E’ il formaggio che ha fatto registrare la maggiore crescita delle esportazioni italiane sui mercati stranieri nel 2015, determinando, secondo Coldiretti, le performance positive dell’intero agroalimentare made in Italy.
Si può definire la riscossa dei piccoli, che in sordina sono riusciti a conquistare lo scettro dei migliori ambasciatori del made in Italy. Sono i pastori di casa nostra che nel 2015 con il formaggio pecorino hanno fatto registrare un balzo delle vendite del 23 per cento sui mercati stranieri.
Un risultato che ci inorgoglisce e che la dice lunga sulle potenzialità dell’agroalimentare del Bel Paese. Dall’analisi di Coldiretti emerge le performance realizzate negli Stati Uniti (+28 per cento) che sono il principale mercato di sbocco del pecorino italiano, una crescita del 22 per cento in Gran Bretagna e del 16 per cento addirittura in Francia, ma va bene anche il mercato giapponese (+9 per cento) e cinese dove l’aumento è addirittura del 500 per cento anche se le quantità sono ancora ridotte.
L’aumento dell’export di pecorino ha portato circa duemila nuovi posti di lavoro nel settore. Con il pecorino, l’intero agroalimentare made in Italy ha raggiunto il record storico di 36 miliardi di euro nell’intero 2015, con un aumento pari esattamente al doppio di quello fatto segnare dal totale delle esportazioni italiane.
E’ la fame d’Italia all’estero che porta a registrare risultati positivi anche per l’ortofrutta (+11 per cento), per l’olio di oliva (+10 per cento), senza ancora la presenza dell’olio tunisino, per la pasta (+9 per cento) e per il vino (+6 per cento).
“L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – made in Italy che svolge però anche un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri”.
Pensate se si aggiungesse una più pressante lotta all’italian sounding, ai ritardi e inefficienze della burocrazia… Chi ci fermerebbe più. Ma questa è un’altra storia!
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