Brindiamo con gli amici di Dom Pérignon
La Confraternita trentina nata nel 2017 a Palù di Giovo venerdì 23 giugno celebra il 4° Conclave ecumenico con degustazione delle bollicine della Valle di Cembra. Sabato la festa in piazza.
La Confraternita degli Amici di Dom Pérignon, nume tutelare degli spumantisti dell’intero pianeta, venerdì prossimo 23 giugno celebrerà a Palù di Giovo il 4° Conclave ecumenico con un confronto-dibattito con i produttori della Valle di Cembra.
Nella sala dell’Oratorio interverrà il preside emerito dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige prof. Francesco Spagnolli che parlerà della storia delle bollicine (dallo Champagne agli spumanti metodo classico italiani) e delle prospettive future del Trentodoc con particolare riferimento all’identità territoriale della Val di Cembra. Un territorio che, con i cambiamenti climatici in atto, può diventare la nuova Champagne d’Italia.
Venerdì degustazione degli spumanti, sabato festa di popolo in piazza
Al termine del confronto-dibattito riservato ai tecnici e alle figure professionali seguirà la degustazione alla cieca degli spumanti prodotti dalle numerose cantine della Valle di Cembra. Il giorno successivo, sabato 24 giugno, festa di popolo in Piazza San Valentino, sempre a Palù di Giovo.
“Il Conclave sarà l’occasione per rinsaldare vecchi legami di amicizia con i cugini francesi” ha dichiarato il Gran Maestro della Confraternita Riccardo Pellegrini che per l’organizzazione dell’evento è affiancato da Diego Moser, da Antonio Paolazzi, da Ferruccio Pellegrini, da Paolo e Stefano Tiefenthaler, dai confratelli di Palù di Giovo e dalle Donne Rurali.
Una terra dei campionissimi di ciclismo: la dinastia Moser e Gilberto Simoni
La Confraternita degli Amici di Dom Pérignon è stata fondata nel 2017 da un gruppo di vignaioli di Palù di Giovo, terra di campionissimi di ciclismo (la dinastia Moser e Gilberto Simoni). Come modello di ispirazione non poteva non essere il campione dei campioni delle bollicine: Sua Maestà lo Champagne Dom Pérignon della maison Moët & Chandon. Il battesimo ufficiale ha avuto luogo – e non poteva essere altrimenti trattandosi di una consacrazione vera e propria – nell’antica chiesetta di San Giorgio tra i vigneti terrazzati della Valle di Cembra.
Il gemellaggio con l’Abbazia di Hautvillers e con il mitico abate francese
Il rito, sacro e profano ad un tempo, è stato presieduto da don Claudio Nereo Pellegrini, il «prete operaio» di Palù di Giovo, giunto espressamente dal Belgio, sua terra di missione e apostolato tra i minatori del Limburgo (Fiandre).
Don Claudio ha avuto parole di compiacimento per l’iniziativa dei vignaioli di Palù suggellata con il gemellaggio all’insegna delle bollicine tra la Comunità di Palù di Giovo e l’Abbazia di Hautvillers. Fondata nel 650 da San Nivardo di Reims, l’abbazia rimase attiva fino alla Rivoluzione francese del 1789 e ospitò le presunte reliquie di Sant’Elena, imperatrice e madre di Costantino. Nel 1983 l’edificio è stato dichiarato monumento storico nazionale.
Quando Francesco Moser abbracciò la statua di Dom Pérignon
Al termine del rito religioso il prof. Francesco Spagnolli, preside emerito dell’Istituto Agrario di San Michele, ha tenuto una dotta e applauditissima «Lectio magistralis» partendo dalla foto storica appesa sulla facciata della chiesetta di San Giorgio che ritrae (la foto è di Remo Mosna) un giovanissimo Francesco Moser reduce dai trionfi alla Parigi-Rubaix, mentre abbraccia l’imponente statua di Dom Pérignon all’ingresso della Moët & Chandon a Epernay.
Ricordando quell’episodio, Spagnolli ha tracciato un ritratto del monaco benedettino Pierre Pérignon (1638-1715), «cellerario» ed economo dell’abbazia situata sulle colline a nord della Marna, nel cuore della Champagne. Al mitico abate, padre della rifermentazione in bottiglia, è legato uno degli Champagne più conosciuti al mondo: il Dom Pérignon.
La “lectio magistralis” del preside emerito prof. Francesco Spagnolli
Mito, leggenda o storia? Se lo è chiesto introducendo la sua «lectio magistralis» Francesco Spagnolli, professore emerito nonchè preside per 25 anni dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, parlando del monaco benedettino Pierre Pérignon, «cellérier» dell’abbazia di Saint-Pierre d’Hautvillers cui va il merito, nel 1668, all’età di 30 anni, di aver rivoluzionato il sistema di coltivazione dei vigneti dell’abbazia: meno rese per ettaro, vendemmia differenziata sulla base del grado di maturazione delle uve, regolamentazione del concetto di «cru», pressatura soffice, utilizzo della tecnica dell’«assemblage», ricerca di una bottiglia a prova di scoppio per bloccare la pressione delle bollicine.
A questo proposito si recò nella natia Argonne (patria delle vetrerie) e la trovò. Infine sperimentò i tappi di sughero per la chiusura ermetica della bottiglia, senza la quale la rifermentazione sarebbe stata impossibile. Tutte intuizioni che hanno portato alla nascita dello Champagne.
E per festeggiare bollicine ancestrali della Val di Cembra e Champagne
Al calar del sole, attorno ai vigneti che circondano la chiesetta di San Giorgio (qui un tempo, a metà collina, passava la vecchia strada della Val di Cembra) il Gran Maestro della Confraternita di Palù di Giovo Riccardo Pellegrini e le Donne Rurali della Valle di Cembra hanno dato il via alle «danze» enogastronomiche: affettati, formaggi, sottoli, sottaceti, tortei de patate, crostate, pasticcini, il tutto accompagnato dalle bollicine autoctone dei confratelli di Palù di Giovo che hanno celebrato l’evento stappando «alla volée» le bottiglie di spumante metodo ancestrale prodotte con le uve (Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Meunier) della Val di Cembra. A coronamento della festa non poteva mancare il botto finale: la stappatura di alcune magnum di Dom Perignon, lo Champagne che ha il potere taumaturgico di emozionare anche gli… astemi.
E così, dopo Cimone, soprannominata la «Piccola Epernay» del Trentino, anche Palù di Giovo ora potrà fregiarsi, grazie a Dom Pérignon, dell’appellativo di «Piccola Champagne» d’Italia. In alto i calici. Prosit!
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