Fondamentale per la valorizzazione del territorio in termini di patrimonio naturale e culturale senza tralasciare le produzioni locale è il ruolo che svolgono i Gruppi di Azione locale. Uno di questi, il GAL Ternano che dal 2000 opera nell’area Ternano Narnese Amerino ci ha permesso di scoprire alcuni angoli della provincia di Terni che, se ben noti ai viaggiatori del Gran Tour del Settecento, a noi turisti frettolosi e qualche volta distratti ci sfuggono.
E’ sicuramente la Cascata delle Marmore, tappa importante per gli aristocratici inglesi di fine Settecento, il luogo più conosciuto della provincia di Terni. “…impareggiabil cateratta, orribilmente bella” sono i versi scritti dal poeta George Gordon Byron dopo la sosta davanti alla Cascata delle Marmore, versi che hanno ispirato Peppe Di Giuli per una scultura particolare collocata nel piazzale inferiore dedicata proprio allo scrittore: una panca sulla quale, come se fosse stato appena gettato da Byron, sta il mantello in bronzo dorato con accanto il libro sul quale è inciso in italiano e inglese il testo dedicato dal poeta alla Cascata delle Marmore. Tra le più alte del vecchio continente con un dislivello di 165 metri che l’acqua compie in tre salti, si tratta di un opera di ingegneria idraulica romana realizzata nel 271 a.C. per bonificare la piana reatina. Oggi è un luogo a doppia vocazione, produttiva perché dal 1935 le acque della cascata sono utilizzate per alimentare la centrale idroelettrica di Galleto e turistico naturalistica perché tutti i sentieri del parco sono un giardino botanico con 300 specie vegetali e sono presenti anche specie di uccelli rari o addirittura unici in Italia. Il Parco delle Cascate si compone di 6 sentieri di cui due molto suggestivi a ridosso delle cascate con alcuni punti di osservazione come il balcone degli innamorati o la Specola, il loggiato fatto costruire nel 1781 da Papa Pio VI. Possibilità di fare rafting.
Poco distante il borgo medioevale di Ferentillo, conosciuto a livello internazionale per un museo molto particolare, una realtà unica nel suo genere, il museo delle mummie. Nella cripta sotto la chiesa di Santo Stefano, risalente al XIII secolo, sono esposti in teche di cristallo corpi la cui mummificazione è del tutto naturale, dovuto a dei particolari microrganismi presenti nella terra ove si trovano e alle particolari condizioni climatiche. Ripropongono diverse tipologie di personaggi vissuti anticamente in loco, il più antico ha più di quattro secoli, il più recente è del XIX secolo. In alcune si possono ancora scorgere i peli della barba o dei baffi, in altre le piaghe segno della malattia che ne ha causato il decesso.
Con una storia di tremila anni, Amelia arroccata sulla cima di un colle tra le valli del Tevere e del Nera con la superba cinta muraria in opera poligonale realizzata tra il III ed il II secolo a.C. che circonda ancora oggi la cittadina per circa 2Km., racchiudendo un territorio di circa 25 ha.
Lungo la cinta muraria si aprono quattro porte, dalla porta Romana, quella più centrale si accede al centro storico ricco di palazzi rinascimentali per arrivare alla cattedrale con la sua torre campanaria. Non tralasciare una visita al Teatro, uno dei pochi esemplari di teatro settecentesco all’italiana, pianta a ferro di cavallo, realizzato interamente in legno nel 1782 dallo stesso progettista che qualche anno dopo firmerà la Fenice di Venezia e alle cisterne romane situate nei sotterranei di piazza Matteotti. Nel territorio di Amelia da sempre si sono coltivate tutte le varietà più comuni frutta, soprattutto i fichi. In particolare l’essicazione dei fichi ha rappresentato l’attività sussidiaria principale della stragrande maggioranza delle famiglie amerine. Da provare i fichi Girotti, una antica ricetta tradizionale nata nel 1830. Si tratta di fichi essicati, aperti e poi farciti con mandorle, canditi, noci, nocciole e cioccolato.
Piera Genta
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