A colloquio con il profeta del Timorasso, Walter Massa Monleale di Volpedo
Incontrare Walter Massa in giro per l’Italia e non solo non è molto difficile, manifestazioni promozionali, fiere di settore, degustazioni particolari, presentazioni di vini o libri .. se sei
curioso, motivato e fortunato ecco che lo incontri… ma se lo cerchi a casa sua devi essere molto raccomandato perché se non è in cantina è in vigna o meglio .. non si sa dov’è.
Se Walter è a casa, prima di farti entrare, ti porta prima a vedere uno scorcio dei suoi vigneti più suggestivi per poi insegnarti come si fa correttamente una scacchiatura e una selezione dei grappoli a verde sul suo vitigno del cuore il Timorasso.
Ti insegna che il Timorasso, essendo di buona produttività da ogni gemma a frutto origina mediamente da due fino a quattro germogli.
Walter proviene da una famiglia contadina dei colli Tortonesi.
La famiglia Massa abitava in località La Morena che era l’ultima casa di Monleale.
La realtà agricola della zona era data da una agricoltura mista oltre alla vigna c’era il frutteto e l’allevamento.
Ci racconta che storicamente dalla stazione di Tortona partivano già nel 1909, 30.000 ettolitri di vino “Torbolino” per la Svizzera, chiaramente mancava in loco la possibilità e la capacità di valorizzare questo prodotto.
Le uve coltivate allora erano: il Timorasso, il Citronino e il Cortese per i bianchi mentre per i rossi la Barbera il Dolcetto e un’uva chiamata Cenerina.
La situazione dopo la catastrofe Filosserica cambia radicalmente, la coltura del vino si perde a favore della coltura della pesca e dell’allevamento.
Pochi filari di uve di diverse varietà per produrre vini generici bianchi e rossi per l’auto consumo o il consumo di prossimità.
Il giovane Massa frequenta il triennio di agraria a Voghera per approdare poi ad Alba dove diventa Enotecnico.
La famiglia Massa e quella Boveri sono da sempre legate da vincoli famigliari, la mamma di Walter, porta questo cognome.
Il mentore del giovane fresco di diploma è lo zio Renato Boveri che ha idee chiare sulla qualità e sul come perseguirla, a Walter questo basta , la sfida è quella di dare valore al territorio e mettere a frutto quanto appreso a scuola, inizia con la Croatina che vinifica e produce in purezza.
Ci racconta che nel 1979 imbottigliò e mise in vendita la prima botte di questo vino al prezzo di 1000 lire a bottiglia, bel colpo per iniziare.
Lo zio Genesio Boveri aveva nel 1970 intanto acquistato proprio alla sommità del paese un vigneto, ancora produttivo, dove diverse varietà convivevano, fra queste anche alcune vigne di Timorasso.
È fra le viti di zio Genesio che Walter trova le marze per moltiplicarle e piantare un vigneto di Timorasso in purezza tra il biasimo dei tanti coltivatori che allora non avevano particolare considerazione per questo vitigno chiamato letteralmente “rasin de merd”.
Walter è conscio della sfida, ma non demorde e prosegue nel percorso di valorizzazione del Timorasso che comincia a vinificare in purezza e a commercializzare.
Ci racconta che nel 1995 si trova a Milano, e ha la possibilità di far assaggiare la sua creatura al prof. Attilio Scienza il quale non sapendo che tipo di origine avesse il vino assaggiato esclama, “ qui siamo in Francia” tanto alto era il livello del prodotto.
Sono gli anni successivi, quelli che segnano un cambio di passo nella coltivazione del vitigno che incrementa le superfici da pochi ettari a più dei 200 attuali, coinvolgendo in questa nuova avventura tanti viticoltori del territorio.
Nella monumentale opera che Jancis Robinson pubblica nel 2012 alla parola Timorasso si parla di qualche decina di acri di superficie, associando la vitigno il nome di Walter Massa e di Luigi Boveri che neanche credeva inizialmente a quello che sarebbe diventato il fenomeno Timorasso.
Il resto è storia recente e sarebbe inutile raccontare di come Walter diventa un simbolo guidando la riscossa di questo vitigno qualificandolo con il nome dei singoli vigneti posti in varie zone vocate, che diventeranno poi il nome dei suoi cru .
Il suo è un successo riconosciuto ed apprezzato da tanti.
Anche dai suoi detrattori, un successo che Walter porta con la leggerezza e l’entusiasmo dell’eterno neofita.
Una storia che ha dato il la a molti produttori, anche nell’Albese, che hanno iniziato a coltivare questo vitigno considerato originalmente un “bastardo”.
Abbiamo potuto apprezzare la qualità dei suoi Derthona Costa del Vento 2019, un Montecitorio 2018, uno Sterpi 2010 tutti di grande struttura e piacevolezza.
Ma siccome la storia si ripete, Walter ha voluto riprodurre in copia anastatica un “Manualetto popolare del Viticultore” del 1898 scritto da Luigi Cataldi, che è stato una memoria storica della viticoltura Tortonese, tanto interessante quanto attuale, per dire che se vuoi andare avanti non ti devi mai scordare le radici e la storia da dove si arriva.
Un incontro quello con Walter che ha toccato molti punti tutti di grande attualità ed interesse che non poteva non comprendere anche una forte riflessione sulle chiusure delle bottiglie. Siamo o non siamo svitati?l
Ma soprattutto la sua speranza per il prossimo futuro di incrementare la superficie coltivata a Timorasso coinvolgendo sempre nuovi produttori, senza dimenticare gli altri vitigni storici del territorio a cui dedicare delle specifiche ed identitarie denominazioni.
Un uomo del fare e della concretezza dato che per Walter un traguardo raggiunto diventa motivo per una sempre nuova ripartenza.
Il viaggio continua…
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
Ci trovate su:
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Vigneti Massa (Visite solo su appuntamento)
Indirizzo: Piazza Capsoni, 10, 15059 Monleale AL
http://www.terraderthona.it/index.php/it/vigneti-massa
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