A Beviamoci Sud, la tre giorni romana appena conclusa dedicata alla viticoltura che spazia dal centro Italia al Meridione, il ricco programma delle Masterclass della VI Edizione è stato aperto da una vera e propria eccellenza assoluta, come Rocca del Principe di Ercole Zarrella.
L’Azienda, che nel Fiano esprime la sua viticoltura al massimo, ha tolto ogni dubbio a chi pensava che questo vitigno non fosse ai primi posti tra quelli italiani in grado di produrre bianchi d’eccellenza, anche per quanto riguarda vini destinati all’invecchiamento.
La Masterclass è stata condotta da Luciano Pignataro, grande firma del giornalismo enogastronomico ed esperto cultore di Campania e del sud Italia, nonché organizzatore stesso dell’evento insieme ad Andrea Petrini, (creatore del blog Percorsi di Vino) e Marco Cum (Riserva Grande).
Proprio Andrea Petrini ha introdotto Ercole Zarrella che accompagnato da sua moglie Aurelia Fabrizio, ha voluto condividere la gioia per il compimento dei suoi primi vent’anni da produttore celebrati da questa Masterclass a lui dedicata.
Attraverso la verticale di nove annate e superando la sterile prosa di esposizione sensoriale, Luciano Pignataro ha indagato un po’ il mondo del Fiano, il comportamento attraverso le diverse annate climatiche e la sua capacità di viaggiare nel tempo.
Partendo dal territorio, il comune di Lapio che per il Fiano si è dimostrato essere un habitat d’eccellenza, ha ripercorso le tappe salienti della storia dell’Azienda che nei primi anni del nuovo millennio 2004 – 2005 in quel di Contrada Arianiello di Lapio ha compiuto il grande salto, trasformando le proprie uve che in precedenza venivano conferite, in etichette di grandissima qualità riconosciuta ogni anno dalle maggiori guide nazionali.
Pignataro riferendosi a studi universitari ha sottolineato come la natura semiaromatica di questo vitigno produca sentori veramente interessanti lungo il processo di invecchiamento. A margine ha poi aggiunto che l’Italia del vino concentrata per lunghi anni solo sull’invecchiamento dei rossi, solo ora si sia resa consapevole di questa possibilità anche per i bianchi.
In particolare, nel territorio in questione in passato l’invecchiamento dei vini bianchi era escluso anche per motivi economici, dovuti all’urgenza di mettere i vini sul mercato. La degustazione ha invece evidenziato come il Fiano abbia bisogno di 3 o 4 anni per essere pronto, per poi intraprendere la strada dell’evoluzione sviluppando il suo profilo aromatico in grado di dare risultati di grande soddisfazione, sempre a patto però di mantenerne la freschezza, come nei vini di Ercole Zarrella in cui rimane come filo conduttore.
In Irpinia la vendemmia è una delle più “fredde” d’Italia e tradizionalmente si utilizza quasi esclusivamente l’acciaio, anche se da poco si sperimenta e si comincia a ragionare su altre possibilità che prevedano un moderato uso del legno.
Questo è il contesto in cui Ercole Zarrella vive la sua avventura nel mondo del vino, che tante soddisfazioni sta dando e che con grande emozione ha raccontato ai presenti partendo dagli inizi nel 1990, quando volle riprendere questa attività che lo legava ai ricordi d’infanzia trascorsa con il nonno tra vigne e cantina.
Dagli inizi come conferitore con la prima vigna in contrada Tognano nella parte più alta del comune di Lapio, all’integrazione delle altre parcelle distribuite tra i 550 e i 620 metri s.l.m. Diverse esposizioni scelte grazie alla conoscenza del territorio maturata negli anni.
Scelte fatte nella consapevolezza che il comune di Tognano esposto a Nord Est, oltre che sui suoli vulcanici potesse contare anche sulla ricchezza idrica e su una buona ventilazione. Un punto a favore che facilita la gestione delle problematiche dovute all’umidità, permettendo di contrastare al meglio le malattie e portare in cantina uve sane con più facilità, anche nelle annate più complicate.
Nel suo racconto i sogni, l’impegno e i sacrifici che nel 2004 con la caduta del prezzo delle uve, lo portarono alla decisione di imbottigliare in proprio i suoi vini. Inizialmente come tutti i viticoltori locali che avevano fatto la stessa scelta e non avendo grande conoscenza delle potenzialità del Fiano, metteva in commercio i suoi vini a pochi mesi dalla vendemmia.
Come ha raccontato ancora Ercole Zarrella le cose cambiarono nel 2010, quando ascoltando in giro i pareri degli addetti ai lavori, tra cui lo stesso Pignataro che aveva intuito le potenzialità del vitigno in longevità, iniziò a far uscire i vini con maggiore tempo di affinamento.
Sperimentò così che per esprimere il territorio, la ricchezza di terpeni del Fiano ha bisogno di allungare il suo percorso negli anni ed infatti, a differenza del passato, attualmente il tempo di uscita per il base è di un anno e mezzo dalla vendemmia, mentre per il cru Tognano, le vigne più vecchie piantate nella parte più ricca del suolo vulcanico si aspettano 2 anni, così come per il terzo cru, il Neviera di Sopra Docg che riprende il nome dall’omonima contrada, voluto dalla figlia Simona enologa dell’Azienda, e che fa anche un uso moderato del legno.
Le annate in degustazione:
Si comincia dal Tognano Fiano Avellino Docg Riserva 2022, annata climaticamente di grande equilibrio, dal naso giovanile di frutto, mela o altra a polpa bianca. La grande freschezza domina il sorso, gli aromi di bocca sono coerenti, con piacevole chiusura amarognola in media persistenza.
Tognano Fiano Avellino Docg Riserva 2020, è frutto di un’annata un po’ piovosa specie nel finale ma che non ha dato nessun problema. Il vino ne è uscito più profumato rispetto al precedente. Agrume e accenni balsamici si distinguono al naso. La freschezza è ancora importante ma non prevalente nel sorso, che rispetto al precedente si assesta su una nota dolce per poi ritrovare la lieve chiusura piacevolmente amara.
Tognano Fiano Avellino Docg 2018, Aumenta la complessità del profilo olfattivo, tra erbe aromatiche accenni balsamici e minerali, con i profumi fruttati che si fanno più tenui e la comparsa di una nota fumè che si ritroverà anche nella progressione all’indietro nel tempo. Bocca di equilibrio e grande gusto dai ritorni fruttati, freschezza e buona lunghezza con la nota amaricante che si attenua in grande piacevolezza.
Tognano Fiano Avellino Docg 2016, aromi fini e delicati che richiamano la dolcezza, leggeri toni di agrume. Grande equilibrio in cui la freschezza si integra ancora meglio che nei precedenti giocando con il bellissimo finale amaricante che si allunga in persistenza. Vino di grande eleganza.
Tognano Docg Fiano Avellino 2014, toni di frutto più maturo e a polpa gialla più intensi, e il ritorno della nota fumè incontrata nella 2018 dominano il profilo olfattivo. Gusto pieno e rispondente, equilibrio, freschezzae lunga persistenza.
Rocca del Principe Fiano di Avellino Dop 2012, annata climaticamente perfetta. Grande vino, ricco ed elegante allo stesso tempo. Naso di agrume, spezie, ritorni balsamici e nota fumè. Sorso di bella freschezza e gusto che richiama le note olfattive.
Rocca del Principe Fiano Dop 2011, Aromi di frutto maturo, frutta essiccata note balsamiche. Sorso importante e di gusto intenso mantenuto dinamico dalla freschezza, grande filo conduttore di questi vini. Grande persistenza e allungo finale.
Rocca del Principe Fiano di Avellino Docg 2010, anche questa un’ottima annata dal punto di vista climatico. Naso inizialmente di frutto, complesso e cangiante, seguito da lievi toni floreali, spezie, accenni balsamici e quella nota fumè di grande eleganza che nel percorso di invecchiamento ritorna con più frequenza. In bocca la freschezza non fa mai difetto a questi vini, garantendo sempre il guizzo dinamico durante il viaggio nel tempo. Il gusto è pieno, di grande spessore, impreziosito dalla lieve ed arrotondata nota amaricante che accarezza il palato nella lunga persistenza del vino.
Rocca del Principe Fiano di Avellino Docg 2007, estate estremamente calda che regala al naso una grande complessità che spazia dalla frutta bianca, frutta candita, spezie, frutta secca e disidratata, note balsamiche e miele. Sorso di grande ricchezza in gran parte corrispondente alle note di bocca, anche qua sostenuto alla grande dalla freschezza. Equilibrio e gusto avvolgente, anche questo un grande vino.
Bruno Fulco
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