I Viaggi di Graspo

A Riccagioia dove i vitigni perduti  ritrovano casa

A Riccagioia dove i vitigni perduti  ritrovano casa Come abbiamo più volte sottolineato in questa rubrica, il ruolo fondamentale dei custodi è molto più concreto ed utile quando supportato

A Riccagioia dove i vitigni perduti  ritrovano casa

Cinzia Balza e Giacomo Eccheli

Come abbiamo più volte sottolineato in questa rubrica, il ruolo fondamentale dei custodi è molto più concreto ed utile quando supportato, territorio per territorio, anche dalle istituzioni ufficialmente preposte alla ricerca ed alla conservazione dei vitigni storici. 

Questo clima propositivo e molto collaborativo lo abbiamo recentemente respirato a Riccagioia, il centro di ricerca della Regione Lombardia accompagnati da Giacomo Eccheli ricercatore presso l’Università di Milano ed autore di alcuni capitoli sull’ultimo libro di GRASPO e della dott.ssa Cinzia Balza responsabile  del centro, oggi gestito dall’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura ed alle Foreste). 

Il gruppo di Graspo nel campo di conservazione

Un incontro ricco di contenuti tecnici per GRASPO da sempre teso a comprendere le particolari dinamiche collaborative che possono essere attivate in ogni regione italiana sul fronte della preservazione dei vitigni più identitari e più rari. 

In apertura dell’incontro Eccheli ci spiega che il territorio lombardo si estende per 23.860 km² dalle vette delle Alpi alle pendici dell’Appennino ligure, passando per la fascia pedemontana dei grandi laghi e la Pianura Padana, abbraccia una varietà eccezionale di climi e suoli. 

Questa diversità si riflette in modo inequivocabile nel complesso panorama vitivinicolo della regione. 

La Lombardia ed il suo popolo, storicamente dediti alla produzione di uva e vino, hanno accolto e generato, nel corso dei secoli, una enorme biodiversità viticola. 

Tuttavia, questa diversità genetica è andata, anche qui, erodendosi nel periodo post fillossera fino ai giorni nostri. 

Oggi, la Lombardia affronta sfide epocali nel mercato globale del vino. 

particolari dal campo di conservazione

La saturazione di prodotto ed i nuovi gusti del giovane consumatore, diversi da quelli dei suoi predecessori, rappresentano una sfida significativa, ed il gioco si fa ancora più duro quando il clima diventa antagonista alla produzione di vini moderni. 

La scelta accurata della varietà e del portainnesto, allora, riveste un ruolo cruciale nella viticoltura moderna, rappresentando un importante strumento per il viticoltore per produrre un vino adatto al mercato contemporaneo.

Uno dei tanti Gioielli conservati a Riccagioia

In questo contesto, l’Università di Milano si è proposta, negli ultimi trent’anni, come punto di riferimento nel supportare le aziende vitivinicole nella transizione verso pratiche più moderne. 

L’impegno dell’Università si estende a distretti vitivinicoli di grande prestigio come la Franciacorta, dove si sperimentano i nuovi portainnesto della serie M

Theron Patterson Ordinario di scenografia e montaggio all’università U.S.A. di Roma al lavoro per un prossimo lavoro con Graspo

sulla tradizionale coltivazione, insieme a pratiche di adattamento al cambiamento climatico come l’irrigazione di precisione, l’utilizzo di teli ombreggianti, l’impiego di bio stimolanti e di nuovi ammendanti sostenibili.

Sperimentazioni simili si sono svolte nell’areale del basso Garda, con test di fertirrigazione di precisione e di irrigazione condizionante in risposta agli stress estivi. 

La ricerca dell’Università di Milano si rivolge anche ai produttori della Riviera del Garda, dove si sta osservando l’adattamento di varietà di recente introduzione nell’areale viticolo per la produzione di vini più conformi alle esigenze dei giovani consumatori e dei nuovi mercati. 

In Val Camonica, una intesa attività di ricerca si sta concentrando sull’utilizzo di varietà resistenti per la produzione di vini identitari e sostenibili.

 In questo dinamico contesto, ci racconta Cinzia Balza, un ruolo centrale è affidato alla ricerca ampelografica. 

Cinzia Balza Direttrice dell’azienda Riccagioia

L’Università di Milano ha contribuito alla costruzione di una collezione varietale qui a Riccagioia, la porta dell’Oltrepo Pavese, dove sono raccolti numerosi genotipi (spesso dimenticati) come Uva della Cascina e Mornasca della tradizione oltre padana e lombarda, insieme a varietà selvatiche europee ed americane, portinnesto da tutto il mondo e varietà coltivate georgiane e caucasiche. 

Inoltre, la raccolta di Riccagioia ospita i semenzali degli incroci che sono stati ottenuti negli ultimi anni nell’ambito della ricerca per nuovi portainnesto, e che costituiscono la base dei nuovi programmi di breeding per la viticoltura del futuro. 

La collezione di Riccagioia, inoltre, accoglie gli incroci risultati dai recenti studi nel campo della ricerca sui nuovi portainnesti. 

Queste piante rappresentano le fondamenta dei nuovi programmi di selezione genetica per il futuro della viticoltura. 

Giacomo Eccheli UNIMI

L’Università di Milano, conclude Eccheli, nel corso degli ultimi decenni, ha partecipato attivamente ad una lunga serie di collaborazioni, sostenendo e coadiuvando le realtà produttive del territorio. 

Riccagioia è anche casa del Vino

Queste esperienze hanno un obiettivo comune: supportare il territorio nel raggiungere una conoscenza sempre più approfondita di sé, delle sue aziende e del suo potenziale produttivo e qualitativo. 

L’Università, lungi da una ricerca per puro “amor di scienza”, ha lavorato e lavora tutt’oggi al fianco dei produttori per fornire gli strumenti necessari per resistere e adattarsi a un ambiente in costante evoluzione, mantenendo salda la propria identità.

 Informazioni importanti per GRASPO che si è proposto per supportare queste virtuose azioni nel realizzare delle micro-vinificazioni in grado di dimostrare le peculiari caratteristiche anche qualitative di questi vitigni.

Il viaggio continua..

Giacomo Eccheli

Foto di Gianmarco Guarise

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