dal 24 al 26 Gennaio e un sit in davanti al parlamento.
Umberto Faedi
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