In occasione della manifestazione TriestEspresso, con il coinvolgimento della FIPE, nei bar del centro di Trieste i clienti erano invitati a compilare un questionario, con domande finalizzate a scoprire le abitudini, le preferenze e le conoscenze dei consumatori di caffè, test distribuito anche nel banco d’assaggio all’interno della fiera Expo dove si potevano gustare diverse miscele di caffè ed esprimere un giudizio.
Nella giornata conclusiva della Fiera sono stati presentati i risultati dell’indagine della precedente edizione, ed è emerso un quadro dei gusti italiani in merito al caffè.
I dati hanno fornito un profilo del consumatore sufficientemente rappresentativo: forti bevitori di caffè, in media 3-4 tazzine al giorno per il 45% di coloro che hanno compilato il modulo, mentre il 15% ammette di non poter rinunciare a 5-7 caffè quotidiani, soprattutto al bar.
La maggioranza lo preferisce nero e semplice, amaro (42,7%) né macchiato o corretto (ben il 68,92%). Il che è il modo migliore per assaporarne l’aroma nella sua interezza, requisito che appartiene agli intenditori.
Ma, per contro, è risultato anche che il bevitore non ha particolari competenze specifiche in merito alle miscele o alle tostature, ed è poco fedele al marchio (come ha risposto ben l’80%).
Il che sinceramente mi stupisce, conoscendo triestini che per il consumo a casa sono fedelissimi ad alcune marche tradizionali da anni. Del resto, per quanto riguarda il consumo fuori casa, un bar equivale all’altro, scelto più che per il comfort e la bravura del barista nel fare il caffè che per l’emblema della marca esposta, che comunque raramente è stabile nel tempo.
La bontà sta “nel manico”, si dice da quelle parti, ossia nelle mani dell’operatore, e anche un caffè di marca, se fatto male, allontana i clienti da quell’esercizio.
Tasting&Testing si svolge secondo il modello Stratus Tasting perfezionato in oltre 15 anni di impiego in Italia e all’estero, con uno storico di oltre 70.000 test, ma i dati raccolti a Trieste – è stato osservato – fanno emergere alcune peculiarità rispetto ad altre piazze.
Incoraggiante il risultato secondo cui per la maggioranza bere un caffè non nasce dalla necessità di ricevere una sferzata d’energia, infatti, per il 39,73% costituisce soprattutto un piacere dei sensi. E aggiungerei, da condividere in buona compagnia, da soli esclusivamente per necessità.
Ma è importante ricordare che dietro i 6 miliardi di tazzine servite, per le quali vengono acquistate 47 mila tonnellate di materia prima per un valore di 800 milioni di euro, c’è un’occupazione di ben 390 mila addetti, le cui adeguate competenze sono sempre più richieste.
L’espresso nei 130 mila bar-caffè delle metropoli come del più sperduto borgo, si conferma assoluto protagonista con 5,7 miliardi di fatturato. Non per niente a TriesteEspresso Expo 2014 è stata presentata della candidatura dell’espresso a bene immateriale dell’Unesco.
Maura Sacher
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