A San Vittore con i Bastardi in culla veronesi ………… Colognola ai Colli
Ospiti di Ermanno e Alice Murari
Gli antichi vitigni veronesi sono il tema della serata, in degustazione abbiamo una ventina di varietà raccolte e vinificate da Graspo nell’areale veronese quindi parliamo di “Bastardi in culla” veronesi.
Il vino di entrata è una sorpresa per tarare i palati dei degustatori, si tratta però di un vino bianco al colore ma rosso nel DNA parliamo di una Molinara vininificata in bianco, che sorprende per la limpidezza e la nitidezza al gusto sapido e di buona struttura.
La scelta di questo vitigno è motivata da uno dei genitori dichiarati della Molinara la Vulpea, che ritroveremo ancora tra i genitori delle varietà italiane.
Con la stessa logica arriva il secondo il Gouais Blanc il papà di 120 vitigni a bacca bianca, uno per tutti lo Chardonnay.
Da questa uva abbiamo ottenuto un vino di grande interesse che ricorda un pò lo Chardonnay, ma con una piacevole rusticità, soprattutto la sua forza acida e la sua freschezza al gusto che ne fanno un perfetto candidato per un importante spumante metodo classico.
A seguire la Bigolona che con il Gouais ha in comune la struttura dell’acino di dimensioni superiori alla media e con buccia sottile che ne fanno un candidato ideale per soffrire la Botritis.
Il vino della Bigolona è un prodotto semplice e sincero, senza particolari caratteristiche di pregio.
A San Vittore con i Bastardi in culla veronesi …………
La varietà bianca successiva porta un nome che è tutto un programma, Marcobona, la parte finale del nome “bona” in veneto significa buona.
In purezza è molto raro degustarlo, ha un sapore rotondo, sapido con una ottima acidità unito a un profumo fine con note fruttate e piacevoli.
La Terra Promessa, o Palestinese, o Nehelescal in lingua ebraica, ha un grappolo piccolo con acini spargoli.
Il vino ha un bel colore bianco verdolino, gusto semplice senza particolari inflessioni. Il vino che segue h
a una marcia diversa, il suo nome è Bianca Capriana (Invernenga), dotata di sapidità e struttura molto interessanti, con una piacevole beva salino-acida di lunga persistenza e piacevolezza, il suo colore e un bel giallo dorato.
Un passo a Soave era doveroso dato che, nella storia viticola Soavese, è il vitigno che noi abbiamo chiamato Brepona bianco, è sempre stato un attore importante.
È un’uva bianca coltivata nella zona e gelosamente conservata dal suo appassionato custode, Antonio Tebaldi.
Travolta dalla diffusione capillare e solitaria della Garganega, i Brepona bianco ha un grappolo di medie dimensioni, l’acino è di dimensioni superiori alla media di colore verde con abbondante pruina.
A San Vittore con i Bastardi in culla veronesi …………
Il vino che se ne ottiene è un bianco strutturato e sapido con una grande persistenza e con un gusto-olfatto che ricorda la mandorla tostata e la mela.
Al controllo del DNA risulta sconosciuta come varietà, noi di Graspo pensiamo possa essere importante in una possibile lettura in chiave Soave.
Il mondo cambia quando si assaggia la Saccola bianca, è una sferzata al palato, la sua freschezza acida e la nota di mela verde fanno di questa varietà, che proviene dall’alta Lessinia con un DNA sconosciuto, un sicuro candidato per uno spumante di qualità.
Produrre la Quaiara con uva raccolta in una azienda nominata Corte Quaiara è emozionante. Il vino che se ne ottiene è di un bel rosato acceso, fresco con un corpo fine e deciso.
Uno dei sinonimi della Quaiara è Vulpea, geneticamente uguali, fatto che ne arricchisce l’aspetto storico simbolico e viticolo, dato che a livello mediterraneo Garganega, Gouais Blanc e Vulpea sono tre dei pilastri varietali sui quali poggia la viticoltura di oggi.
La Rossa Burgan è una varietà, anch’essa sconosciuta all’analisi del DNA, possiede caratteristiche enologiche e di resistenza straordinarie.
A San Vittore con i Bastardi in culla veronesi …………
Il vino che se ne ottiene è di un rosso rubino acceso, profumo fine con ribes e mora come riferimento olfattivo, al gusto ha una buona sapidità e freschezza con una struttura tannica di spessore, ma elegante con ottime referenze di equilibrio e durata.
Anche questa varietà è figlia della grande passione del suo esperto custode, Antonio Tebaldi. La Rossara , con un bel colore rosato, cattura con la sua finezza all’olfatto unita ad una freschezza al gusto che ne fanno un candidato ad essere una base per un importante rosè metodo classico.
Il medesimo uso che ci sentiamo di suggerire per la Rossetta di montagna, similare come colore ma con una finezza olfattiva e una freschezza al gusto leggermente superiore alla Rossara.
Rimanendo in montagna e più precisamente a Sprea, ci occupiamo della Saccola nera, alia Pavana, un’uva che già da tempo Graspo raccoglie e vinifica.
Quest’anno la raccolta è stata tardiva, l’uva
sana e perfettamente matura, la vinificazione dopo otto giorni di fermentazione con le bucce ci ha regalato un vino dal colore di straordinaria intensità, un naso di more e lamponi con una acidità che spicca per potenza e persistenza, unita ad un tannino ancora vivace, che ci fa pensare un futuro per il vino di ottime prospettive.
La Pontedara, nome che ai più dirà poco, è una delle migliori figlie viticole della Lessinia, l’abbiamo raccolta da due viti pluricentenarie.
Il grappolo è medio piccolo e spargolo, gli acini nella norma, matura bene a metà fine settembre, il suo DNA risulta sconosciuto.
Dal punto di vista organolettico più gentile e meno rustica della Saccola rossa, è comunque figlia dei Lessini con una cospiqua dotazione in colore, naso fine e fruttato, al gusto manifesta struttura sapidità ed eleganza con tutte le caratteristiche di un vino che può affrontare senza problemi un lungo elevage.
Colore molto più chiaro in stile quasi rosato per la Cabrusina, il frutto è fine con una bev
a gradevole .
Il grappolo spargolo della Dindarella ci regala un vin
o con un colore di buona intensità e una discreta piacevolezza complessiva.
Per la Forselina il risultato è nel complesso buono sia al colore che al giudizio gusto olfattivo.
Entra nel bicchiere con un colore rosso rubino di b
uona intensità la Croatina vinificata da Graspo.
Al naso e al gusto, la componente di frutta in particolare la ciliegia uniti ad un tannino ancora vivace ma di buona struttura lo pongono su una visuale di interesse complessivo.
A sorpresa la Denela ci rivela un vino con un colore
di forte intensità, un naso intrigante dipiccoli frutti ribes lampone e more ,molto fine e persistente.
Al palato mostra una eleganza e una proporzione acido- salino tannica di grande interesse. Forse sarebbe il caso di ripensarla in chiave Valpolicella magari con piccole percentualii.
La Simesara invece è un mix di colore e forza con una discreta eleganza e persistenza.
Anche se ha un grappolo molto pargolo, la Oseleta mostra dopo vinificazione, tutta la sua dirompente sostanza.
Imponente la sua trama al colore, con una potenza tannica irriverente, nel vino nuovo.
Per poter parlare con cognizione di finezza ed eleganza, che sono nelle sue possibilità, dobbiamo dare alla Oseleta tutto il tempo di cui ha bisogno per affinarsi.
Tutti i vini ottenuti sono frutto del lavoro appassionato di Graspo e della collaborazione con i custodi delle uve vinificate. In primis la provincia di Verona nostro partner con il vigneto catalogo di San Floriano, la famiglia Segattini di Pastrengo con Guglielmo e Giovanni, Antonio Tebaldi viticoltore a Soave e la ormai storica famiglia di custodi di Sprea, gli Anselmi di contrada Parisi papà Marino con il figlio Dario.
Hanno degustato con noi:
Angelo Radica-Preidente nazionale Città del Vino
Giovanni Verzini-Ambasciatore Città del Vino
Enzo Corazzina-Agronomo
Eugenia Mazzali-Giornalista
Ermanno Murari-Agronomo
Adriana Bonuzzi-Titolare Villa Canestrari
Guido Giacometti-Direttore Siquria
Annamaria Torresan-Responsabile Degustazioni SIQURIA
Giovanbattista Tornielli– Docente Università di Verona
Tiziano Castagnedi– Titolare Tenuta Sant’Antonio
Il viaggio continua……
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Ci trovate su:
Facebook e Instagram, alla voce Associazione Graspo
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