
Cantina Marco Donati, la storia siamo noi

L’azienda vitivinicola di Mezzocorona premiata a Vinitaly per le oltre 150 vendemmie. Presentati a Verona gli ultimi gioielli: lo spumante Johanniter “Oltre Vitis” e il Pinot Nero Riserva.
Vinitaly, edizione numero 57, che si è conclusa nei giorni scorsi a Verona tra timori e speranze, ha premiato anche quest’anno i benemeriti della viticoltura italiana.
Per il 2025 il prestigioso Premio Angelo Betti Gran Medaglia di Cangrande è stato assegnato ad un’azienda del Trentino: la Cantina Marco Donati che vanta ben 150 anni di storia.
Ha consegnato il riconoscimento, proposto dall’assessore provinciale all’agricoltura della Provincia autonoma di Trento, il dirigente Andrea Merz con le seguenti motivazioni: “Marco Donati, la moglie Emanuela e la figlia Elisabetta hanno fatto della loro azienda una scelta di vita, dedicandosi con impegno e forte passione, nel rispetto della loro terra e dei preziosi prodotti che essa offre, con un occhio di riguardo all’innovazione, ma senza mai trascurare la tradizione e l’amore che li lega al Trentino.”
Quelle vecchie viti di Teroldego che circondano il quattrocentesco Palazzo Spaur

Oltre 150 vendemmie legano questa azienda al Trentino e al mondo del vino.
“Centocinquant’anni fa – racconta Elisabetta Donati – il quadrisavolo Luigi iniziò una storia che prosegue ancora oggi con me, mio padre Marco e mia madre Emanuela. Io rappresento la sesta generazione, l’evoluzione che continua la storia, il presente e il futuro.
Insieme perseguiamo l’obiettivo di produrre vini interpreti della massima espressione del territorio e capaci di emozionare ad ogni sorso. La qualità è sempre stata il nostro criterio di riferimento.”
L’Azienda Vitivinicola Marco Donati, una delle più antiche del Trentino, si affaccia tra i vigneti della zona classica del Teroldego e vanta una lunga tradizione, da quando nel 1863 Luigi Donati acquistò, assieme al quattrocentesco Palazzo dei Conti Spaur, i pregiati vigneti di Teroldego, che si estendono nel soleggiato Maso ai piedi dei castelli di Mezzocorona.
Qui furono selezionati nel corso degli anni i ceppi migliori serbando così ancora oggi un vigneto storico con viti vecchie di 90 anni. Esemplare esempio di biodiversità, questo vigneto presenta numerosi cloni di Teroldego.
L’azienda, importante punto di riferimento della tradizione enologica trentina

L’azienda di famiglia è riconosciuta come punto di riferimento della tradizione enologica trentina, da sempre impegnata nella valorizzazione di un patrimonio viticolo di qualità.
Negli anni poi, con un attento lavoro di “zonazione”, l’azienda ha ampliato il proprio raggio d’azione valorizzando altri vigneti in vari siti del Trentino, molto diversi tra loro per “terroir” e situati nelle zone più vocate per ogni tipologia d’uva.
Da qui la collezione rappresentativa dei più interessanti vini del Trentino, ricchi di carattere e tipicità.
Un vitigno al quale la famiglia Donati è storicamente legata è il Teroldego, vitigno autoctono con il quale si produce il leggendario “Teroldego Sangue di Drago”.
Per questo cru, vengono selezionate le uve migliori, di vigne vecchie anche di 90 anni, piantate ancora dal bisnonno Marco, il quale già sognava che con quelle viti venissero prodotti grandi vini di qualità.
I Conti del Tirolo e quei vini di gran pregio serviti nelle mense più raffinate

Un aneddoto interessante racconta che ancor prima dei Conti Spaur, il maso era stato di pertinenza del coppiere dei Conti del Tirolo.
Ai tempi il coppiere di corte rivestiva una notevole importanza, paragonabile ad un ministro e questo sta ad indicare come già allora questi vigneti fossero ritenuti di grande pregio, ed i vini che derivavano da questi vigneti fossero privilegio delle mense più raffinate.
Oltre centocinquanta vendemmie – dicevamo – legano questa azienda al Trentino e al mondo del vino. La preziosa collezione di bottiglie è custodita nelle cantine sotterranee. Nel “sancta sanctorum” sono conservate gelosamente anche due bottiglie del 1863 ed alcuni pezzi rari che testimoniano la cultura del vino.
Il Pinot Nero Riserva, gioiello che nasce sulle colline di Castel Madruzzo

Al recente Vinitaly l’azienda Donati ha presentato le ultime due etichette: uno spumante metodo classico e un Pinot Nero Riserva.
Il Pinot Nero Riserva nasce sulle colline (450 metri) di Castel Madruzzo in Valle dei Laghi ed è prodotto con una selezione delle migliori uve di un clone francese con grappolo spargolo e una bassissima resa per ettaro.
Affinato per oltre un anno in barrique regala ai wine lover che amano il Pinot Nero un piacevole bouquet, particolarmente marcato di ciliegia selvatica e ribes nero.
In bocca è sapido, morbido, equlibrato ed elegante con un fondo piacevolmente aromatico. Si abbina con le carni bianche e rosse, si esalta particolarmente con il bollito misto, ma non disdegna anche piatti importanti di pesce.
“Oltre Vitis” lo spumante prodotto a Oltrecastello con le uve Johanniter

La seconda etichetta presentata a Vinitaly è uno spumante metodo classico che rientra nel progetto aziendale a difesa della sostenibilità mbientale.
“Oltre Vitis” – questo il nome – è prodotto con le uve di un vitigno resistente alle malattie fungine, lo Johanniter, un vitigno ibrido a bacca bianca che resiste meglio alle malattie della vite e quindi per coltivarlo si riducono al minimo i trattamenti nel rispetto del vigneto e dell’ambiente, contribuendo così allo sviluppo di una viticultura sostenibile.
Nasce sulle colline di Oltrecastello a Povo, zona ad alta vocazione spumantistica.
L’altitudine e la posizione orografica dei vigneti permette una spettacolare escursione termica tra il giorno e la notte, che contribuisce a conferire freschezza e fragranza a queste bollicine.
Colore giallo paglierino, perlage persistente con billicine sottilissime, regala un bouquet di profumi delicati (fiori di biancospino, mela verde) con una piacevole nota agrumata. In bocca è fresco, sapido, eqyilibrata e con una buona struttura. Ottimo come aperitivo, a tavola si sposa con i piatti di pesce, le carni bianche, i formaggi ed è piacevole anche a tutto pasto.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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