Quando si tratta di imprese multinazionali le cui dimensioni ed il peso della realtà eccedono dai normali parametri conoscitivi, un approfondimento è dovuto.
La Coca Cola è un fenomeno mondiale del bevèrage che investe un contesto sociale ampiamente diffuso quale il mercato commerciale, finanza, cultura, mentalità e la storia che la integra nel proprio progetto di affermazione: colosso che ha anticipato, realizzando per primo e con assoluta concretezza rispetto a tutti, la globalizzazione. Tutto questo ha per base una bevanda che le leggende metropolitane vogliono sia stata scoperta per caso, come le grandi invenzioni fortuite ed occasionali che hanno cambiato il mondo, ma ciò non è assolutamente vero.
A questo punto, sorgono spontanee le domande: ma quando e come è nata la Coca Cola?
Le cronache della “The Coca Cola Company” raccontano che la bibita è stata prodotta per la prima volta l’8 maggio 1885 dal dottor John Styth Pemberton, nonché droghiere e farmacista di Atlanta, capitale della Georgia negli U. S. A., il cui contabile, Frank D. Robinson, ne aveva scritto il nome utilizzando quei caratteri tipografici “spencer” che da allora identificano e permettono il riconoscimento di questo nome-marchio noto e popolare in tutto mondo.
La nota bevanda fu inizialmente battezzata “Pemberton’s French Wine Coca”, in quanto l’illustre sconosciuto dottore, non aveva fatto altro che sostituire la componente alcolica del “vino di coca”, detto anche Vin Mariani, con un estratto di foglie di cola, e successivamente quando la coca fu bandita, venne soppiantata dalla caffeina.
Ma il geniale “inventore” che fine ha fatto? Contrariamente a quanto si possa pensare, non fu lui a beneficiare dell’immensa fortuna economica del suo innovativo prodotto: tartassato dai debiti, ne vendette il brevetto per soli 550 $.
Tale marchio venne registrato il 31 gennaio 1893 da Asa Chandler, avventuriere e banchiere di Atlanta, dopo aver acquistato la ricetta della bibita da Pemberton, avendo costituito nel 1892, la “The Coca Cola Company” con un capitale iniziale dall’ammontare investitivi di 100.000 $, cifra decisamente impegnativa ed importante per l’epoca.
Momento basilare e determinante per il futuro successo di questa bibita, prima negli Stati Uniti e successivamente in tutto il mondo, fu la decisione intrapresa nel 1894 di aprire a Vicksburg, il primo stabilimento per l’imbottigliamento lontano dalla sede madre di Atlanta. Si affermò così la garanzia produttiva qualitativa della bevanda, facendola apprezzare sempre più dai consumatori.
La tradizione vuole che nei primi anni produttivi, dal maggio 1886 al ’92, la bibita venisse preparata al momento ed offerta ai consumatori nella drogheria di Pemberton, aggiungendo poi acqua gassata allo sciroppo dai “misteriosi e segreti” ingredienti! Ben presto l’alone di poeticità e folclore che ammantava tale bevanda svanì, a causa dell’impressionante richiesta, per cui si passò ad una prima fase di industrializzazione commercializzandola in comuni bottiglie, fino al 1915, anno in cui risale la decisione di confezionarla in un contenitore particolare con una silhouette inconfondibile, ispirata alle linee della fava di cacao ma allungata con delle scanalature sul fianco, realizzato esclusivamente per la Coca Cola, la classica ed unica bottiglia in vetro allora di 6,5 once, circa 20 cc, disegnata da Earl R. Dean della Root Glass Company.
La bottiglia viene subito registrata come marchio e da allora accompagna indissolubilmente l’immagine della Coca-Cola in tutto il mondo: successivamente, è stata consacrata nel mondo dell’arte, come espressione visibile e tangibile di un prodotto, da Salvator Dalì, Robert Rauschenberg, Sir Eduardo Paolozzi e dal padre della pop-art, Andy Warhol.
E’ altresì, non è vero che la sua complessa e difficile formula, così sbandierata nel mondo, sia segreta: in realtà, qualunque chimico è in grado di rivelarla.
William Reymon, giornalista francese residente negli States, ha svolto un’approfondita indagine su questo marchio “fenomeno” di mercato, tant’è che dopo aver aggirato le omissioni e le deformazioni della versione ufficiale, ha ricostruito, sulla base di fatti e riscontri appurati, che la vera storia della Coca-Cola è risultata alquanto diversa e sicuramente meno fantasiosa, con pochi misteri e tanto arrivismo commerciale.
Con lo stesso piglio votato ad una verità senza pregiudizi come senza cautele, l’inchiesta approfondisce le vicende della proprietà e le strategie, alquanto diversificate e flessibili, che la compagnia ha praticato per conquistare mercati mondiali, battendo i concorrenti anche più attrezzati come la Pepsi, sua principale antagonista.
Però sua maestà Coca-Cola “è nuda”, potente come sempre ma scoperta e sola al mondo, in quanto il suo unico nemico è la sua “stessa ombra”, poiché appronta il futuro con tanto, troppo zelo e talvolta superficialmente, nell’ampliare sì nuovi orizzonti, ma facendo ciò, evidenza sempre più misoneismo per un futuro nuovo e diverso. Pier Luigi Nanni
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