Era da molti anni che la Palazzina Reale della Stazione di Firenze, un bell’esempio di architettura degli anni ’30, soffriva per abbandono e incuria. Un edificio essenziale, la sintesi di uno stile moderno, elogiato nelle riviste di architettura dell’epoca. Oggi lo spazio disegnato dall’architetto Giovanni Michelucci nel 1935, sta per essere recuperato interamente grazie ad una operazione di circa 550.000 euro condivisa tra Grandi Stazioni e l’Ordine degli Architetti.
È in questa vecchia realtà ritrovata che ha trovato spazio il “Reale”, un nuovo locale che è subito piaciuto ai fiorentini. Il merito è dell’offerta gastronomica dal prezzo contenuto ma di qualità, dall’ampio orario di apertura (dalle 08.00 am alle 03.00 am) e dallo sfruttamento dello spazio.
Il lungo bancone di ben 24 metri, che segue tutta l’architettura, mostra le proposte: dall’ampia offerta di tapas a 2 euro che accontentano ogni palato, al pane ben sistemato in rustiche ceste, ai salumi, dalle birre più conosciute a quelle artigianali di piccole realtà per gli intenditori.
Dalla parte opposta i tavoli con le alte ma comode sedie, appoggiati sotto i grandi finestroni che danno luce. Poi basta alzare lo sguardo per notare i grandi lampadari originali meravigliosamente integrati nel nuovo ambiente, e tornare a leggere un menù breve ma ricco di proposte accattivanti che soddisfano sia per il pranzo che per l’aperitivo.
Si punta sulla carne con un menù di griglia e forno ma anche i vegetariani troveranno soddisfazione con verdure fritte, tapas vegetariani, taglieri di formaggi, verdure di stagione su crostoni di pane.
Il reale non si ferma lungo questo bancone ma prosegue con i tavoli che corrono lungo il binario 16 della stazione per accogliere viaggiatori e fiorentini che sembrano averne decretato, da subito, il successo. Merito anche del Gruppo ECV che nel capoluogo toscano gestisce il 50% di una realtà di successo come il grande spazio eventi e ristorante di Otel e il primo piano del Mercato Centrale.
Per chi si ferma a Firenze un buon punto di incontro.
Roberta Capanni
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