Si è appena conclusa la 17° edizione della Food&Hospitality China (13-15 novembre 2013) presso lo Shanghai International Expo Center (SNIEC), evento annuale curato dall’INCE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e dedicato al settore agroalimentare e bevande, che lo scorso anno ha visto un numero considerevole di buyer cinesi, l’80% degli oltre 30.000 visitatori.
La manifestazione è l‘appuntamento settoriale di maggior richiamo per la Cina, con oltre 1.200 espositori provenienti da 70 Paesi, presenti 100 aziende italiane. Nell’area italiana due aree espositive: una dedicata al food e l’altra al settore vitivinicolo, realizzata con il marchio PROWINE CHINA.
Il mercato cinese, pur continuando a rappresentare un mercato di nicchia per i prodotti d’importazione e, in particolare, per quelli occidentali, ha mostrato, negli ultimi anni, un forte dinamismo. Una popolazione che ha cambiato profondamente molti aspetti del suo modo di vivere, di vestirsi, di impiegare il tempo libero, di abitare. Ma più di tutto in Cina sta cambiando il modo di alimentarsi, ispirandosi più a modelli alimentari e nutrizionali che trovano origine nel continente europeo e nordamericano.
Le importazioni settoriali in Cina, secondo i dati di fonte doganale cinese, sono in costante crescita. Nei primi nove mesi del 2013, la Cina ha importato prodotti agroalimentari e bevande pari a 67,8 miliardi USD con una crescita del 7,3%, mentre le esportazioni Made in Italy in Cina hanno toccato 263 milioni USD (+22% rispetto allo stesso periodo del 2012). Dei prodotti italiani, il primo posto spetta al cioccolato, il secondo all’olio d’oliva, spumante, pasta e acque minerali; al terzo si posiziona il vino imbottigliato, al quarto il caffè e al quinto i formaggi.
A latere della partecipazione alla fiera, è stato dato ampio spazio a ben 18 appuntamenti, tra seminari e degustazioni mirati sul tema “del cibo e del bere italiano”.
Secondo gli studi più accreditati, segnalati dall’Agrindustria ICE, il giro di affari della contraffazione alimentare italiana nel mondo si aggira annualmente sui 60 miliardi di Euro. Quella dell’Italian Sounding è oggi una sostanziale sottrazione di mercato in una fase economica dove invece sarebbe necessaria la massima propulsione della promozione del Made in Italy verso i mercati esteri, anche in considerazione di una crescita del turismo cinese in Italia che favorisce le occasioni di contatto con l’enogastronomia italiana e che, successivamente, potrebbe tradursi in maggiori consumatori del Made in Italy di ritorno in patria.
È un dato di non poco rilievo che la ristorazione italiana è presente a Shanghai con circa 150 ristoranti, di cui un terzo propone esclusivamente l’autentica cucina del nostro Paese.
Maura Sacher
m.sacher@egnews.it
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