La tanto attesa e sospirata brexit da parte dei fautori dell’indipendenza british dall’Europa continua a produrre effetti tutt’altro che positivi.
Non sono comunque un entusiastico sostenitore della UE, e non sono nemmeno nazionalista sfegatato e autarchico fino alla esasperazione.
Nei decenni la UE ha causato all’Italia molti danni e fatto gravi torti.
Ad orchestrare questa guerra non dichiarata nei nostri confronti è quasi sempre stata la Francia spalleggiata dai tedeschi e a volte dagli spagnoli.
Grande invidia nei confronti dei nostri unici prodotti alimentari, del nostro patrimonio architettonico e della nostra cultura.
Molti non ricorderanno quando alla frontiera con i galletti franzosi questi ribaltavano i nostri camion pieni di casse di vino.
Oppure quando alcuni noti giornali e riviste tedesche e a volte qualche tabloid inglese pubblicavano in vista dell’estate schifose copertine con immagini forti e scioccanti per disincentivare il flusso turistico verso l’Italia.
Adesso gli austeri abitanti della fredda isola d’Albione stanno sbattendo le loro facce rubizze contro una varia sequela di problemi oltre alla grave pandemia.
Moltissime banche e imprese hanno abbandonato Londra e la City e ci sono categorie che sono già pentite di essersi staccati dalla UE.
Abbiamo riconquistato l’impero e la nostra indipendenza erano le frasi scritte a caratteri cubitali sui papers britannici. Ebbene i camionisti sono esasperati dal ritorno dei controlli doganali: ore di fila anziché i 30/45 minuti di prima per sbarcare in Francia e poi dirigersi alle varie destinazioni.
Quindi ciò significa meno viaggi e meno guadagni. I pescatori lamentano lo stesso problema per i giusti controlli sanitari, spesso il pescato quando viene liberato dai veterinari non è più così fresco e appetibile.
E lo stesso problema lamentano i grossisti di merci fresche. Cari discendenti delle barbare tribù nordiche avete voluto la brexit?
Adesso pedalate.
Anche in Italia ci sono categorie molto penalizzate dai decreti del governo.
Ma non mancano pure babbei che danno solo aria alla bocca rilasciando fetidi sproloqui.
Un tale Mario Monti, che tutti ben ricordiamo, ha affermato che i ristori alle piccole imprese sono inutili, sono soldi sprecati e che è meglio che queste attività chiudano.
Il denaro elargito costituisce un debito per le generazioni future e sarebbe meglio destinare i fondi ad attività che si svilupperanno.
Intanto non si sa quali attività si svilupperanno nel caos provocato dalla pandemia.
E poi tirare giù centinaia di migliaia di serrande provocherebbe un disastro sociale che in parte sta già avvenendo.
Abbiamo poi la neo vice presidente della regione Lombardia nonché assessora al welfare, per sfortuna dei lumbard.
Ha esordito nel suo nuovo incarico dicendo che il numero dei vaccini inviati alle regioni deve essere messo in relazione al PIL. Significa che più produci come regione più hai diritto di essere salvato con i vaccini.
Beati gli ultimi se questi sono i primi. Naturalmente l’arcigna Moratti ha smentito tutto, la buona scuola dell’ex cavaliere di Arcore non si dimentica.
Io invece non dimentico a proposito di scuola i danni che costei ha fatto quando è stata purtroppo ministra della istruzione, della ricerca e dell’università.
A proposito di categorie scontente il recente decreto ha limitato alle 18.00 l’orario di vendita delle enoteche.
7300 attività sono giustamente in subbuglio e di queste circa il 30 % sono condotte da donne.
Non si capisce perché la GDO, le gastronomie, gli autogrill e addirittura le macellerie che hanno un reparto bevande non hanno limitazioni di orario.
Già i ristoratori sono inviperiti, giustamente, con gli autogrill e con chi permette loro di fare ristorazione.
Non è sicuramente facile non scontentare nessuno, vedremo il nuovo imminente decreto cosa prevede.
Umberto Faedi
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