La solita demonizzazione del Made in Italy, Bruxelles sempre contro di noi, sono state le prime spontanee reazioni del mondo del vino quando il 3 febbraio 2021 la Commissione europea ha presentato l’«Europe’s Beating Cancer Plan», una proposta di piano finalizzato a ridurre il numero di tumori nei Paesi dell’Unione, nell’arco di due decenni.
Secondo il testo approvato dai Commissari insediati a Bruxelles, in vista della Giornata Mondiale contro il Cancro (4 febbraio), il 40% dei tumori in Europa possono essere evitati intervenendo con azioni comunitarie contro l’inquinamento climatico, il contatto con sostanze radioattive, contro il fumo, ma anche contro l’alimentazione, compresa l’assunzione di alcolici, incluso il vino, e le carni rosse, responsabili – nel loro pensiero – di essere cancerogene.
Il vedere messo sullo stesso piano l’assunzione del vino, senza distinguere tra “uso” ed “abuso”, e il pernicioso inquinamento ambientale, o l’eccesso nel fumo, ha suscitato forti repliche delle associazioni del comparto vinicolo, che da sempre contestano la classificazione dell’alcol come agente cancerogeno, come pure la proposta dell’obbligo di indicare gli ingredienti e altre informazioni nutrizionali nelle etichette delle bevande alcoliche (anche della birra).
Al pari di quanto le categorie dell’alimentare hanno sempre contestato riguardo alla pretesa di imporre “semafori” per indicare al consumatore il livello di grassi, zuccheri e sale del prodotto.
Dopo le tempestive dure reazioni e le vibranti proteste, nel giro di una giornata, la vicepresidente della Commissione europea Margaritis ha fatto sapere che «L’Ue non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo».
Nello stesso tempo, la commissaria alla salute Stella Kyriakides, ha affermato che la Commissione presenterà «una proposta di etichettatura obbligatoria per l’elenco degli ingredienti e dichiarazione nutrizionale sull’etichetta delle bevande alcoliche nel 2022 e una sulle avvertenze sulla salute nel 2023».
In pratica, si è voluto rassicurare che non si intende vietare o mettere fuorilegge il vino, ma rendere più esplicite, in maniere visibile e leggibile, per i cittadini le conseguenze sulla salute del consumo di alcol in generale.
Orbene, considerato che l’uso moderato e responsabile di bevande alcoliche è del tutto compatibile con una vita sana, come confermato da numerose evidenze scientifiche, il vino in particolare ha il suo valore all’interno della dieta mediterranea, uno stile di vita che rappresenta una componente delle nostre tradizioni millenarie e che già da più di dieci anni è patrimonio Unesco.
Mentre l’abuso di alcol va combattuto con la prevenzione e l’educazione, il consumo responsabile di bevande alcoliche è pienamente riconosciuto non in contrasto con la salute, e non va demonizzato.
Sono invece da respingere le misure fiscali e regolamentari che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, tendono a penalizzare e criminalizzare la nostra cultura della socialità e oltre che colpire l’intera filiera vitivinicola, rischiando di azzerare un settore vinicolo che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti.
Maura Sacher
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