Un nuovo attacco per i nostri pregiati prodotti alimentari DOP e IGP riconosciuti dalla UE è in arrivo dalla Slovenia.
Il governo di questa nazione ha deliberato una apposita norma che riguarda l’aceto balsamico.
La Slovenia confina con il Friuli Venezia Giulia e dopo la fine della seconda guerra mondiale quando faceva parte della Repubblica di Jugoslavia ha inglobato territori appartenuti all’Italia.
Secondo questa delibera qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato potrà essere venduto ed etichettato come aceto balsamico.
La decisione è già stata notificata alla Commissione Europea.
Questo atto va contro le attuali norme in vigore nella UE che tutelano le DOP e le IGP e regolano il sistema di etichettatura e informazione per i consumatori.
È un atto illegittimo ed in palese contrasto con i regolamenti comunitari che tutelano le DOP e le IGP.
Un attacco rivolto non solo agli unici Aceti italiani ma all’intero sistema di qualità agroalimentare europeo.
La questione è arrivata all’ufficio di Stefano Patuanelli neo ministro delle Politiche Agrarie.
La Direzione Qualità del ministero sta preparando la documentazione tecnica necessaria per preparare un dossier da inviare alla Commissione UE.
Non c’è molto tempo perché l’atto di opposizione a questo attacco proditorio deve essere notificato entro Mercoledì 3 Marzo.
Tutti al mondo sanno che l’Aceto Balsamico è un patrimonio italiano e in specifico della Emilia Romagna.
Il territorio compreso tra le province di Modena e Reggio Emilia sono la culla di questo particolare ed unico alimento.
Secondo il disciplinare in realtà l’Aceto Balsamico può essere prodotto nelle terre che appartenevano a Matilde di Canossa.
Ma il centro della tradizione e della produzione è concentrato tra Modena e Reggio Emilia.
La UE tutela l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP nonché l’Aceto Balsamico IGP di Modena e l’Aceto Balsamico IGP di Reggio Emilia.
Questi unici alimenti sono ottenuti nel pieno rispetto di specifici e stringenti disciplinari di produzione e di una tradizione pluri centenaria che si trasmette di generazione in generazione.
Si prospetta oltre che un danno di immagine un danno economico valutato in 1 miliardo di euro.
L’industria spesso clandestina e che non rispetta le norme igieniche è purtroppo sempre più fiorente. I
suoi centri principali sono Australia, Canada, Stati Uniti e Sud America.
Una spinta importante alla proliferazione delle imitazioni è venuta dagli sciagurati dazi aggiuntivi imposti dal grottesco ma pericoloso ex presidente statunitense.
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