Cantina del giorno

Alfio Nicolodi brinda con “Cimbrus”

Alfio Nicolodi brinda con "Cimbrus" Questo spumante brut (da uve Lagarino Bianco) è uno dei fiori all'occhiello dell'eroico vignaiolo trentino

Alfio Nicolodi brinda con “Cimbrus”

Spettacolare immagine autunnale dei vigneti terrazzati della Valle di Cembra

Questo spumante brut (da uve Lagarino Bianco) è uno dei fiori all’occhiello dell’eroico vignaiolo trentino, uno degli otto produttori che fanno parte del Consorzio “Cembrani Doc”.

La Valle di Cembra è uno dei più suggestivi paesaggi rurali d’Italia, un patrimonio storico-culturale di saperi e sapori da custodire gelosamente.

Un mosaico di oltre settecento chilometri di vigneti terrazzati, sorretti da muretti a secco, che regalano ai wine lover degli autentici gioielli.

Vini di strardinario fascino: dal profumatissimo Müller Thurgau all’elegante Riesling, dalla Schiava al Lagrein, dallo Chardonnay al Pinot Nero, vitigni ideali questi ultimi  per la creazione degli spumanti di montagna Trentodoc. 

Il Consorzio Cembrani Doc: sei cantine e due distillerie

I vignaioli Cembrani Doc, custodi dell’antica cultura enoica della Val di Cembra

Per far conoscere in Italia (e non solo) questa realtà nel 2012 è stato fondato il Consorzio “Cembrani Doc”: sei cantine e due distillerie a conduzione famigliare, decise a mettersi in rete per la promozione dell’unicità territoriale della Valle di Cembra, dei suoi agricoltori e delle sue eccellenti produzioni.

Otto realtà che racchiudono non solo la passione di intere generazioni, ma anche la storia di un territorio coltivato a vite fin dai tempi degli Etruschi come testimonia il ritrovamento della famosa Situla sul Doss Caslir a Cembra, scoperta che fa della Valle di Cembra la culla più antica della coltivazione della vite in Trentino. 

Queste le aziende associate: Azienda vitivinicola Alfio Nicolodi, Azienda agricola Simoni, Cantina Corvée, Azienda agricola Zanotelli, Azienda agricola Toniolli, Azienda agricola Giorgio e Federico Paolazzi, Distilleria Paolazzi, Distilleria Pilzer.

Quei vigneti eroici e quei muretti a secco lambiti dal fiume Avisio

Immagine primaverile dei vigneti terrazzati della Val di Cembra

Il logo “Cembrani Doc” rappresenta la stilizzazione di un bicchiere di vino composto dalle iniziali C e D riempito con i profili dei muretti a secco, rigogliosi di viti e lambiti dal fiume Avisio che nei secoli ha eroso i declivi. 

Al territorio della Valle di Cembra e ai suoi 708 chilometri di muretti a secco è dedicata la linea 708 km: “708 km Bianco”, “708 km Rosso”.

“708 km Trento Doc Extra Brut” e “708 km Grappa”.

Vigneti “eroici” coltivati da vignaioli “eroici”. Uno di questi è Alfio Nicolodi che a Cembra, nella contrada storica della Carraia, porta avanti con passione la tradizione di famiglia. 

L’azienda familiare: dal nonno Antonio, il patriarca, ad Alfio Nicolodi

L’azienda Nicolodi è stata fondata dal nonno Antonio, il patriarca, nei primi anni del Novecento. Nella conduzione della cantina è poi subentrato papà Fulvio e dal 1989 il figlio Alfio che ha impresso un nuovo corso all’azienda. Con passione e lungimiranza ha rinnovato gli impianti dei vigneti di famiglia, selezionando le varie tipologie di uva e grazie alle nuove tecnologie in cantina è riuscito a dare un precisa identità ai propri vini, rappresentativa della viticoltua eroica della Valle di Cembra.

Dal 2000 la cantina è impegnata con molte energie al reintegro dei vitigni storici della valle, un lavoro di lungo periodo del quale negli ultimi anni si cominciano a vedere i risultati, sempre più incoraggianti.

Strappati all’estinzione alcuni storici vitigni: il Chegarel e il Veltriner Frühroter

Alfio Nicolodi nel vigneto di famiglia a Cembra

Alfio Nicolodi ha strappato all’estinzione anche alcuni vitigni destinati all’oblio: ad esempio è l’unico produttore nella valle a coltivare il Lagarino Bianco (il mitico “Chegarel” in dialetto cembrano) e un altro storico vitigno: il Veltliner Frühroter. Inoltre, sempre Alfio Nicolodi, è uno dei pochi a vinificare il Moscato, una scelta che esalta l’identità del territorio. 

E lo stesso discorso vale anche per la Schiava Nera, altra perla della sua produzione. Un vino, la Schiava, colpevolmente snobbato negli ultimi anni, ma che sta tornando alla ribalta anche tra i giovani.

La Schiava racconta la storia millenaria della Val di Cembra, una storia di sacrifici, di privazioni e di resilienza per usare un termine oggi di moda.

Le uve della Schiava Nera di Alfio Nicolodi vengono lasciate appassire direttamente sui tralci in vigna, un’antica tecnica che regala al vino che poi degustiamo nel bicchiere una struttura e un sapore davvero unici.

Questi vini rappresentano appieno la tradizione e la passione di Alfio Nicolodi per il recupero di vitigni storici che raccontano il passato, il presente e sicuramente anche il futuro della Valle di Cembra.

Cimbrus Brut, lo spumante che nasce da un antico vitigno prefillossera

Lo spumante Brut “Cimbrus” fa parte del progetto di recupero dei vitigni storici trentini di fine Ottocento.

Nasce dall’antico vitigno cembrano prefillossera, il “Chegarel”.

Me lo ha fatto conoscere per la prima volta, molti anni fa, Gianpaolo Girardi, patron di Proposta Vini. Fu un’autentica sorpresa poichè stavamo assaggiando un Brut rimasto in affinamento sui lieviti per 15 anni.

L’ho riassaggiato recentemente e confermo la prima impressione. Merita l’inchino: chapeau!

Colore brillante con riflessi giallognoli, bouquet di agrumi con sentori di pompelmo, sapore sapido, astingente e vivace, piacevolmente minerale, è ideale per accompagnare crostacei, molluschi e crudità di pesce.

Altra chicca: il Gewürztraminer, un vino che affascina sorso dopo sorso

Altra chicca di Alfio Nicolodi è il Gewürztraminer. Vino raro e prezioso, fa parte del progetto “Cembrani d’autore”, poco esteso nella valle fino 1990 poi reimpiantato con il sistema guyot nei terreni argillosi ed esposti al sole.  

Colore giallo tendente al giallo oro, questo Traminer regala sentori di rosa canina e spezie.

Spiccatamente aromatico, dal sapore pieno e ben strutturato con leggero retrogusto di mandorla, riesce a sorprendere ad ogni sorso. Ottimo a tavola con piatti speziati e formaggi erborinati.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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